Argomento controverso ma più volte affrontato. Ormai è ufficiale che la Russia avrà la propria criptomoneta, quel criptorublo, bitrublo o semplicemente
Argomento controverso ma più volte affrontato.
Ormai è ufficiale che la Russia avrà la propria criptomoneta, quel criptorublo, bitrublo o semplicemente moneta virtuale russa, che si pone come risposta concreta allo strapotere del Bitcoin.
È altrettanto ufficiale la ratio dietro a una simile decisione, ovvero quell’esigenza di stare al passo con la nuova tecnologia che impone di anticipare un passo fatto da altri competitor.
La questione è spiegata nel dettaglio dal ministro delle comunicazioni russo Nicolaj Nikiforov, che sul punto afferma: “Lanceremo presto una criptovaluta per un semplice motivo: se non lo faremo noi, in due mesi a farlo saranno i nostri vicini del’EuroAsEc”.
Spiegazione chiara e concisa, anche se appare curioso che un colosso come la Russia si preoccupi di realtà differenti e dimensionalmente più ridotte come Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.
Il fatto appare ancor più curioso considerando l’appartenenza di Mosca a una simile organizzazione Internazionale, anzi, ospitandone la sede centrale.
L’opportunità dietro alla centralizzazione di una moneta virtuale per sua natura decentralizzata e scevra da ogni tipo di controllo e intervento da parte di uno Stato o di un organo di controllo è da ricercare nell’utilità che un simile evento avrà nel creare una barriera all’entrata offrendo un dazio per aggirarla.
Il criptorublo, unica criptovaluta legale in Russia, sarà lo strumento che permetterà al Paese degli Zar di non perdere il mercato economico di Bitcoin e affini.
La verità è che è impossibile pensare di fermare la diffusione di una moneta virtuale come il Bitcoin e, anche se diversi esperti in materia si siano espressi circa la scarsa convenienza di investire sulla valuta di Satoshi Nakamoto a causa di una bolla speculativa in atto, è indubbio che legalizzare una criptomoneta permettendole di essere convertita in moneta avente corso legale (rublo) è un modo per diffondere ulteriore liquidità nello Stato.
Nel dettaglio, il meccanismo appare semplice.
Il criptorublo sarà scambiabile con altre criptomonete, ciò vuol dire che la Russia avrà la liquidità derivante dalla tecnofinanza, disciplinata da una criptovaluta centralizzata e completamente controllata, spendibile attraverso la conversione in rublo, non gratis, ma a cui sarà applicata una tassa del 13%.
Un’abile mossa da parte del Governo, che in un sol colpo potrà incassare una percentuale per ogni conversione in moneta permettendo la proliferazione di un mercato monetario che non gradisce perché non può disciplinarlo, ma di cui si avvale tassandolo e veicolandolo alle sua condizioni.
Con queste premesse, anche da un’analisi elementare si evince come la Russia abbia detto no al Bitcoin ma fondamentalmente ne godrà i benefici economici sia in termini di liquidità, sia di introiti da conversione, chiudendo le porte alla proliferazione senza regolamentazione e aprendo quelle della legalità criptovalutaria.
Il Bitcoin smetterà di esistere in Russia, ma il suo valore economico (il che è paradossale per una valuta creata dal nulla) continuerà a essere presente.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.