Periodo burrascoso per il petrolio. Metaforicamente e non. Sì perché i due tristemente conosciuti uragani Harvey e Irma sono portatori di un effetto
Periodo burrascoso per il petrolio.
Metaforicamente e non.
Sì perché i due tristemente conosciuti uragani Harvey e Irma sono portatori di un effetto catalizzatore non indifferente.
È bene andare con ordine.
A fine agosto Harvey aveva fatto scendere di ben 2,7 punti percentuale il valore del greggio a causa di un rallentamento della domanda da parte delle raffinerie, a causa alla paralisi prodotta proprio dall’arrivo della catastrofe.
Valori a parte, il problema principale è risultato essere l’insieme di danni alle infrastrutture energetiche della Gulf Coast, la cui capacità di raffinazione si era ridotta di ben 15.
Per comprendere lo stretto legame di tali eventi con le reazioni dei mercati, è opportuno ricordare come a fare le spese di tali contingenze siano stati i prezzi della benzina, i quali, sempre a fine agosto, facevano registrare per il future Gasoline un rialzo del 4,5% a 1,73 dollari al gallone.
In uno storico del genere s’inserisce il presente uragano Irma, che, sebbene non costituisca minaccia per quanto riguardi giacimenti e raffinerie, ha comportato una serie di conseguenze in ordine alla rete di stoccaggi presenti ai Caraibi, andando a danneggiare oltre 100 milioni di barili fondamentali con destinazione America Latina. Il che è stato seguito dalla chiusura di terminal nelle Bahamas, nelle Isole Vergini e a Portorico. Ovviamente non sono mancati danneggiamenti in questi tre Paesi.
Coerente è il contesto negli Usa, in cui si è registrata una scarsità che ha colpito 1500 pompe di benzina in Florida.
E come se non bastasse stanno crescendo altri due Uragani, Josè e Katia, pericolosi specialmente per il Messico.
Il quadro che si delinea è altalenante, ma comunque di semplice comprensione, apparendo palese come una modulazione così repentina di domanda e offerta di petrolio non possa che alimentare un’incertezza valoriale significativa nel mercato crude oil, specialmente in un momento in cui si stia facendo di tutto per stabilizzare i prezzi verso una risalita concreta, che indirizzi i mercati una volta per tutte.
Se il Brent si è ripreso, arrivando a quota 54,67 dollari al barile, deve comunque fare i conti con l’effetto Harvey di cui sopra, volano di un timore di una lunga flessione nella domanda di greggio.
Stesso discorso per il WTI, la cui fiducia è risalita dopo la ripartenza dell’impianto di Port Arthur, Motiva, il maggiore del Paese, ma anche qui è difficile operare una previsione ad ampio spettro.
Quel che è chiaro è che i danni provocati e quelli potenziali causati da simili forze della natura potrebbero generare una drastica riduzione della domanda in virtù di un difficile approvvigionamento e determinare un robusto trend decrescente nel valore del cross del crude oil.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.