Il fondatore di Circle analizza la situazione del Bitcoin e opera una disamina sul futuro
Il valore del BTC è destinato a salire.
Sembrerebbe un’eresia, visto il recente calo registrato dalla criptovaluta più famosa del mondo, ma c’è chi si dice convinto di un simile fenomeno.
Nella fattispecie, tale convinzione è da ascriversi a Jeremy Allaire, cofondatore (insieme a Sean Neville) di Circle, la moderna piattaforma che permette di effettuare pagamenti anche in criptovalute.
Allaire è intervenuto recentemente presso il portale CNBC, elargendo dichiarazioni interessanti che hanno impreziosito un’intervista dove il focus è da individuarsi nel valore del Bitcoin.
Interrogato sul livello del prezzo del BTC, Allaire ha preferito non lanciarsi in “una previsione precisa sul prezzo”, dal momento che una previsione in tal senso sarebbe alquanto difficile da fornire.
Tuttavia, ha tenuto ad aggiungere che “sicuramente il suo valore sarà molto più alto rispetto a oggi”.
Un’affermazione del genere non sorprende, dal momento che sono in molti all’interno della community cripto a sostenere come il momento di flessione della valuta nakamotiana non avrà carattere permanente.
Non va sottovalutato come anche diverse balene abbiano cominciato a interessarsi al Bitcoin proprio nel momento in cui questo è caduto nel buco nero del ribasso valoriale.
Tornando al valore, Allaire insiste sul fatto che il Bitcoin sia una buona riserva di valore, sulla falsariga di quanto sostenuto più volte in seno al dibattito criptovalutario. Avverte comunque che in un futuro non troppo lontano si assisterà all’apparire di diversi token, il cui valore seguirà dinamiche ulteriori.
Nel dettaglio: “Non penso sarà una situazione dove il vincitore prende tutto. Utilizziamo spesso la frase la tokenizzazione del tutto, perché a nostro parere in futuro i token crittografici rappresenteranno ogni forma di asset finanziario al mondo. Fra qualche anno ce ne saranno milioni.”
Quanto affermato sopra è coerente con il pensiero riportato la scorsa settimana da Nigel Green, amministratore delegato di deVere Group che, in un’intervista, sosteneva un pensiero similare illustrando cause e motivazioni con molta convinzione.
Dalle nuove criptovalute alla regolamentazione, il passo è breve.
Allaire non manca di passare in rassegna il capitolo legislazione, tema fondamentale per il 2018 e vera chiave di volta per l’evoluzione (in un senso o nell’altro) del comparto tecnofinanziario.
Rimanendo in tema nazionale, l’eccentrico Jeremy evidenzia come gli Stati Uniti d’America vantino una “maggiore trasparenza normativa di quasi qualsiasi altro mercato al mondo” e per questo hanno il dovere di porsi come apripista di una regolamentazione che individui una volta per tutte il tipo di disciplina da applicare alle divise digitali.
Un tipo di normazione che deve per forza passare dal tipo di identità che si vuole dare alle criptomonete, tipizzandole in valute o beni, ma anche quali asset crittografici siano da considerare security.
La disamina di Allaire risulta tanto semplice quanto pertinente alla delicata risoluzione dell’annosa querelle sulla gestione giuridico-economica delle valute digitali.
Come più volte sottolineato, la lacuna legis presente in molti Paesi circa la disciplina criptovalutaria amplifica il livello di incertezza dei mercati di riferimento, massimizzando l’utilizzo illecito perpetrato senza tutele.
Il riferimento alla regolamentazione statunitense non è casuale, dal momento che Washington rappresenta il primo mercato al mondo in ambito cripto e le prossime pronunce della SEC su diversi interrogativi cripto (specie gli ETF ndr) costituiranno un crocevia importante per l’autodeterminarsi dell’intera fintech.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.