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La U.S. Fed sostiene la linea di Powell sui tassi d’interesse sul dollaro

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: May 23, 2019, 10:11 UTC

La U.S. Fed sostiene la linea del governatore Jerome Powell sui tassi d’interesse sul dollaro USA. Ecco cosa non dice la Fed sull'economia americana.

U.S. Fed

Dai verbali della U.S. Fed (U.S. Federal Reserve Bank) emerge una sostanziale sintonia di vedute tra i membri della Federal Reserve e il suo capo Jerome Powell. Tutti concordano sul fatto che il costo del denaro deve restare quello attuale anche se l’economia statunitense è in miglioramento.

Viene quindi giudicata appropriata la politica monetaria attuale che lascia i tassi di interesse sul dollaro USA in un raggio compreso tra il 2,25% e il 2,5%.

Una Fed ancora paziente e che si mantiene prudente visto quanto accade a livello globale, in particolare sul fronte della guerra commerciale tra Cina e USA.

La minuta del Federal Open Market Committee, evento svoltosi nei giorni 30 aprile e 1 maggio 2019, è stata resa disponibile ieri 22 maggio dalla Fed – come d’uso tre settimane dopo l’evento –, e non tiene conto dell’inasprimento della guerra sui dazi tra USA e Cina. Ricordiamo che Trump ha imposto ulteriori 200 miliardi di dollari di dazi sulle merci provenienti dalla Cina; inoltre, ha dichiarato Huawei azienda non desiderata negli Stati Uniti, costringendo le società IT americane a fermare la fornitura di hardware e software alla società cinese.

Situazione economica negli USA secondo la U.S. Fed

La corposa minuta del Federal Open Market Committee, ci fornisce ricche informazioni anche sullo stato di salute dell’economia a stelle e strisce.

Le condizioni del mercato del lavoro restano ottime e il prodotto interno lordo reale (Pil) aumenta ad un tasso solido nel primo trimestre, anche se gli investimenti fissi delle imprese e le spese delle famiglie sono aumentate di poco rispetto al primo trimestre del 2018.

Diminuisce l’inflazione dei prezzi al consumo sui consumi personali (PCE), attestandosi lievemente sotto il 2% a marzo 2019.

Se si escludono i lavoratori del settore agricolo, l’occupazione è incrementata molto a marzo e il tasso di disoccupazione si è mantenuto stabile al 3,8%, anche se ci sono differenze tra gruppi sociali.

Aumentano i salari dei dipendenti del 3,2% ad un ritmo che viene giudicato lievemente più veloce rispetto all’anno precedente.

A fronte di un quadro sull’occupazione significativamente migliorato, la produzione industriale nel primo trimestre è diminuita, così come è diminuita moderatamente la produzione manifatturiera: diminuita la produzione di autoveicoli e parti di ricambio delle auto.

La situazione finanziaria degli USA

Sempre secondo il rapporto della U.S. Fed, il sentiment sugli investimenti continua ad essere positivo sul periodo intermedio. Gli indici dei prezzi azionari sono aumentati notevolmente e gli spread delle obbligazioni societarie si sono ristretti, grazie al calo della volatilità del mercato.

La situazione finanziaria, però, non tiene conto di quanto avvenuto nelle ultime tre settimane tra gli USA e la Cina. Le trattative si sono arenate, Trump ha istituito nuovi dazi e firmato un embargo totale contro Huawei.

Le ripercussioni sugli USA della politica Trump

Quello che la Fed non dice è che lo stato attuale della politica commerciale Trump è un serio rischio per l’economia USA. L’embargo alla Huawei ferma le forniture della Intel e di altre aziende al colosso cinese e potrebbe causare il licenziamento di molti lavoratori americani.

I big delle scarpe, Nike, Adidas, Foot Locker, Ugg e molte altre, hanno scritto una lettera aperta al Presidente Trump per chiedergli la fine dei dazi perché la considerano una politica folle. Tutte queste aziende americane hanno la produzione in Cina e le loro scarpe saranno colpite dai dazi proprio perché in arrivo dal Paese asiatico.

Il rischio per gli statunitensi è di pagare le scarpe di tutti i giorni, le pantofole per andare a letto, gli stivali da pioggia, e gli scarponi da sci, anche il 25% in più del solito.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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