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VanEck, SolidX ritirano proposta Bitcoin ETF

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Sep 18, 2019, 08:50 UTC

Le società finanziarie VanEck, SolidX ritirano a sorpresa la loro proposta sui Bitcoin ETF. Ecco le ragioni della contro mossa.

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A sorpresa la società VanEck Solidix di proprietà del Cboe, ritira la proposta di istituire un Bitcoin ETF presentata mesi fa allo U.S. SEC.

La mossa a sorpresa risalirebbe al 13 settembre e risulterebbe in un documento pubblicato ieri 17 settembre.

La proposta era sul tavolo dell’autorità statunitense da lungo tempo e la risposta definitiva era attesa per il 18 ottobre, ma a quanto pare VanEck ha ritenuto opportuno non proseguire con la verifica dei requisiti: sarebbe stato il primo Bitcoin ETF negli USA.

Cosa sia successo non è certo, ma è importante considerare che poche settimane fa VanEck e SolidX hanno lanciato uno strumento finanziario che somiglia molto a un Bitcoin ETF, ma che di fatto “aggira” le attuali limitazioni semplicemente sfruttando le attuali normative (Rule 144A exemption), che permette a compratori istituzionali di acquistare dei trade fund depotenziati e su mercato over-the-counter.

VanEck Bitcoin ETF: un ritiro temporaneo

Il direttore di VanEck, Gabor Gurbacs, in un tweet ha rassicurato che la sua società è intenzionata a supportare bitcoin e lo sviluppo di prodotti finanziari basati su bitcoin. Fornire al mercato un ETF regolamentato resta la priorità, scrive Gurbacs: “Continuiamo a lavorare a stretto contatto con le autorità di regolamentazione e i protagonisti del mercato per compiere passi in avanti ogni giorno”.

Consideriamo il ritiro della proposta di VanEck sui Bitcoin ETF, solo un ritiro tecnico in attesa che i tempi maturino ulteriormente.

Le altre proposte di Bitcoin ETF

Risultano esserci altre due proposte di Bitcoin ETF in approvazione sul tavolo dello U.S. SEC, e sono:

  1. la proposta di Wilshire Phoenix che dovrà essere discussa entro fine settembre;
  2. la proposta di Bitwise Asset Management con NYSE Arca, il cui responso è atteso per il 13 ottobre.

Se la Commissione sugli scambi e le azioni (SEC) dovesse approvare anche solo una delle due proposte, significherebbe molto per la community bitcoin e anche per il prezzo di BTC.

Ma non ci sono segnali positivi provenienti dalle autorità americane. Per ora la chiusura nei confronti delle criptovalute è profonda. Basta leggere cosa un alto dirigente dello U.S. Treasury richiede a Facebook Libra perché possa ottenere il via libera.

L’America Latina verso l’adozione delle criptovalute

Il Venezuela ha trovato nelle criptovalute una piccola speranza per superare l’iperinflazione della valuta nazionale. Lo stesso governo asserisce di aver creato una sua criptovaluta, il Petro, con cui starebbe aggirando l’embargo americano.

L’exchange Huobi, ha aperto una nuova sede in Argentina. Qui l’inflazione è intorno al 50% e il peso argentino sta mettendo a dura prova le finanze degli argentini, i quali già da mesi hanno aumentato gli acquisti di criptovaluta.

Huobi vorrebbe approfittare di questo trend in crescita e nei prossimi mesi consentirà agli argentini di liberarsi del peso in favore delle criptomonete. Per fare ciò Huobi è in attesa delle autorizzazioni previste dal Paese latinoamericano.

Il Sud America, quindi, sempre più banco di prova per una adozione di massa delle criptovalute?

Possiamo sicuramente affermare, “di necessità virtù”.

Le stablecoin delle banche non preoccupano

Strano che le stablecoin delle banche non preoccupino le autorità di regolamentazione degli USA. Dopo la stablecoin JPM Coin della JP Morgan, ecco arrivare la stablecoin della Wells Fargo che si baserà sul protocollo DLT R3 Corda Enterprise, una derivazione a pagamento del progetto R3 Corda.

Fintanto che sono le grandi banche a sviluppare una propria stablecoin, nessun problema.

Insomma, ciò che è controllabile non fa paura al regolatore: ma questo è ovvio.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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