Il dibattito intorno alla criptovaluta di Facebook
Bruno Le Maire non sopporta Libra.
Come già accaduto in passato, il ministro dell’Economia e delle Finanze d’oltralpe si scaglia contro la criptovaluta di Facebook.
Il n.1 del Tesoro francese non manca di rimarcare come Francia, Italia e Germania stiano preparando insieme delle misure per bloccare la nuova valuta virtuale, colpevole di non essere benvoluta sul suolo europeo.
Anzi, letteralmente: “Libra non è benvenuta in terra europea”.
Un contributo molto forte all’evento annuale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale (FMI) a Washington.
Le Maire catalizza l’attenzione della rassegna sulla propria convinzione di eliminare in ogni modo la possibilità che Libra faccia il suo ingresso nel Vecchio Continente, fornendo diversi spunti di riflessione.
“Faremo passi con italiani e tedeschi perché la nostra sovranità è al palo”, ha aggiunto.
Singolare è la contingenza che Le Maire abbia fornito pochi dettagli sul tipo di misure da adottare per arginare Libra, la cui circolazione è attesa il prossimo anno.
La questione sembra riguardare un profilo più istituzionale che tecnico, manca, infatti, ogni riferimento francese al maggior punto di scontro tra le parti, vale a dire la copertura della valuta digitale tramite un paniere di valute e asset, il famigerato sostegno della valuta di Facebook, tipicità propria di ogni stablecoin.
Infatti: “È il messaggio politico che è importante”, tuona le Maire a chi gli chieda delucidazioni in merito al suo pensiero su Libra.
Le Maire ha criticato, tra le altre cose, la mancanza di chiarezza sul metodo da usare per il tasso di cambio della valuta digitale: “Tutta Facebook dovrebbe decidere se usare più dollari o euro per fissare il tasso di cambio tra l’euro e il dollaro, e quindi un impatto diretto sullo scambio, l’industria e le nazioni che usano il dollaro o l’euro come propria base valutaria”.
Di qui, l’invettiva sui rischi sistemici è presto detta: “Questo potrebbe danneggiare la politica monetaria e toccare l’efficienza dei Governi”. Un’efficienza che sarebbe ampiamente minacciata da un soggetto privato con la presunzione di assurgere a un ruolo che non gli compete: “Vogliamo mettere la politica monetaria nelle mani di una società privata come Facebook? La mia risposta è chiaramente no”.
Nelle affermazioni successive Le Maire tradisce o potrebbe tradire un interesse francese alla vicenda, sembrando quasi mostrare un atteggiamento parziale, dicendosi non contrario alla creazione di una valuta digitale, che proprio la Francia potrebbe sviluppare, ovviamente “nel quadro di riferimento europeo”.
A pensar male del prossimo si fa peccato ma….
Le Maire continua la propria disamina su Libra, affermando come “La giusta risposta non è una valuta digitale private sotto il controllo di una delle più grandi multinazionali del pianeta”, ha detto riferendosi ai più di due miliardi di utenti della piattaforma social.
La risposta cui si riferisce è da ritrovarsi nella risposta che il mondo voglia dare alla sete di tecnologia e miglioramento del settore digital e it che rappresenta sempre più un settore vitale per ogni tipo di impresa, presente e futura.
A tal riguardo, il Gruppo delle Sette Economie (G7), che s’incontrò a Washington la settimana scorsa (17 ottobre), annunciò che una cornice legale fosse una condizione non negoziabile per le criptovalute stablecoin, vale a dire quelle sostenute da altre riserve di asset.
Da qui il diktat della presidenza francese dello stesso G7, diffuso in una nota: “Finché il novero dei rischi annessi alla supervisione e al controllo non saranno risolti in favore di una soddisfazione piena e completa, il G7 non permetterà alle stablecoin di entrare in circolazione.
Il mese scorso, Le Maire ha detto che l’Unione Europea dovrebbe creare un elenco comune di norme per le valute virtuali, materia ampiamente lacunosa. Ha anche richiesto il blocco di Libra in Europa.
In assenza di norme specifiche, i funzionari UE stanno valutando se esistano disposizioni che governino strumenti finanziari che possano essere applicate alle nuove valute digitali. Processo di ricerca che non ha ancora trovato conclusione.
Tuttavia, le nuove disposizioni estensive comunitarie sono entrate in vigore lo scorso anno per incrementare i controlli sul luogo delle contrattazioni delle valute digitali con l’intento di ridurre i rischi derivanti dal riciclaggio di denaro e gli altri reati di natura finanziaria.
Proprio la scorsa settimana, la Financial Action Task Force, un’agenzia di controllo internazionale, ha ammonito su “nuovi rischi” connaturati nella cripto dei 29 e insiti in altre valute digitali.
L’agenzia intergovernativa di prevenzione e lotta al riciclaggio ha affermato come queste valute siano “monitorate da vicino” per assicurare che non siano usate per finanziare attività eversive o di pulizia di capitali di provenienza illecita.
Facebook ha annunciato il lancio di Libra a giugno, dicendo che la moneta digitale arriverà online nella prima metà del 2020 se l’insieme di regolatori svizzeri darà il proprio benestare. Questo perché la sede legale del gruppo dei 29 è proprio a Ginevra.
Il percorso europeo di Libra passa proprio per la Confederazione Elvetica.
Sì perché l’11 settembre la FINMA, l’Autorità Federale di Vigilanza sui Mercati Finanziari, si è espressa circa il recepimento della richiesta formale inoltrata da Libra Association relativa alla valutazione del progetto Libra dal punto di vista del diritto in materia di vigilanza.
In sostanza, Zuckerberg e soci hanno richiesto al massimo ente di controllo svizzero la licenza per agire come sistema di pagamento all’interno dei confini elvetici.
Diversamente da Governi ed enti di controllo vari, la FINMA non ha stroncato sul nascere una simile richiesta, rifacendosi a principi di diritto interno che permettono alla cripto di Facebook di trovare terreno fertile a una conformità normativa.
Nel dettaglio, la FINMA ha illustrato l’insieme di elementi su cui fondi la propria valutazione, chiarendo quanto segue: “Il diritto dei mercati finanziari svizzero è fondamentalmente strutturato sui principi, e nella sua applicazione la FINMA si basa sul principio della neutralità tecnologica. Il trattamento secondo il diritto in materia di vigilanza degli stablecoin da parte della FINMA è in linea con l’approccio finora adottato in materia di token: l’attenzione è rivolta alla funzione economica e allo scopo di un token (substance over form). Al riguardo, la FINMA tiene conto sia dei principi di valutazione comprovati (same risks, same rules) sia delle particolarità del singolo caso”.
In virtù di quanto affermato sopra, la FINMA chiarisce la conditio sine qua non necessaria affinché Libra ottenga lo status di sistema di pagamento: piena trasparenza in relazione alla spettanza della gestione di riserva con i rischi connessi assunti integralmente da Libra Association e non dal titolare della stablecoin, come accade nel caso di un offerente di fondi.
Alla luce della portata internazionale del progetto in questione, l’ente svizzero auspica che vi sia una completa collaborazione tra le varie parti in causa, facendo esplicito riferimento anche all’establishment stelle e strisce, che attraverso il sottosegretario del Tesoro, Sigal Mandelker, ha sottolineato la necessità che Libra rispetti anche le norme vigenti negli Stati Uniti d’America in ambito di antiterrorismo e antiriciclaggio.
Sempre nel solco della portata internazionale della vicenda, rileva definire, secondo la FINMA, “i requisiti concernenti la gestione della riserva e la corporate governance in tale gestione, come pure quelli afferenti alla lotta contro il riciclaggio di denaro”.
Concetti ben recepiti da Libra Association, che in risposta a tutte queste stringenti condizioni da soddisfare, ha sempre dichiarato piena disponibilità. Sul punto si è recentemente espresso Dante Disparte, capo delle politiche e della comunicazione della Libra Association: “Una maggiore chiarezza riguardo al percorso di regolamentazione in Svizzera è necessario per lo sviluppo dell’associazione e aiuterà a definire meglio le nostre contrattazioni con le istituzioni di regolamentazione in altri mercati”.
Questa unità d’intenti ha portato Mark Branson, n.1 della FINMA, ad accogliere favorevolmente l’istanza oltreoceano, significando una fiducia non indifferente nella progettazione di Libra, che “viene sviluppata in maniera trasparente”.
A rimarcare quanto detto sopra, Branson chiarisce come siano altre realtà a preoccuparlo.
Nel dettaglio: “Mi rendono molto più nervoso i progetti che si sviluppano negli angoli bui del sistema finanziario, si diffondono attraverso la rete, e da un giorno all’altro diventano troppo grandi per essere fermati”.
Rifacendosi al sopracitato principio della neutralità tecnologica e senza tralasciare esigenze cogenti in materia di riciclaggio, il direttore della FINMA ha chiarito come non intenda porre in essere elementi ostativi che blocchino la realizzazione del progetto Libra: “Il nostro lavoro non è quello di rendere questi progetti impossibili. Manterremo una mentalità aperta: agli stessi rischi devono corrispondere le medesime leggi. Le nostre regole e i nostri standard non sono negoziabili”.
In conclusione, Branson era ed è convinto dell’adattabilità di Libra al quadro normativo svizzero, evidenziando con semplicità quanto segue: “Abbiamo appena pubblicato una guida su come classificare le stablecoin secondo il Diritto Svizzero, non abbiamo bisogno di nuove leggi. I rischi sono ben noti, come ad esempio in materia di riciclaggio di denaro, protezione dei clienti, stabilità dei sistemi. Ma sono già presenti regolamentazioni per tutti questi problemi”.
Il quadro che deriva dalla situazione svizzera è una probabile luce verde che scuoterà l’evo cripto dalle fondamenta.
La Svizzera si appresta ad autorizzare uno strumento di pagamento ampiamente criticato dai più, come ampiamente documentato in calce, la cui estensione alla vita di tutti i giorni dovrà fare i conti con la rigidità di alcuni governi nazionali per i quali un simile progetto sia un attacco alla sovranità nazionale, oltre che monetaria.
Sebbene sia comprensibile una posizione d’intransigenza che prenda le mosse dalla difesa del risparmio e voglia tutelare un sistema prudenziale, d’altra parte sorprende un ostracismo verso un sistema di pagamento ancora in fase di perfezionamento che non appaia più pericoloso di alcune politiche comunitarie, dell’abbassamento del potere d’acquisto nazionale dopo l’entrata nell’euro, per non parlare della culpa in vigilando più volte smarcata in riferimento a discutibili manovre bancarie, sia volano di grandi crisi, sia di rischi endemici e non.
È molto probabile che Libra sarà in circolazione nel 2020.
Il tempo per l’implementazione verso orizzonti d’efficienza è ancora ampiamente sfruttabile.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.