Pubblicita'
Pubblicita'

L’Arabia Saudita fa saltare l’accordo sul petrolio greggio

Da
FX Empire Editorial Board
Aggiornato: Mar 5, 2019, 16:27 GMT+00:00

Il prezzo del petrolio è il punto focale dei mercati globali; le prime pagine dei giornali non parlano d'altro. Sulla home page di marketwatch.com ci sono

L’Arabia Saudita fa saltare l’accordo sul petrolio greggio

Il prezzo del petrolio è il punto focale dei mercati globali; le prime pagine dei giornali non parlano d’altro. Sulla home page di marketwatch.com ci sono ben sei articoli sugli effetti del crollo del prezzo del petrolio; intanto gli analisti sperano di fare fortuna sull’onda dei titoli dei giornali. Il Wall Street Journal titolava: “Il ministro del petrolio saudita sorprende l’OPEC con un commento sui 20$”; il nuovo titolo è “Gli investitori vanno alla ricerca di beni rifugio mentre crollano azioni e petrolio”. Persino Donald Trump passa in secondo piano rispetto ai prezzi dell’energia.

Il prezzo del petrolio è crollato dopo che l’Arabia Saudita, uno dei più grandi paesi produttori di petrolio al mondo, ha escluso eventuali tagli alla produzione, e dopo un rapporto secondo il quale negli Stati Uniti le riserve di petrolio greggio avrebbero raggiunto livelli record. Il greggio USA lascia sul terreno 1,17$ scivolando a 30,70$.

Il prezzo del petrolio è sceso in scia a un incremento settimanale delle riserve di petrolio negli USA che, secondo i dati rilasciati mercoledì dall’Istituto Americano per il Petrolio, nella settimana conclusasi il 19 febbraio, aumentano di 7,1 milioni di barili attestandosi a 506,2 milioni.

Secondo Mohammed Al-Harami, esperto del settore petrolifero, il mercato del petrolio ha subito gli effetti dell’annuncio del Ministro del Petrolio Saudita, Ali Al-Naimi, il quale martedì sostenuto che i produttori potrebbero incontrarsi nel mese di marzo per valutare un congelamento della produzione, escludendo però eventuali tagli.

Secondo l’agenzia di stampa iraniana Shana, Zanganeh avrebbe definito come “irrealistica” rispetto alla situazione iraniana la proposta della scorsa settimana da parte di Arabia Saudita, Russia, Venezuela e Qatar, che prevedeva il congelamento della produzione ai livelli di gennaio. Ieri a inizio sessione il greggio si è mosso in rialzo in seguito alle dichiarazioni del ministro del petrolio saudita, che ha parlato di un possibile confronto con la Nigeria per una cooperazione fra paesi Opec e non, rimettendo sul tavolo un eventuale taglio coordinato della produzione di petrolio.
A New York, il Down Jones Industrial Average perde l’1,1% scivolando a 16.432; il Nasdaq cede l’1,5% scendendo a 4504, mentre lo Standard and Poor’s 500 lascia sul terreno l’1,3% scivolando a 1921.

Cedono terreno anche i mercati globali in scia alla decisione inaspettata della Banca centrale cinese di deprezzare lo Yuan, alimentando i timori degli investitori legati allo stato di salute della seconda economia più grande del mondo. A Londra, l’Ftse 100 perde l’1,3% scivolando a 5962, mentre il DAX dalla Germania cede 1,6% scendendo a 9417 e, in Francia il CAC 40 cede l’1,4% scendendo a 4238.

Mercoledì mattina l’agenzia di informazione sull’energia USA (EIA) ha pubblicato il proprio rapporto settimanale sulle riserve di petrolio, segnalando un incremento di 3,5 milioni di barili, per un ammontare totale di riserve di petrolio a scopo commerciale pari a 507,6 milioni di barili, ancora vicino ai massimi degli ultimi ottant’anni.
Martedì pomeriggio l’Istituto Americano per il Petrolio (API) ha segnalato – per la settimana conclusasi il 19 febbraio – un incremento di riserve pari a un impressionante 7,1 milioni di barili, contro un incremento di soli 3,2 milioni di barili previsto dagli analisti.
Secondo i dati della EIA, le riserve di benzina sono scese invece di 2,2 milioni di barili, rimanendo ben al di sopra dei volumi medi degli ultimi cinque anni. Nelle scorse quattro settimane il volume totale di benzina erogata nelle stazioni di servizio si aggirava attorno ai 9,1 milioni di barili al giorno, in rialzo del 5,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Il prezzo del petrolio é ora sceso dai 34$ al barile circa ai 30,50$, toccati nel corso della giornata di giovedì.

Sull'Autore

Il team di redattori di FXEmpire è formato da analisti professionisti con un'esperienza combinata di oltre 45 anni nei mercati finanziari, che copre molteplici settori come quelli dei mercati azionari, forex, materie prime, futures e criptovalute.

Pubblicita'