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Calo dell’avversione al rischio e della domanda di beni rifugio

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jul 9, 2015, 16:29 GMT+00:00

Stamattina sembra essersi attenuata l’avversione al rischio mentre tornavano a rafforzarsi le valute di Australia e Nuova Zelanda. L’Aussie muove in

Calo dell’avversione al rischio e della domanda di beni rifugio

Stamattina sembra essersi attenuata l’avversione al rischio mentre tornavano a rafforzarsi le valute di Australia e Nuova Zelanda. L’Aussie muove in rialzo di 40 punti a 0,7467$ e il Kiwi di 14 a 0,6742$. La conferma di un allentamento della tensione sui mercati viene dalla performance dello yen, bene-rifugio per eccellenza, tornato a deprezzarsi su dollaro ed euro e mostrandosi poco reattivo alla lettura migliore delle attese relativa agli ordinativi industriali. La divisa giapponese ha perso 51 punti sul dollaro per essere negoziata a 121,22; è invece scambiata a 134,33 contro l’euro. Gli analisti ritengono che un forte deprezzamento dello yen potrebbe spingere più di una società manifatturiera a riportare parti della propria produzione in Giappone. Altri, invece, preconizzano un rafforzamento della domanda delle aziende finalizzata a rimpiazzare i macchinari obsoleti anche se gli investimenti non saranno necessariamente collegati alla necessità di incrementare i profitti. La lettura core, che esclude gli ordinativi alle società di energia elettrica e agli armatori poiché suscettibili di alterare sensibilmente il dato generale per la loro forte incidenza, è cresciuta del 19,3% su base annua (dato non-destagionalizzato).

Nel corso della notte il governo cinese è intervenuto per arginare il collasso del mercato azionario. Governo e People’s Bank of China (Pboc) hanno infatti introdotto una serie di misure finalizzate a rallentare il crollo del mercato: presti da parte della stessa Pboc alle società finanziarie con partecipazioni pubbliche; il divieto da parte della China Securities Financing Corporation (Csfc) ai grandi azionisti e agli amministratori delegati delle società quotate di vendere i propri titoli per sei mesi; un’inchiesta  aperta dalla polizia cinese e dalla Csfc su possibili vendite allo scoperto “criminali”.

I trader hanno inoltre avuto modo di fare i conti con la pubblicazione del dato sull’inflazione cinese che, a giugno, è rimasta al di sotto del 2%; lo rendono noto stamattina le fonti ufficiali. La banca centrale avrà così modo di rilassare ulteriormente la sua stance monetaria a fronte di un mercato azionario in grave difficoltà e di un’economia reale in fase di rallentamento. Secondo il National Bureau of Statistics, durante il mese di giugno l’indice dei prezzi al consumo della Cina è cresciuto dell’1,4% (dato su base annua), realizzando una timida crescita rispetto +1,2% di maggio. A fine giugno la banca centrale aveva già ridotto il tasso d’interesse principale: si è trattato del quarto taglio dallo scorso novembre, peraltro giunto a un giorno di distanza dal -7% realizzato alle Borse di Shanghai e Shenzhen.

Questa mattina le notizie provenienti dall’Australia sono nel complesso positive, soprattutto per quanto riguarda le novità relative al mercato del lavoro. A giugno il numero (destagionalizzato) dei disoccupati è aumentato di 12.800 unità per un totale di 756.100: la spiegazione risiede nel numero dei disoccupati che ora cercano un impiego a tempo pieno, aumentato di 27.200 unità fino a 541.200. Nonostante il tasso di disoccupazione sia così aumentato, passando al 6% dal 5,9% di maggio (la lettura di maggio è stata appena rivista in ribasso), gli analisti avevano scommesso su di una disoccupazione al 6,1%.

I trader stanno inoltre seguendo le dichiarazioni e le ultime notizie provenienti dalla Grecia e dai membri dell’Eurogruppo dopo che il nuovo ministro delle Finanze ellenico ha avanzato una richiesta ufficiale per nuovi aiuti finanziari. Stando a una lettera diffusa dal Wall Street Journal, la Grecia ha fatto richiesta formale per ricevere un prestito della durata di 3 anni dal fondo di salvataggio dell’Eurozona, anche se la Germania ha già fatto sapere che non prenderà in considerazione la richiesta finché da Atene non sarà giunta anche una lista dettagliata del piano delle riforme. Christian Noyer, membro del Consiglio direttivo della Bce, ha detto ieri che la Grecia non riceverà alcun aiuto fino a che il governo Tsipras non avrà concluso un accordo di salvataggio con i creditori internazionali. La dura posizione negoziale assunta dai ministri delle Finanze dell’Eurozona ha finito per incidere positivamente sulle quotazioni dell’euro, in rialzo di 3 punti a 1,1080$ nel corso della sessione odierna.

 

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