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Criptovalute: I Winklevoss tra il Bitcoin e le STO –seconda-

Da
Lorenzo Cuzzani
Aggiornato: Feb 11, 2019, 09:45 GMT+00:00

I fondatori di Gemini affrontano in maniera approfondita la materia criptovalutaria incalzati dalle domande di Reddit

Criptovalute: I Winklevoss tra il Bitcoin e le STO –seconda-

I gemelli Winklevoss hanno recentemente parlato su Reddit nella special sezione Ask Me Anything (Ama), una speciale rubrica in cui il pubblico può chiedere ogni cosa all’interlocutore del momento.

Sfruttando l’eco del maggiore sito di social news del momento, i due ex olimpionici statunitensi sono intervenuti affrontando diverse tematiche, in modo tale da offrire una panoramica completa del proprio orizzonte economico-culturale ai lettori, non smarcandosi da nessun genere di domanda.

Hanno preso le mosse commentando il controverso film The Social Network (che li vede protagonisti in quanto cofondatori di Facebook ndr), per poi elargire chiarificazioni del proprio credo finanziario, fino a procedere a un’analisi a 360° della tecnofinanza.

In questi due report documenteremo proprio questa terza serie di argomentazioni.

I fondatori di Gemini hanno illustrato il proprio pensiero sulla divisa nakamotiana, fornendo sostegno in tal senso e forse lanciando una provocazione da non sottovalutare, vale a dire che il Bitcoin sarebbe migliore dell’oro.

Data la statura dei due intervistati, non sono mancate domande più o meno scomode.

A tal riguardo, il pubblico ha incalzato i gemelli avendo interesse a conoscere l’attuale posizione dei due in merito alla previsione fornita nel 2014 sulla valuta nakamotiana, quando i Winklevoss erano certi che il BTC arrivasse a valere 40.000 dollari.

Sul punto, Tyler Winklevoss si è espresso fermamente, affermando come “la nostra tesi riguardo la crescita del Bitcoin rimane invariata. Crediamo che il Bitcoin sia più oro dell’oro stesso. Se abbiamo ragione, allora con il tempo la capitalizzazione del mercato del BTC sorpasserà i 7 trilioni di dollari di capitalizzazione dell’oro”.

Sul tenore di una simile affermazione appare superfluo soffermarsi. Quel che è certo è che i due abbiano abituato a dichiarazioni più simili a voli pindarici che a reali prese di posizione, nonostante non è da escludere la concreta convinzione in merito a simili affermazioni.

Certo è che il cautelativo “se abbiamo ragione” pone più di qualche interrogativo in merito.

Dal paragone sui generis con l’oro, i due nativi di Southampton operano una disamina più pragmatica sull’evoluzione cripto, approfondendo dinamiche di sviluppo e fornendo spunti tanto elementari quanto interessanti.

Infatti, in riferimento al successo della rivoluzione criptovalutaria e a come appaia, i gemelli hanno risposto che un simile successo dia un’immagine della rete drammaticamente diversa rispetto a quella effettiva, dal momento che “con i nostri soldi facciamo cose che la nostra valuta corrente non può fare”, allo stesso modo in cui le mail siano in grado di intercettare l’esigenza di invio di qualcosa a qualcuno in ogni parte del mondo. Operazione alquanto improbabile con la posta ordinaria, perché non gratuita e non istantanea.

La riflessione di cui sopra vuole mettere in evidenza come internet e le criptovalute aprano una finestra sul mondo che renda plausibili possibilità e azioni altrimenti non configurabili, ponendo l’accento sul miglioramento della vita e del ventaglio di opportunità fornito dalla rete, al pari del novero dei vantaggi dovuti all’implementazione cripto.

Dal mondo cripto al segmento ETF, il passo è breve.

Non era pensabile che i gemelli non prendessero posizione su una vicenda che li riguardasse molto da vicino, vale a dire la questione dello sbarco delle criptovalute sul segmento ETF, situazione in corso d’opera per cui si attende ancora l’approvazione della SEC.

I Winklevoss hanno ribadito il loro impegno nel realizzare un importante connubio tra valute digitali e segmento ETF, sicuri del fatto che una simile contingenza possa aumentare la qualità degli investimenti e il livello di trasparenza degli stessi.

I due colletti bianchi hanno parlato anche del loro interesse nei Security Token, dicendosi entusiasti di simili forme di garanzia e aspettandosi un 2019 fecondo in termini di crescita e sviluppo di STO (Security Token Offering).

Quanto appena affermato si inserisce in un orientamento di implementazione finanziaria coerente con l’interesse per le criptovalute. Per capir questo è bene operare una digressione sui Security Token.

Questi, altro non sono che asset tangibili attraverso cui sia coperta l’emissione di una nuova criptovaluta attraverso ICO (Initial Coin Offering), garantendo solvibilità in quanto titolari di specifica certificazione ottenuta da enti come la statunitense Securities Exchange Commission o la svizzera Finma (Autorità Federale di Vigilanza sui Mercati Finanziari).

Una simile forma di tutela cambia l’approccio all’investimento, specie quello volto a costituire realtà solide nel mondo dell’alta finanza. Se si pensa che per decenni l’universo del private equity sia stato appannaggio solo di grandi soggetti di venture capital, adesso la possibilità di poter raccogliere capitali senza doversi rivolgere al solito ente bancario o alle borse valori, permette di estendere la raccolta fondi verso una platea più ampia, garantita e con vincoli minori.

Come da dogma cripto, questi STO sono la risposta concreta e legale all’esigenza di eliminazione dell’intermediario.

Un esempio concreto di società di successo nate in questo modo è Telegram, l’app di messaggistica istantanea che ha raccolto ben 850 milioni di dollari, ponendosi ora in una posizione invidiabile nel mercato di riferimento e chiara espressione del genio del proprio fondatore, Pavel Durov.

La digressione sui token è volta a individuare il filo conduttore del pensiero dei gemelli Winklevoss, un orizzonte coerente con la forte convinzione che il futuro della finanza internazionale sia da ricercarsi nel mondo cripto e nelle ICO, strumento all’avanguardia di raccolta fondi che permetta una trasparenza e una protezione molto alte senza rinunciare al reperimento di capitali ottenuto da un pubblico sempre più vasto.

È innegabile come un endorsement così convinto e solido, come quello appena prestato dai gemelli, verso il BTC e tutto il comparto fintech, non possa che catalizzare un’attenzione e una fiducia verso le criptomonete degne di assoluto rilievo.

Due attori così importanti dell’alta finanza sembrano ridare credibilità a un settore dall’affidabilità mendace, che mai come ora necessita di simili forme di pubblicità.

In chiusura, a sottolinerare la fiducia dei due verso Bitcoin e affini è l’emblematica risposta circa il numero di BTC effettivamente detenuti, attraverso cui, scherzando, hanno affermato: “Non così tanti come Satoshi!”.

Se il termine di paragone è l’inventore del Bitcoin, sembra proprio che i due ex canottieri abbiano davvero un’ingente quantità di Bitcoin nel loro portafoglio.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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