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9 marzo 2015: Parte il Quantitative Easing, all’Italia 150 miliardi di euro

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Mar 9, 2015, 20:24 GMT+00:00

Il quantitative easing è partito. Oggi, 9 marzo 2015, il bazooka monetario di Draghi ha cominciato a sparare i suoi miliardi di euro, capitali promessi e

9 marzo 2015: Parte il Quantitative Easing, all’Italia 150 miliardi di euro
9 marzo 2015: Parte il Quantitative Easing, all'Italia 150 miliardi di euro

Il quantitative easing è partito. Oggi, 9 marzo 2015, il bazooka monetario di Draghi ha cominciato a sparare i suoi miliardi di euro, capitali promessi e mai veramente aspettati dai più scettici, in un dibattito finanziario aspro e molto pessimista sulle sorti del dilagante credit crunch europeo.

L’obiettivo di un tale provvedimento è stato più volte sbandierato: innalzare il livello d’inflazione al 2%, sconfiggendo il fenomeno ben più pericoloso della deflazione.
Un intento ambizioso, ma assolutamente necessario, per rialzare le economie, Italia in primis, in situazione di stagnazione a causa della diminuzione dei prezzi, il cui aumento del potere d’acquisto non fa certo rima con la ripresa economica. È vero, nel Bel Paese le esportazioni sono in aumento, costituiscono il settore trainante della Nazione, ma l’economia interna ha bisogno anche d’altro.

L’iniezione di liquidità da parte della BCE consta di risorse davvero esorbitanti: 1.140 miliardi di euro, cifra ottenuta rastrellando nell’eurozona titoli, prevalentemente di Stato, con una media di 60 miliardi al mese, fino a settembre 2016.
Sui numeri italiani, si è soffermata la CGIA (Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato) di Mestre, stimando in 150 miliardi di euro, l’ammontare massimo di capitali destinati a far ripartire il motore economico nazionale.

L’insieme di liquidità profusa da Francoforte si comporrà di diversi prodotti finanziari: Abs (Asset backed Securities), strumenti finanziari emessi a fronte di operazioni di cartolarizzazione, simili alle normali obbligazioni, in quanto, come queste, pagano al detentore una serie di cedole a scadenze prefissate per un ammontare determinato sulla base di tassi di interesse fissi o variabili, ma con la differenza che siano garantite da attivi sottostanti e quindi presentino una percentuale di rischio superiore, perché legata alla qualità creditoria/debitoria; seguono le obbligazioni garantite, titoli di credito emessi da una banca o da un altro intermediario con un grado di rischio molto basso perché in caso di fallimento il loro rimborso è assicurato dalla possibilità di rivalersi su attività di elevata qualità depositate ad hoc, consentendo in questo modo un alto tasso di liquidità.

Completano il panorama finanziario i titoli delle istituzioni europee, che costituiranno il 12% del totale e i titoli di debito pubblico, direzionati solo sul mercato secondario per non violare lo stringente limite del divieto di finanziamento europeo; in più sarà configurata la possibilità di acquistare bond sovrani con rendimento negativo, purché si rispetti il tasso BCE sui depositi, attestato attualmente al -0,20%.

Come già detto, sono 150 i miliardi di euro che la CGIA di Mestre individua nel conferimento europeo all’Italia.
Questa cifra dovrebbe spezzare un triste continuum con la mancanza di benefici concreti verificatisi negli anni precedenti con le aste Ltro (Long Term Refinancing Operations) e Tltro (Targeted Long Term Refinancing Operations). La motivazione sta nella diversità di strumenti adottati, che, come osservato sopra, consiste in acquisti di titoli appartenenti a settori pubblici e privati, con l’obiettivo di ottimizzare la discrezionalità bancaria sullo sfruttamento delle risorse, che comunque rimane alta (80%).

I dati forniti dalla CGIA parlano chiaro: tra il 2011 e la fine del 2014 le operazioni di rifinanziamento a lungo termine lanciate da Francoforte hanno consentito all’Italia di ricevere 305 miliardi di prestiti (pari al 25% del totale erogato nell’area dell’euro). Di questi 305 miliardi, 116 sono arrivati tramite la Ltro 1 nel 2011, mentre altri 139 si sono aggiunti mesi dopo (febbraio 2012) con la successiva asta Ltro 2.
I restanti 50 sono arrivati in 2 tranches con le recenti Tltro 1 di settembre 2014 e Tltro 2, tre mesi dopo, misure che vantavano un vincolo di destinazione verso imprese e famiglie.

È palese come, nonostante simili iniezioni di liquidità e vincoli alla loro utilizzazione, il Paese abbia conosciuto un risibile freno alla stretta creditizia: nell’ultimo anno gli impieghi sono diminuiti dello 0,9%, passando da 1.401,7 a 1.388 miliardi di euro.
È auspicabile che il qe spinga le banche ad una scelta responsabile relativamente alla destinazione dei fondi, costituendo non una, ma la risposta definitiva all’incessante domanda di credito che affanni il Paese e permetta di riemergere tra l’affanno debitorio e la calma marea dell’economia reale, bloccata da un vento di flussi che ha da tempo smesso di soffiare.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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