Cosa sono i conti di risparmio e investimento europei pensati dalla Commissione Europea per l'unione dei risparmi? I Savings and Investment Accounts (Sia) sono la risposta?
L’Unione Europea ha bisogno di creare un mercato dei capitali unico e più in generale una vera unione dei risparmi e degli investimenti. Da qui l’iniziativa volta a creare i conti di risparmio e investimento europei, cioè i Savings and Investment Accounts (Sia).
Il nostro intento qui è scoprire cosa sono questi conti di risparmio e investimento europei, che alcuni paesi già adottano, quali sono i meccanismi di funzionamento e anche capire il fine per il quale sono caldeggiati dalla Commissione Europea.
La nostra illustrazione dell’argomento parte proprio da quest’ultimo punto.
L’Unione Europea attraversa una fase di trasformazione come mai da qualche decennio a questa parte. I fattori sfidanti li conosciamo, ma li riassumiamo in breve:
L’Ue ha bisogno di ingenti investimenti per ammodernare le infrastrutture energetiche, per rendersi più autonoma sotto il profilo energetico e per affrancarsi dalle fonti fossili nei prossimi decenni.
Tutte queste sfide non possono essere affrontate solo emettendo debito comune sotto forma di obbligazioni europee, è necessario che si trovino nuovi strumenti capaci di smobilizzare la ricchezza dei cittadini europei parcheggiata sui conti correnti non fruttiferi.
Da qui la nascita di questa iniziativa dei conti di risparmio e investimento europei, che hanno spinto la Commissione Europea a inviare ai singoli Stati dell’Ue una raccomandazione per la loro adozione.
Vediamo allora di cosa si tratta, cosa sono i Savings and Investment Accounts (Sia)?
Un Sia è un tipo speciale di conto progettato per integrare i conti bancari o di risparmio tradizionali. Con un contributo minimo – a partire da soli 10 euro al mese – i Sia offrono ai privati l’opportunità di investire in diversi prodotti quali:
I conti speciali sono pensati per un utilizzo semplice e accessibile a tutti i cittadini europei.
I Sia sono soggetti a norme fiscali semplici e vantaggi fiscali interessanti, consentendo agli investitori di conservare una quota maggiore dei propri guadagni.
Dunque i Conti di risparmio e investimento europei possono essere in un certo modo equiparati ai Piani di accumulo del capitale (PAC), con la possibilità di investire a partire da piccole somme (10€).
La differenza sostanziale sta nel trattamento fiscale, infatti, i Sia ricevono agevolazioni che un PAC non potrebbe ottenere.
Il conto di risparmio e investimento è pensato per le persone, in particolare per i risparmiatori.
Alcune nazione membri dell’Unione Europea già prevedono nel loro ordinamento la disponibilità di questi conti, ma la Commissione Europea si è messa a disposizione di tutti gli Stati per supportarli nell’implementazione e diffusione.
Negli Stati membri in cui già esistono, i Sia sono offerti da fornitori di servizi finanziari regolamentati, comprese le banche tradizionali e online. I cittadini hanno sempre il pieno controllo delle loro scelte di investimento tra vari prodotti finanziari e settori economici.
Tutti i fornitori operano nel quadro delle norme dell’Ue in materia di protezione degli investitori, che comprendono misure di salvaguardia contro le pratiche di vendita abusive e impongono la fornitura di informazioni chiare e comprensibili sui prodotti.
Dunque i conti di risparmio e investimento sono già coperti dalle attuali norme europee dedicate al settore finanziario e, una eventuale implementazione in Italia non dovrebbe trovare particolari ostacoli normativi.
In buona sostanza, se l’Italia aderirà all’iniziativa, è plausibile pensare che gli attuali istituti bancari tradizionali e online inizierebbero a offrire soluzioni in linea con la raccomandazione della Commissione Europea.
Basteranno i Sia a spingere più europei a investire nei mercati dei capitali? Ed è proprio questo lo strumento più idoneo per sostenere le sfide di investimento dell’Unione Europea?
Per sostenere gli investimenti dell’Ue, nei prossimi anni e decenni, servirebbero piuttosto prodotti finanziari appositamente sviluppati. Strumenti di raccolta di denaro da destinare alla costruzione delle infrastrutture e al potenziamento di quelle già esistenti.
In Italia ricordiamo l’esempio di Cassa Depositi e Prestiti nell’immediato dopo guerra. Con il denaro raccolto dagli italiani vennero ricostruite le infrastrutture danneggiate e sviluppate di nuove per accelerare lo sviluppo economico del nostro paese.
Prodotti di risparmio garantiti, ma con un tasso di interesse più elevato e accompagnati da una tassazione agevolata, potrebbero essere la risposta migliore alle sfide dell’Unione Europea nei prossimi decenni.
L’Unione Europea ha già la Banca degli investimenti (Bei), andrebbe dotata della possibilità di emettere strumenti di raccolta di capitali sulla falsa riga di quelli di Cdp.
Uno di questi strumenti di raccolta potrebbe essere denominato Buono fruttifero europeo.
Alla Bei anche il compito di stipulare accordi di distribuzione attraverso operatori nazionali degli Stati membri che siano regolamentati. In Italia i Buoni fruttiferi, ad esempio, sono distribuiti da Poste Italiane (PST).
Quella appena esposta in questa parte dell’articolo è naturalmente soltanto l’opinione dello scrivente.
Tuttavia i buoni fruttiferi europei, se legati a progetti specifici (digitalizzazione, sicurezza informatica, difesa), potrebbero essere realmente una soluzione valida per creare una unità sull’utilizzo dei capitali.
I Sia, i conti di risparmio e investimento europei, sono un tentativo a “basso costo” per la Commissione Europea di spingere i cittadini europei a impiegare i propri risparmi nel mercato dei capitali europeo. Se sarà una soluzione vincente lo vedremo nei prossimi anni.
Nel frattempo come risparmiatore interessato a trovare nuovi modi di far crescere il tuo capitale, potresti continuare l’approfondimento leggendo la nostra guida su come ottenere una rendita fissa dagli investimenti grazie a dividendi azionari e cedole periodiche dalle obbligazioni, oppure potresti scoprire come investire sui principali indici azionari europei grazie agli strumenti di investimento già disponibili per ogni tipo di investitore.
Scrittore web freelance dal 2013, scrive di crypto economy dal 2016 e di fintech e mercati azionari dal 2018. Scrive inoltre di economia digitale.Dal 2018 collabora per FXEmpire.it scrivendo di crypto e mercati azionari con particolare attenzione a Borsa Italiana. Inoltre, cura la pubblicazione di articoli formativi a cadenza domenicale per l'area Formazione del sito di FX Empire Italia.