Ieri abbiamo resocontato eventi di un certo rilievo all’interno del panorama cripto. Oggi appare opportuno prendere le mosse da quella trattazione per
Ieri abbiamo resocontato eventi di un certo rilievo all’interno del panorama cripto.
Oggi appare opportuno prendere le mosse da quella trattazione per riallacciarsi al contesto recente e porre l’accento sulla situazione del BTC di questo primo trimestre 2018.
Il Bitcoin ha abituato all’ambivalenza di pubblico, facendosi promotore di un sentimento di fiducia-sfiducia che l’ha accompagnato fin dalla sua genesi.
Tale dicotomia si traduce in una folta schiera di sostenitori-oppositori che trova cittadinanza specialmente nel più grande mercato cripto al mondo, gli Stati Uniti d’America.
Se nella trattazione di ieri illustravamo le perplessità della Sec riguardo BTC e affini, focalizzandoci sull’avversione a stelle e strisce verso fondi d’investimento dalla prospettiva cripto, oggi risulta utile riportare un report del mese scorso di JP Morgan dal titolo “Decifrare criptovalute: tecnologia, applicazioni e sfide”.
In tale disamina gli analisti della banca d’affari operano un’analisi in controtendenza rispetto all’orientamento della Sec, mostrando favore verso l’introduzione di ETF per il mercato Bitcoin. Tale considerazione nasce dalla convinzione che una simile contingenza possa essere volano di nuovi investimenti a livello globale, avvicinando quest’ipotetico evento alla fattispecie passata di successo dell’oro, quando i primi fondi agganciati al nobile metallo hanno segnato un punto di svolta a livello finanziario.
Come è noto, negli Usa, paese strategicamente fondamentale per l’autodeterminarsi del mercato cripto, la dialettica pro/contro è alquanto variegata.
Rimanendo a Washington, giova riportare un trend verificatosi nell’ultimo periodo e diffuso attraverso lo Student Loan Report, lo studio che resoconta i prestiti universitari americani.
Secondo lo studio di cui sopra, il 21,2% degli studenti Usa utilizza parte del prestito per investire in criptovalute, facendo registrare una fiducia non irrilevante per l’intero comparto fintech.
Se il Dipartimento dell’Educazione statunitense da una parte vieta un investimento tramite somme ricevute a debito, la mancanza di controlli relativi alle spese vive permette il disimpegno di simili somme in maniera del tutto libera.
Senza addentrarsi nel debito studentesco d’oltreoceano, si sottolinea come una spinta alle criptovalute in un mercato fondante e fondamentale come quello Usa costituisca una spinta dal basso che, sebbene necessiti di regolamentazione, indica il gradimento dei più giovani verso la tecnofinanza, quale settore del futuro, ma anche del presente, osservando il volume di investimenti.
Come ripetuto spesso, il 2018 costituirà un crocevia fondamentale per la regolamentazione cripto, con esiti che oggi è impossibile prevedere.
Dalla vastità degli Stati Uniti d’America è bene spostarsi nel piccolo territorio dell’Isola di Malta, il cui Governo sta guadagnando consensi aprendo a BTC e fratelli.
Obiettivo maltese sarebbe quello di investire l’isola di un ruolo strategico, centrale e preminente nei flussi di transazioni in cui sono coinvolte le criptovalute.
Al riguardo, il primo ministro, Joseph Muscat, ha recentemente affermato di aver preso contatto con investitori e soggetti operanti in ambito cripto al fine di trasferire a Malta la propria attività o strutturarne una nuova.
Come riportato qui, già Binance ha scelto di aprire uffici a La Valletta, in risposta a provvedimenti asiatici di diniego.
Come in Nord America, anche in Europa si assiste a posizioni divergenti circa la tecnofinanza, con diversi membri dell’Unione contrari al proliferare di criptovalute.
Malta proseguirà comunque per la propria strada, essendo in procinto di istituire un’Autorità ad hoc (Malta Digital Innovation Authority) che disciplini e regolamenti ogni tipo di attività avente ad oggetto la blockchain.
La partita continua a giocarsi sul piano della regolamentazione.
La sensazione è che regolatori ed enti di controllo stiano in attesa di una prima mossa, per poi seguire l’orientamento reputato più idoneo.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.