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India, nuovo fronte Guerra dei Dazi: 70% su prodotti USA

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Jun 17, 2019, 08:19 UTC

L'India è il nuovo fronte della Guerra dei Dazi voluta da Donald Trump. Il governo indiano impone il 70% su prodotti USA.

India

Non si arresta la guerra dei dazi voluta dagli USA del presidente Donald Trump ed ora si estende anche all’India. Donald Trump ha interrotto il trattato preferenziale con l’India, bloccando l’export dal paese asiatico di prodotti esentati dalle tasse doganali (duty free). L’imposizione degli USA vale 5,7 miliardi di dollari, a cui si aggiungono i recenti dazi sull’acciaio e l’alluminio.

La risposta dell’India non si è fatta attendere e 28 prodotti provenienti dagli Stati Uniti d’America, d’ora in avanti subiranno una tassazione carissima che arriverà fino al 70% del loro valore d’importazione.

Tra i prodotti importati dagli USA che subiranno l’imposizione del dazio troviamo le mandorle americane e le mele.

Il mercato di interscambio USA-India, nel 2018 aveva raggiunto il valore di 142 miliardi di dollari, in crescita di sette volte rispetto al 2001, ma è presumibile che a questo punto lo scambio commerciale subirà una contrazione significativa.

Il governo indiano per parte sua si è detto costretto ad assumere questa decisione “nel pubblico interesse” riporta Teleborsa.

Trump e la guerra commerciale contro tutti

Da quando Donald Trump è al governo, la guerra commerciale ai prodotti stranieri è diventata fonte di grande preoccupazione ed ha risparmiato pochi.

Al momento i fronti aperti sono i seguenti:

Cina;

India;

Europa;

Messico (per ora accordo raggiunto);

Canada (accordo raggiunto).

Neppure l’Italia è stata risparmiata e di recente Trump ha dichiarato guerra anche ai vini francesi.

A chi giova la guerra dei dazi?

Senza scomodare gli economisti esperti di commercio internazionale, anche il cittadino che tutti i giorni va a fare la spesa si rende conto che farsi la guerra a suon di dazi non giova a nessuno.

Non giova al suo Paese e non giova al Paese considerato “avversario” commerciale.

Non fa bene a nessuno, perché proprio come in una guerra combattuta con le armi ed i cannoni, all’aggressore si risponde con altrettanta aggressività.

Se gli USA impongono dazi sulle merci dei Paesi “avversari”, in cambio ricevono dazi sulle loro merci. Ed ecco che tutti ne escono sconfitti, alla fine ne usciranno sconfitte anche quelle aziende USA che sull’export hanno basato la loro strategia di vendita. Mele, mandorle americane, quest’anno ne partiranno di meno verso l’India.

Harley Davidson, ad esempio, venderà meno moto in Cina e negli altri Paesi del mondo a cui Trump ha deciso di fare la guerra commerciale. E meno moto vendute significa anche più licenziamenti.

Le opportunità per l’export italiano ed europeo

Se non giova agli USA fare la guerra commerciale, può invece giovare all’export italiano ed europeo.

In che modo? Proponendo alle aziende di import indiane, ad esempio, le mele e le mandorle che ora costa caro comprare dagli USA. Proponendo alle aziende di import cinesi quei prodotti che ora gli costa caro importare dagli Stati Uniti d’America.

Lì dove gli USA non sono più competitivi, si potranno ben inserire le aziende esportatrici nostrane ed europee che hanno grande bisogno di esportare per far crescere l’economia.

Andamento della Borsa di Mumbai

I principali indici della Borsa di Mumbai hanno chiuso in calo, perdendo tutti circa l’1% del loro valore rispetto alla seduta precedente.

  • S&P BSE Sensex: -0,92%;
  • S&P BSE Sensex 50: -0,94%;
  • S&P BSE Sensex Next 50: -1,02%;
  • S&P BSE 100: -0,95%;
  • S&P BSE Bharat 22 Index: -1,20%.

Il NIFTY 50 perde lo 0,98%.

In lieve calo anche la rupia indiana nei confronti del dollaro USA: un dollaro USA uguale a 69,77 rupia indiana.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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