Seul non chiude la porta al Bitcoin
Sud Corea.
Qualcosa cambia.
Diversamente da quanto resocontato qui e qui, Seul sembrerebbe essere tornata sui suoi passi.
Il governo sudcoreano ha dato un forte segnale distensivo. È notizia recente (Bloomberg) l’apertura sudcoreana verso lo scambio di criptovalute, nettamente in controtendenza rispetto al diktat espresso qualche tempo fa e documentato qui.
Per mantenere l’operatività criptovalutaria di uno dei maggiori mercati fintech al mondo, il Governo sta lavorando per modulare la propria posizione di regolatore, affrancandosi da un cogente ban che peserebbe in maniera non indifferente sulla community e sul mercato globale, come peraltro già accaduto con il Bitcoin a serrare i ranghi della valuta digitale con la flessione maggiore.
Il dibattito cripto in seno al governo sudcoreano ha portato la consapevolezza di una necessità di spostare il focus legislativo non sul divieto (sic!), bensì sulla trasparenza.
In tal modo sarà possibile continuare a permettere il proliferare di BTC e affini senza il rischio di una nuova ondata di dissensi e proposte di eliminazione totale del comparto tecnofinanza dal novero di strumenti finanziari consentiti.
Una simile apertura all’utilizzo delle criptomonete previa regolamentazione statale è diffusa da Hong Nam-ki, ministro dell’Ufficio per la Coordinazione delle Politiche Governative, il cui intervento illustra la linea di condotta che terrà il Governo.
Tale intervento è importante perché è la prima risposta ufficiale di Seul alla protesta pubblica di traders e stakeholders vari verso il ban comunicato a dicembre. Una protesta che aveva fatto sorgere una presa di posizione forte della community, generando una petizione con più di 200.000 firme che non poteva essere ignorata dalla Casa Blu.
Nel dettaglio, Hong sembra rassicurare i firmatari mantenendo l’impegno di monitorare la situazione cripto e il relativo dibattito sistemico. D’altra parte non esclude del tutto il ban, nonostante tale misura non sia ancora un obiettivo del Governo.
Proprio per l’importanza che la Sud Corea riveste nell’universo cripto, essendo il terzo mercato al mondo per volumi e coinvolgendo nel trading anche stranieri e istituzioni finanziarie, il Governo sta studiando una tassa sulle criptovalute per rinforzare la sicurezza degli asset digitali e renderli quindi più sicuri e performanti.
Da quanto documentato sopra appare palese come la Sud Corea si trovi in un momento di transizione normativa riguardo il comparto tecnofinanza, situazione figlia di un’attesa che permetta di valutare nel modo migliore i risultati derivanti dallo studio di fattibilità dell’intera materia.
Quindi esprimersi in maniera esauriente, una volta per tutte, sulla regolamentazione di Bitcoin e fratelli.
Quello che non può essere sottovalutato è che solamente valute come Yen, Dollaro ed Euro sono più scambiate con il Bitcoin rispetto al sudcoreano Won. Il che evidenzia l’ingente livello dei volumi sudcoreani raggiunti dalla criptovaluta più famosa al mondo.
Il peso finanziario rivestito dalla valuta digitale di Satoshi Nakamoto impone una cautela che in Sud Corea sembra essere stata percepita.
Ultimo, ma non meno importante: da quando la Corea del Sud ha mostrato questo tipo di apertura, il BTC ha cominciato la risalita.
Casuale, forse.
Resta il fatto che l’importanza strategica della Repubblica di Corea nelle dinamiche criptovalutarie rimane e rimarrà sempre incommensurabile.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.