L'orizzonte criptovalutario italiano compie un passo indietro nell'utilizzo
In appena un anno si assiste al declino dell’utilizzo del Bitcoin nella capitale criptovalutaria italiana.
Proprio undici mesi fa resocontavamo come Rovereto avesse lanciato la sfida alla modernità, puntando sulla cripto nakamotiana e scommettendo sulla diversificazione digitale.
Oggi, complice la flessione vertiginosa da ascriversi alla divisa digitale più famosa al mondo, si osserva una netta inversione nel trend d’interesse e uso della criptomoneta.
Per comprendere meglio il fenomeno è opportuno riportare le voci della comunità trentina, raccolte e diffuse dal quotidiano “La Stampa”, utili a tracciare un profilo preciso della situazione contingente.
In primo luogo, esordisce così il proprietario dell’Ottica Guerra: “Fino a poco tempo fa avevo anch’io un bancomat per prelevare Bitcoin in negozio, ma in cinque anni sono state soltanto tre persone in croce a usarlo. Adesso abbiamo smesso di accettare monete virtuali e il bancomat per i Bitcoin è stato spostato in un punto dove ci sono transazioni di minore entità ma più frequenti”.
Principale criticità in seno a una simile decisione sembra essere la difficoltà di reperire informazioni chiare e precise che permettano di stare al passo con l’evoluzione criptovalutaria. Infatti, continua l’ottico: “Ho abbandonato perché non avevo tempo di informarmi come vorrei e non mi fido di quello che mi riportano gli altri. Avrei bisogno di fonti di fiducia. Siccome non ne ho, ho preferito abbandonare. Avere scarse informazioni equivale a sentirsi poco sicuri”.
La sicurezza appare come il maggior elemento di rottura per l’uso e l’erogazione di un servizio che, complice anche la minore attenzione mediatica registrata con il passare del tempo, si pone come sempre più incerto.
Sono in molti ad aver operato un importante disimpegno nella cittadina trentina dove era possibile utilizzare il BTC quasi per ogni cosa.
Da non sottovalutare neanche il timore di problematiche fiscali, tanto che qualcuno commenta così la vicenda: “Non ho intenzione di perdere la mia reputazione per una cosa così futile. Qualcuno può pensare male e sospettare che chi accetta Bitcoin sia coinvolto in affari illeciti come il riciclaggio di denaro”.
Rilevante anche la delusione in capo a una mancanza di ritorno economico. Sono in molti i commercianti ad ammettere lo sconforto: “Dicevano che avrebbe portato un maggiore afflusso di turisti, ma a parte qualche smanettone dalla Svizzera, non è venuto nessuno”.
Se l’Hotel Rovereto e la drogheria Micheli guidano la frangia dei dissidenti, c’è ancora chi in città creda nella criptovaluta e la sostenga pubblicamente.
È il caso di Igor Bontardi, titolare del ristorante L’orto di Pitagora, che si dice convinto che il BTC “come investimento sul lungo periodo è persino meglio dell’oro”. Per questa ragione, il ristorante conferma la possibilità di pagare con valuta digitale, nonostante non siano i molti a scegliere una simile forma di pagamento, che presuppone un prezzo fissato al momento secondo il tasso di cambio corrente, nonostante il pagamento possa “impiegare dai tre ai cinque giorni lavorativi” per essere finalizzato.
Da un Bitcoin friendly all’altro, è il caso di citare il bar Mani al cielo, pioniere dell’universo nakamotiano che ancora oggi utilizza il BTC per pagare i propri dipendenti.
Sostenitore della criptomoneta è anche Mondo Casa, agenzia immobiliare che da un anno offre ai propri clienti la possibilità di pagare in BTC, ma tale strumento non è mai stato utilizzato. Nel dettaglio: “Sono venuti alcuni studenti a chiedere informazioni per la tesi di laurea ma poi più nulla”.
A difendere l’utilità della cripto è anche Simone Zulian, proprietario del Fantàsia Store, che tuttavia ammette che il maggior traffico cripto avviene per mano dei fondatori della startup che ha lanciato e permesso l’utilizzo cripto a Rovereto.
Traffico tra amici a parte, Simone Zulian contiene a sostenere la cripto: “Chi ha smesso di accettare criptovalute non aveva davvero motivo di farlo, noi ne vediamo solo lati positivi. È molto semplice, non ci sono tasse o costi mensili da pagare né tantomeno percentuali sulle singole transazioni”.
La cittadina trentina sembra trovarsi in un limbo d’opinione, dettato anche da un parziale se non nullo ritorno in termini economici che spinge la maggioranza di commercianti ed esercenti ad affrancarsi da un contesto digitale che appare più come una voce spesa che un reale strumento d’implementazione economica volano di modernità.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.