Pubblicita'
Pubblicita'

Criptovalute: Google segue Facebook e mette al bando Bitcoin e affini

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Mar 15, 2018, 15:55 GMT+00:00

La Silicon Valley contro le criptovalute

Criptovalute: Google segue Facebook e mette al bando Bitcoin e affini

La notizia era nell’aria da tempo, ma è stata confermata solo questa settimana.

Il colosso di Mountain View ha preso la sua decisione.

A margine dell’annuale report sulla pubblicità ingannevole e malevola (bad ads), il primo motore di ricerca al mondo ha avuto modo di illustrare il cambio di rotta.

L’orientamento del leader di servizi telematici sarà quello di bloccare e dismettere ogni tipo di iniziativa promozionale in ordine all’universo cripto. Il futuro è d’obbligo perché la misura sarà effettiva da giugno 2018.

Non solo moneta digitale, ma anche ogni riferimento a Initial Coin Offer (Ico) sarà espunto dal novero dell’offerta informativa e pubblicitaria in capo al gruppo di Larry Page e Sergey Brin.

La misura in questione si inserisce nel contesto di prevenzione web verso offerte  di prodotti finanziari dalla dubbia legittimità, incrementando quel contenitore di rischio che è diventato internet.

Non può negarsi la presenza in rete di diversi provider il cui unico scopo sia promettere guadagni facili in virtù di una scommessa su moneta digitale che fornisca ritorni dal valore esponenziale.

Google ha recepito la minaccia insita in questo nuovo business truffaldino e l’ha messo al bando (anche se la stessa tutela verso simili minacce derivanti da provider Forex non è mai stata presa in considerazione).

Il provvedimento adottato da Google è coerente con quanto disposto da Facebook nel mese di gennaio.

La nota, diffusa da Mark Zuckerberg, con la quale si vietava “prodotti e servizi finanziari che sono associati frequentemente con pratiche promozionali ingannevoli” ha causato una notevole risposta sul mercato di riferimento, ponendosi come concausa del ribasso valoriale del Bitcoin sotto quota 10000 dollari.

Più precisamente, il social network più famoso al mondo ha tenuto a chiarire che “Vogliamo che la gente continui a scoprire nuovi prodotti e servizi tramite le pubblicità di Facebook senza paura di truffe. Diverse aziende che pubblicizzano ora Ico e criptovalute non operano però in buona fede”.

Quanto affermato sopra da Rob Leathern, responsabile della gestione del prodotto Fb, fotografa in maniera istantanea la situazione pubblicitaria in capo alle criptovalute, in special modo al BTC.

Siano ragioni di responsabilità sociale o di opportuna tutela del proprio servizio, Fb apre la strada del divieto promozionale circa il comparto tecnofinanza, tacciato (nulla quaestio) di essere veicolo di truffe o pubblicità ingannevole.

In sostanza, tutela verso un rischio elevato in capo ai consumatori.

Sì, esatto. Lo stesso orientamento seguito da Google.

Un buonsenso che incide in maniera non indifferente sull’universo cripto.

Ma non è tutto.

Tale orientamento, al contrario di Google, dovrebbe  constare di un provvedimento di bando temporaneo e non definitivo, tale per cui la squadra Fb possa implementare i processi di controllo e trovare un modo per sviluppare un perfetto processo d’identificazione sopprimendo la totalità di pubblicità ingannevoli.

Se Fb precisa che latori del divieto saranno tutti i prodotti di cui il social network gestisce la pubblicità, come Instagram e Audience Network, Google sottolinea che la stretta in questione riguarderà anche le opzioni binarie, titolari di un rischio elevato e prime portatrici di frodi.

Per questo motivo Google potenzierà il proprio algoritmo in modo tale da permettere al sistema di riconoscere una possibile ricerca relativa al prodotto o servizio vietato utilizzando parole chiave diverse dalle più comuni “binary options” o buy Bitcoin”.

 Il disposto cogente costituito da Google e Facebook si propone di dare un’imponente sferzata alla grande mole di frodi presenti nel web acuite da Bitcoin e altre criptovalute, accusate più volte di essere una bolla finanziaria e un falso mito di guadagni facili.

Nell’attesa che il pubblico riceva questa tutela informativa e ne benefici, si registra un’altra flessione in capo alla valuta nakamotiana che incamera ulteriore sfiducia, rendendo difficile vincere quella sfida sulla credibilità di cui parlavamo ieri.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

Pubblicita'