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La panoramica di Berenberg su banche e npl tricolore –parte seconda-

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: May 26, 2017, 14:19 GMT+00:00

Ieri abbiamo riportato parte del report di Berenberg Bank sui crediti deteriorati italiani. Oggi è opportuno focalizzarsi sulla deriva che potrebbe

La panoramica di Berenberg su banche e npl tricolore –parte seconda-

Ieri abbiamo riportato parte del report di Berenberg Bank sui crediti deteriorati italiani.

Oggi è opportuno focalizzarsi sulla deriva che potrebbe prendere il Bel Paese se davvero la Bce decidesse di chiudere i rubinetti del quantitative easing (=alleggerimento quantitativo).

La questione centrale riguarda il cosiddetto “tapering”, vale a dire lo stop o il rallentamento dell’emissione finanziaria con cui la Banca Centrale Europea in questi ultimi anni ha contrastato (o per meglio dire, ha provato a contrastare) il credit crunch e gli effetti sistemici della crisi finanziaria.

Se da Francoforte non filtrano notizie riguardo il tapering, il dibattito al riguardo è fecondo.

Prendendo le mosse dalle considerazioni di cui sopra, si comprende il monito di Berenberg Bank in relazione alla mole del debito italiano specie in considerazione della risibile crescita economica: “ci preoccupa chi possa essere l’acquirente del debito italiano se la Bce inizia il tapering”.

Una preoccupazione figlia anche del fatto che il debito privato italiano sia inferiore alla media europea, toccando quota 118% rispetto all’average del 163%. Il che implica un disincentivo agli investimenti generato da bassa redditività, calo della produzione industriale e sovrannumero di imprese non virtuose. Il dato è completato dai prestiti alle imprese in flessione di 2 punti percentuale ogni anno.

Il quadro che si delinea traccia dinamiche di sistema non certo incoraggianti.

In primo luogo, secondo Berenberg Bank, le famiglie italiane non hanno creato e sviluppato ricchezza dopo la crisi dei subprime. In secondo luogo, la disoccupazione mantiene livelli critici attestandosi all’11,7%, superando di 2,2 punti percentuali la media europea, con quella giovanile che toccando il 35% moltiplica quasi del doppio quella europea.

Tornando agli npl, va ricordato come le sofferenze tricolore abbiano intaccato il 15,3% dei prestiti, superando di ben tre volte la media dell’eurozona (dati Eba): situazione paradossale per non dire insostenibile se si pensa che il livellamento dei non performing loans sia la mission del Meccanismo di Vigilanza unico.

A questo riguardo, fanno notare gli analisti tedeschi, i fondi di salvataggio non sono sufficienti per ovviare al problema, la cui dimensione crescerà sempre più nel tempo, sia in termini di costi, sia di risoluzione.

Qualche numero.

Da Berenberg bank sottolineano come, sebbene Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Mps abbiano iniziato un cammino di risanamento (o per meglio dire, siano state indirizzate), la situazione risulti la seguente: “Nonostante la pianificazione o la ricapitalizzazione abbia raggiunto quasi 40 miliardi di euro negli ultimi 18 mesi, stimiamo che le banche italiane abbiano bisogno di 40-90 miliardi di nuovo capitale”.

La conclusione tracciata dalla banca d’affari tedesca è che le banche italiane siano esposte all’aumento dei tassi a breve termine.

Gli interessi beneficeranno in maniera proporzionale dell’aumento dei tassi, senza dimenticare la compensazione derivante da elementi ulteriori, come il progredire delle perdite su crediti, sui maggiori costi di finanziamento e sull’aumentare dei prestiti a tasso fisso.

In ultima analisi, ricordano da Berenberg, le banche tricolore hanno largamente usufruito dell’asta Tltro, i cui finanziamenti potrebbero dover essere sostituiti.

La panoramica teutonica si conclude con una riflessione politica che apre scenari economici di sistema: la ritrovata leadership di Matteo Renzi nel Pd potrebbe essere volano per delle elezioni anticipate e considerando il consenso detenuto sinora dal Movimento Cinque Stelle, se tale consenso si trasformasse in primato ci si troverebbe nella situazione di veicolare più facilmente il referendum verso l’uscita dall’euro.

Una conclusione siffatta appare un esercizio strategico d’alta retorica, ma a oggi sembra più un volo pindarico che una possibilità concreta.

Il domani è difficilmente inquadrabile in simili previsioni.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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