Le criptovalute usate come mezzo per un fine illecito
Il dibattito circa la sicurezza sulle criptovalute è noto, proprio ieri riportavamo un’interessante riflessione sulla sicurezza profuso dal direttore del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde.
Le cronache giudiziarie sono spesso state arricchite da condotte delittuose che arricchiscono il novero dei detrattori delle criptovalute, ree di veicolare e fomentare un canale d’illeceità difficilmente arginabile.
Oggi risulta utile soffermarsi su quanto accaduto negli Stati Uniti d’America, dove un esempio di siffatta condotta è stato posto in essere proprio al fine di integrare la fattispecie criminosa di due reati molto comuni: la truffa e l’appropriazione indebita.
Joseph Kim, residente a Phoenix, in Arizona, si è reso responsabile di appropriazione indebita sia di Bitcoin sia di Litecoin, agendo sulla buona fede di diversi soggetti.
Per il rapporto della Commodity Futures Trading Commission (CFTC), i fatti ascritti a Kim si sono svolti secondo quanto segue.
Kim, lavorando presso una società di trading con sede a Chicago, avrebbe frodato il suo principale trasferendo ben 601.000 dollari in BTC e LTC presso i propri conti nel 2017, motivando una simile operazione con ragioni di sicurezza.
Motivazioni deboli, il cui vero intento si dimostra presto celare un’appropriazione indebita che giustifica il licenziamento di Kim.
Successivamente, il trader si adopera per truffare altri investitori al fine di risarcire il suo ex capo, ottenendo 545.000 dollari. Stavolta la giustificazione a suffragio di una simile richiesta è la ritrovata credibilità guadagnata mentendo, affermando di aver lasciato la precedente società di sua spontanea volontà per mettersi in proprio e lavorare in maniera autonoma.
Il trader perde i fondi ricevuti investendoli in maniera arbitraria e attira così la lente della CTFC che svolge un’indagine e fornisce al Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Settentrionale dell’Illinois tutta la documentazione del caso.
Successivamente, Kim è condannato a risarcire la sua ex azienda e i propri clienti attraverso la restituzione di 1,1 milioni di dollari. In più, dovrà scontare 15 mesi di detenzione in carcere e sarà interdetto in maniera permanente da ogni attività di trading.
La condanna di cui sopra è stata resa palese dalla Commodity Futures Trading Commission il 9 novembre scorso in una nota diffusa dall’ente di controllo stelle e strisce.
La vicenda di Joseph Kim si inserisce nell’alveo di quel fenomeno criminale coadiuvato dall’utilizzo delle criptovalute abbastanza diffuso negli Stati Uniti per cui il direttore esecutivo della CTFC ha dichiarato che il lavoro della Commissione è particolarmente attento alla situazione e in piena sinergia con FBI e Dipartimento di Giustizia con lo scopo di prevenire ogni tipo di reato connesso al comparto criptovalutario.
Il fenomeno consta di diversi casi recenti, specie se si pensa all’accusa mossa dalla SEC a Zachary Coburn di aver gestito un security exchange non registrato. Il fondatore di EtherDelta si è visto comminare una multa di ben 400.000 dollari.
L’universo cripto catalizza spesso l’attenzione di soggetti dalle tendenze delittuose, ma proprio questa deriva illecita che spaventa stakeholder, investitori ed enti di controllo può invece portare una spinta a una regolamentazione equa e proporzionale che permetta l’utilizzo di una tecnologia moderna dal futuro più che certo.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.