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Grexit o non Grexit?

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jul 7, 2015, 16:30 GMT+00:00

L’Eurozona sta aumentando la pressione sulla Grecia, quasi noncurante del fatto che il ‘No’ ha trionfato con un margine di gran lunga più ampio di quanto

Grexit o non Grexit?

L’Eurozona sta aumentando la pressione sulla Grecia, quasi noncurante del fatto che il ‘No’ ha trionfato con un margine di gran lunga più ampio di quanto previsto tanto che le intromissioni da parte delle autorità europee sembrano incapaci di alterare lo stato delle cose nella Repubblica ellenica. Il sistema creditizio greco è a corto di liquidità e necessita ancora una volta del sostegno della Bce. Ieri il presidente Draghi e i vertici dell’istituto centrale europeo si sono riuniti per un incontro d’emergenza in cui hanno stabilito di congelare a 89 miliardi di euro la linea di credito erogata alle banche elleniche e di apportare una correzione al rialzo dello sconto sul valore dei titoli greci portati in garanzia dalle banche per avere la liquidità di emergenza; le decisioni hanno immediatamente acuito la pressione sul sistema creditizio della Grecia. Ieri la Bce ha inasprito le norme che regolano l’elargizione degli aiuti finanziari alle banche greche, imponendo loro di consegnare altro collaterale per mantenere lo stesso livello di liquidità e non vedere ristretta la loro capacità di accedere ai finanziamenti. La Bce ha inoltre respinto la richiesta di Atene di ricevere ulteriori 3 miliardi di euro nell’ambito del programma Ela.

La conseguenza è che le banche greche resteranno chiuse per almeno altri due giorni dopo che i controlli sui movimenti di capitale sono stati estesi fino alla fine della giornata di domani. Nel paese, frattanto, Alexis Tsipras ha mobilitato i leader dei principali partiti di opposizione in suo supporto, siglando una dichiarazione congiunta in cui proclama che il referendum di domenica ha mostrato al mondo il desiderio della Grecia di raggiungere un “accordo socialmente equo ed economicamente sostenibile”. In Grecia sembra essersi diffuso un nuovo sentimento di unità nazionale, che potrebbe essere però lacerato da un momento all’altro.

E mentre il paese è sempre più a corto di liquidità, ieri il primo ministro Tsipras ha indetto una riunione con i leader dei principali partiti politici della Grecia subito dopo l’annuncio delle dimissioni dell’ex-ministro delle Finanze Yanis Varoufakis. Quest’ultimo, il cui atteggiamento intransigente e le accuse continue di “terrorismo” economico europeo gli hanno guadagnato l’inimicizia di praticamente tutti i creditori di Atene, ha detto di aver lasciato il suo incarico per facilitare il raggiungimento di un’intesa.

Oggi Grecia ed Eurozona tenteranno un ultimo, disperato tentativo di trovare un accordo sull’indispensabile piano di salvataggio.

Autorità politiche e ministri delle Finanze si riuniranno contemporaneamente a Bruxelles dopo che l’esito del referendum di domenica sembra aver ingigantito il rischio di un’uscita di Atene dalla zona euro. Si tratta dell’ultima possibilità per la Grecia di proporre un nuovo piano di riforme che sblocchi l’intesa sul pacchetto di aiuti; l’impresa, ciononostante, appare ancora molto ardua.

L’euro si è nuovamente deprezzato anche se nei mercati sembra non esserci traccia di panico. La divisa comune è così negoziata a 1,1033 mentre il cross EURJPY si portava a 135,35 dopo l’apprezzamento dello yen dovuto alla corsa ai beni rifugio. L’oro si mantiene stabile: ha guadagnato terreno nel corso della tarda serata di ieri ed è tornato a cederlo nella mattinata odierna. Il prezioso è ora negoziato a 1166,90.

Il primo ministro greco si è intrattenuto telefonicamente con le autorità del Fmi e della Bce. Tsipras avrebbe comunicato a Draghi la necessità di revocare i controlli sui capitali in vigore in Grecia, mentre il direttore Fmi Lagarde gli avrebbe confermato che il Fondo non può erogare nuovi aiuti ad Atene.

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