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L’impatto del Protezionismo USA sul Resto del Mondo: a Uscirne Sconfitto Potrebbe Essere Proprio il Nord America

Da:
Alberto Ferrante
Aggiornato: Jul 3, 2018, 08:33 UTC

%%excerpt%%Sebbene i criteri e le variabili da individuare siano molteplici, guardando alla struttura delle bilance commerciali delle principali economie mondiali si nota come a soffrire particolarmente la guerra commerciale potrebbero essere proprio USA, Messico e Canada. Nelle scorse ore, General Motors ha parlato di un effetto boomerang in grado di indebolire pesantemente l’industria americana.

Trump Dazi Guerra Commerciale

In un contesto tanto teso e incerto come quello delineato dalle recenti politiche di Trump circa il commercio internazionale, ogni Paese è portato a osservare con timore la propria bilancia commerciale.

E’ evidente che la politica protezionista di Trump finisca per danneggiare, in via più o meno diretta, gran parte delle economie del mondo. Tuttavia, l’entità di tali urti è ancora incerta e le sole conseguenze prevedibili sono quelle più immediate.

La maggior parte degli economisti è concorde nel designare la Cina e la Germania come le potenze attualmente più colpite dal protezionismo americano, ma le variabili e i criteri per giudicare l’impatto della guerra commerciale nel resto del mondo sono molteplici.

DWS ha recentemente elaborato un grafico a matrice, in cui sono stati inseriti tutti i principali Paesi a rischio, evidenziando l’entità dell’impatto sulle singole bilance commerciali. Secondo lo studio, i danni maggiori verrebbero sofferti proprio dai due Stati confinanti con gli USA, vale a dire dal Messico e dal Canada.

Solo a seguire, la Germania e la Corea del Sud, accompagnate da Francia, Gran Bretagna e Italia. Per finire, Cina, Giappone e il resto dei Paesi dell’Unione Europea.

Il criterio alla base del grafico è tanto immediato quanto efficace: i Paesi maggiormente colpiti da una guerra commerciale sono quelli il cui PIL è particolarmente dipendente dal commercio estero, e soprattutto dalle esportazioni verso gli Stati Uniti. Basandosi su questo semplice criterio, risulta quindi evidente il rischio per Canada e Messico, le cui esportazioni verso gli USA si aggirano tra il 70% e l’80% del totale.

Germania e Corea del Sud invece, pur essendo due grandi esportatori, con valori prossimi al 40% del PIL, rivolgono agli Stati Uniti ancor meno del 20% delle esportazioni totali. Discorso simile anche per Italia, Francia e Gran Bretagna.

Cina e Giappone destinano invece una quota maggiore di esportazioni agli Stati Uniti, ma le loro due economie sono caratterizzate da una non eccessiva dipendenza dagli scambi con l’estero, che contribuiscono al 15/20% del PIL.

Osservando tutti i casi fin qui descritti, è indubbio che la guerra commerciale di Trump possa provocare bruschi contraccolpi in tutte le principali economie mondiali, ma stando al parere di alcuni analisti di AWS, a perdere questa guerra potrebbe essere proprio il Nord America, una volta abbandonato un assetto di libero scambio che invece sembra poter ancora perdurare in Europa e nel resto del mondo.

Intanto, in America, prendono ancora una volta la parola alcuni colossi delle principali industrie. Nelle ultime ore è stato il turno di General Motors, che si è scagliata contro i dazi di Donald Trump e sull’idea delle barriere tariffarie parlando di un vero e proprio boomerang in grado di danneggiare l’occupazione e l’espansione dell’intero settore automotive, contraendone gli investimenti.

 

 

Sull'Autore

Dopo la laurea in Economia Aziendale a Catania inizia a scrivere per diverse testate, prevalentemente di cultura, tecnologia ed economia. Con stretto riferimento alla collaborazione con FX Empire, iniziata nell’Aprile del 2018, ha curato una rubrica su analisi di premarket in Europa, prima di concentrarsi su analisi tecnica di materie prime, cambi valutari e criptovalute.

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