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Criptovalute: Christine Lagarde a sostegno di Bitcoin e affini

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Nov 14, 2018, 16:09 GMT+00:00

Il Fondo Monetario Internazionale prende posizione sulle criptovalute, auspicando una cripto centralizzata

Criptovalute: Christine Lagarde a sostegno di Bitcoin e affini

Il Fondo Monetario Internazionale si schiera a favore del comparto cripto.

Strano ma vero.

Il sostegno alla tecnofinanza arriva direttamente dal direttore del FMI, Christine Lagarde, dal Singapore Fintech Festival.

Un’investitura da una simile personalità costituisce un fatto nuovo nell’universo cripto, specie se rappresenta una realtà sovranazionale che agisce in maniera trasversale a livello globale, tendendo a fini più alti.

È proprio in quest’ottica che si può comprendere l’endorsement della Lagarde. Da direttore del FMI intende promuovere tutto ciò che possa portare utilità e prevenzione, seguendo le linee guida contenute nell’art.1 dell’atto istitutivo del Fondo, tra le altre la promozione della cooperazione monetaria internazionale, dell’espansione commerciale e la lotta allo squilibrio economico nazionale e internazionale.

Principi fondamentali che non possono prescindere da un’adeguata tutela contro una piaga sistemica del mondo finanziario: il riciclo di denaro e il conseguente disimpegno fiscale in paradisi dalla legislazione favorevole.

A tal riguardo, l’avvocato parigino catalizza l’attenzione su un’idea nuova (escludendo la Russia): i Governi dovrebbero considerare l’ipotesi di emettere una propria criptovaluta per ovviare a quelle dinamiche illecite di cui sopra. La ratio sarebbe da ravvisarsi in una garanzia di sistema altrimenti difficilmente ottenibile.

L’organismo internazionale con sede a Washington sta approntando uno studio di fattibilità proprio in tal senso, ravvisando criticità e punti di forza di una cripto offerta a livello nazionale da una banca centrale.

Sul punto, risulta utile riportare alla lettera quanto affermato dalla n.1 del FMI: “Il vantaggio è chiaro. Il pagamento sarebbe immediato, sicuro, economico e potenzialmente semi-anonimo. E le banche centrali manterrebbero una posizione sicura nei pagamenti. Inoltre, offrirebbero condizioni di concorrenza più omogenee e una piattaforma per l’innovazione”.

 Quanto affermato dal Direttore arricchisce in maniera ripetitiva un mantra già sentito in ambito cripto, impreziosendolo di carisma istituzionale che non può essere sottovalutato.

Molto spesso l’obiezione istituzionale all’immediatezza (o presunta tale) dei pagamenti attraverso divise digitali è stato il deficit di sicurezza insito in un simile strumento di pagamento (vuoi per il trading annesso, vuoi per l’anonimato usato da soggetti aditi a condotte illecite, vuoi per la novità), adesso un’eminente voce sostiene che la moneta virtuale digitale possa costituire la risposta a centinaia di quesiti sulla sicurezza rimasti irrisolti.

È ancora presto per dire se le transazioni finanziare potranno avvalersi di una criptovaluta nazionale, trovando un ostacolo non indifferente nell’estraneità della fintech al sistema bancario tradizionale, vero limite alla costruzione di un sistema di pagamenti in tal senso.

Se, logicamente, l’emissione digitale da parte di una banca centrale risolverebbe il problema di cui sopra, sarebbe altrettanto difficile oltrepassare un ostacolo di carattere puramente pratico e quindi economico: la regolamentazione.

È bene andare con ordine.

Per istituire una cripto centralizzata e nazionale sarebbe necessaria una regolamentazione precisa, chiara e puntuale, fenomeno legittimo e conditio sine qua non di un nuovo orizzonte tecnofinanziario che però appesantirebbe non poco le dinamiche digitali, rallentando gli scambi e innalzando i costi.

È ovvio che questo non implichi sostenere una dimensione di lacuna legis, per sua natura, vantaggiosa verso transazioni poco chiare e dai costi e dalle commissioni risibili. Giova qui sottolineare come l’eventuale sforzo dell’eventuale legislatore nazionale potrebbe scontrarsi con una sconvenienza operativa difficilmente recepibile dal mercato.

Alle problematiche di cui sopra si può eccepire con i vantaggi di rilievo per tutte le aziende operanti in ambito cripto e blockchain: una regolamentazione che tuteli la valuta digitale non potrà che favorire tutti quei soggetti che lavorano per implementare il settore, potendo finalmente avvalersi di una tutela giuridica.

In conclusione, non resta che riflettere sulla disamina di Christine Lagarde che in maniera lucida spiega il mondo di oggi e fotografa in pieno la situazione digitale, focalizzando l’attenzione proprio sulla modernità, di cui le valute digitali sono ormai piena declinazione: “Soffia un nuovo vento, quello della digitalizzazione. In questo nuovo mondo ci incontriamo ovunque, in qualsiasi momento. La piazza della città è tornata – praticamente, sui nostri smartphone. Scambiamo informazioni, servizi, persino emoji, istantaneamente … peer to peer, da persona a persona. Passiamo attraverso un mondo di informazioni, in cui i dati rappresentano il nuovo oro , nonostante le crescenti preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza informatica. Un mondo in cui i millennial stanno reinventando il modo in cui funziona la nostra economia, il telefono in mano. E questa è la chiave; il denaro stesso sta cambiando. Ci aspettiamo che diventi più pratico e user friendly, forse anche meno serio.  Ci aspettiamo che sia integrato con i social media, prontamente disponibili per l’utilizzo online e da persona a persona, inclusi i micropagamenti. E, naturalmente, ci aspettiamo che sia economico e sicuro, protetto contro i criminali e gli sguardi indiscreti”.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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