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Il crollo del Bitcoin dopo il diktat cinese

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Sep 7, 2017, 17:00 GMT+00:00

Un vero e proprio scossone, così potrebbe definirsi la discesa valoriale della criptovaluta più famosa al mondo. La forza del Bitcoin si è rivelata un

Il crollo del Bitcoin dopo il diktat cinese

Un vero e proprio scossone, così potrebbe definirsi la discesa valoriale della criptovaluta più famosa al mondo.

La forza del Bitcoin si è rivelata un boomerang, perché il Paese che ne ospita il volume d’affari più alto, ha messo al bando le quotazioni societarie (e delle startup) operate attraverso la valuta inventata da Satoshi Nakamoto.

Il che implica il divieto delle cosiddette Ico (initial coins offering), metodi di finanziamento che, scimmiottando le più note Ipo (initial public offering), hanno alimentato un volume d’affari di ben 1,6 miliardi di dollari, permettendo una raccolta di fondi in valuta alternativa che ha fatto schizzare l’andamento del Bitcoin.

Orientamenti sfavorevoli a questo nuovo tipo di raccolta già si erano registrati in seno alla Sec, per la quale risultava dubbia la legittimità o la fattibilità di simili operazioni.

Dalle parole ai fatti, da Occidente a Oriente, ci ha pensato Zhou Xiaochuan, governatore dell’autorità monetaria cinese, a stigmatizzare simili operazioni, affermando come People’s Bank of China non farà sconti e ogni operazione in tal senso sarà severamente punita, dissuadendo dal porre in essere in futuro simili metodi di raccolta e comunicando che i soggetti che già si sono avvalsi di tale metodologia dovranno restituire il denaro raccolto.

La reazione dei mercati è stata violenta: il Bitcoin ha perso ben venti punti percentuale di valore, attestandosi sui 4000 dollari e invertendo un trend di appetibilità che sembrava inarrestabile.

Il dato che maggiormente sembra aver causato la rigida presa di posizione cinese è l’alto valore delle commissioni vigente sul cambio da criptovaluta a dollari o a yuan, in cui non è immediato l’allineamento delle quotazioni.

È palese che una simile contingenza permetta di muoversi più facilmente tra le restrizioni della centralizzatissima Repubblica Popolare Cinese, dando la possibilità di far uscire capitali all’esterno del Paese attraverso la compravendita in valuta cinese e la rivendita in valuta americana.

Se questo meccanismo può far comodo a investitori e speculatori, l’interrogativo adesso sarà relativo alla gestione della situazione da parte dell’universo Bitcoin, la cui raccolta attraverso Ico sembrava il punto di arrivo di una valuta futuristica che avrebbe potuto rivoluzionare parte del mercato monetario e delle transazioni finanziarie.

E l’incertezza riguarda anche il lavoro dei minatori, perlopiù cinesi, che potrebbero risentire di un eccesso di vendita del Bitcoin, andando a compensare l’eccesso di domanda causato dalla scarsità della risorsa in questione.

La situazione appare in divenire, certo è che i rischi sull’investimento in Bitcoin crescono a dismisura.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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