Mosca e Riyad hanno in mano le sorti del mercato petrolifero
I mercati scommettono sul buon esito del prossimo incontro tra Russia e OPEC, in agenda venerdì 1 dicembre a Vienna.
Come noto, il tema principale consiste nella gestione dell’offerta giornaliera.
Da più parti si vocifera come sia in essere la possibilità di estensione dell’accordo che garantirebbe fino alla fine del prossimo anno l’eliminazione dell’offerta di 1,8 milioni di barili al giorno.
A sentire un’eminente voce in tal senso (Bloomberg), Russia e Arabia Saudita avrebbero già raggiunto un’intesa di massima in tal senso, veicolando il resto dei fornitori in una siffatta direzione, stante il peso rivestito dalle due super potenze nel mercato energetico.
Niente è comunque certo, perché l’adesione russa all’incontro viennese si è rivelata alquanto tardiva, causando un ribasso delle quotazioni dal peso non indifferente per l’OPEC.
Non va dimenticato come il patto sull’output sia stato condizione necessaria ma non sufficiente per risollevare le sorti del mercato petrolifero.
Se da una parte l’oro nero ha beneficiato dell’accordo di cui sopra in ottica di rialzo dei prezzi, lo stesso non può dirsi per le condizioni economiche di alcuni dei Paesi strategicamente importanti del mercato di riferimento.
A tal proposito giova osservare i dati diffusi dal FMI (Fondo Monetario Internazionale) riguardo i Paesi esportatori di petrolio.
Prendendo le mosse dal più potente e dalle condizioni finanziarie più floride, si evince come l’Arabia Saudita necessiti di un barile al prezzo di 84 dollari. Tale contingenza è figlia del pesante (ma si spera lungimirante) progetto di recidere il legame sistemico con il greggio, al secolo processo Vision 2030.
Salendo come necessità troviamo la Nigeria, la cui esigenza strutturale implica un prezzo di 127 dollari al barile; in ultima analisi, complice anche la criticità dovuta all’assenza di moneta (ormai in uso il Bitcoin), spicca il Venezuela, con un target di prezzo che dovrebbe aggirarsi sui 216 dollari al barile.
In questo quadro si inserisce la quotazione di Saudi Aramco l’anno venturo, la principale compagnia petrolifera al mondo, con sede a Dhahran.
Una simile strategia è coerente con il progetto di cui sopra. L’intento di Riyad è quello di ottenere almeno 100 miliardi di euro cedendo il 5% delle quote.
Questo chiaramente sperando in un consolidamento. Motivo più che valido per supportare in ogni modo il dialogo con gli altri interlocutori, teso anche all’apprezzamento del greggio.
Non sono ancora chiare le strategie russe, ma le logiche di mercato sveleranno presto il reale intento del Paese degli Zar.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.