Giorni fa resocontavamo e approfondivamo la disamina operata dalla Banca dei Regolamenti Internazionali riguardo la tecnofinanza e Libra. Alla luce di
Giorni fa resocontavamo e approfondivamo la disamina operata dalla Banca dei Regolamenti Internazionali riguardo la tecnofinanza e Libra.
Alla luce di quanto sta accadendo attorno la criptovaluta di Facebook, i niet di vari Paesi e il fermento per l’intera vicenda, appare opportuno riprendere una parte della disamina della BRI per sottolineare le potenzialità di un prodotto finanziario con molti detrattori ma dall’evidente futuribilità.
In coerenza con quanto affermato precedentemente, la Banca Centrale dei Regolamenti afferma come Libra sia un progetto beneaugurale perché potrebbe ridurre i costi strutturali del rapporto tra banche e utenza e migliorare l’efficienza complessiva in maniera trasversale.
Il tipo di efficienza di cui sopra potrà avere luogo però se il gruppo dei 29 regolamenterà in misura precisa e puntuale il codice di trasparenza, fornendo un’informativa esplicita e che non ammetta ombre.
Una regolamentazione che vanti carattere internazionale e stringente e si complementi con gli stati sovrani in modo da sviluppare e mantenere un dialogo costruttivo per entrambi.
La BRI aggiunge anche che dovrebbero essere proprio gli Stati a fungere da arbitri, in quanto garanti di una solidità fondamentale al corretto svolgimento dell’emissione digitale.
Il punto di cui sopra è un’importante contromisura per il rischio oligopolistico che si verrebbe a creare qualora i Big Tech riuscissero, pur partendo da piccole posizioni, a raggiungere quel ruolo di leadership senza trovare un’opposizione concreta che ne limitasse l’ascesa.
Non in quanto ascesa hic et nunc, ma in quanto costituzione di una sorta di cartello digitale che si ponesse come unico interlocutore nella dialettica dati-transazioni.
Misure previsionali sono infatti pensate per evitare inadempienze che potrebbero portare a successive cause antitrust, con tutte le conseguenze del caso.
Altra questione affrontata dall’ente finanziario di Basilea è quella relativa alla modernità dell’evo digitale e IT rispetto al coerente quadro normativo.
La BRI pone l’enfasi su elementi come data-ownership e data-sharing, insistendo sul fatto che gli stessi abbiano dei contorni non ben definiti e quindi difficilmente inquadrabili in un preciso regime normativo. Ovviamente, non per questo non passibili di essere disciplinati nel dettaglio.
La Banca dei Regolamenti Internazionali statuisce che sia opportuno definire in maniera inoppugnabile il titolare delle informazioni, il soggetto con la proprietà delle aziende che gestiscano i dati da elaborare. Nel contempo si rende anche necessario stabilire chi abbia diritto di sfruttare questi dati e in quale modalità, così da ovviare a quel rischio oligopolistico di cui si accennava prima.
In conclusione, la BRI conferma quanto già esplicitato precedentemente.
L’orientamento di Basilea è di abbracciare una tecnologia moderna che possa semplificare le transazioni e anche porsi come concorrente in mercati dapprima chiusi, ma a patto di individuare tutti gli attori in gioco e stabilire una corretta complementarità con il sistema bancario.
Un comparto, quello bancario, che va garantito in maniera profonda per consolidare quella sicurezza di conti, depositi, transazioni e chi più ne ha più ne metta, che da tempo è messa in discussione da meccanismi truffaldini e nuove derive cyber criminali.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.