Futures e regolamentazione spingono il BTC sempre più giù
Come è noto, la valuta digitale più famosa al mondo ha intrapreso una netta discesa sistematica.
Quanto affermato sopra può sembrare ridondante se si considera il numero di volte in cui il Bitcoin si sia reso passeggero inaspettato di montagne russe valoriali che abbiano spesso minato la fiducia degli investitori.
C’è da dire che l’attuale valore, 6417 dollari, in flessione di ben 66 punti percentuale negli ultimi sei mesi, risulta essere un picco negativo che non lascia ben sperare.
Per comprendere meglio cosa stia accadendo all’interno del trend della prima criptovaluta al mondo per capitalizzazione è opportuno riflettere su quanto affermato dall’analista Thomas Lee, figura di spicco degli advisor finanziari di Fundstrat.
Secondo Lee, una simile situazione sarebbe da ascrivere alla scadenza dei contratti future sulla celebre criptovaluta.
Nel dettaglio, secondo Lee: “Il Bitcoin ha subito drastiche variazioni del prezzo attorno alla scadenza dei contratti del CBOE… abbiamo compilato alcuni dati, e sembrano supportare tale teoria”.
Quanto sostenuto dall’advisor di Fundstrat sarebbe supportato dal fatto che la sesta scadenza dei futures avrebbe influito sul BTC con quasi 20 punti percentuali di flessione, contingenza provata dalle tempistiche del calo del trend.
Lee continua sostenendo come solitamente il valore del Bitcoin diminuisca di circa il 18% dieci giorni prima alla scadenza dei contratti salvo rialzarsi nei sei giorni consecutivi.
La teoria di Lee si inserisce in un contesto di critici sempre più numeroso che ha visto e continua a vedere nel lancio del BTC nel mercato dei futures un’arma a doppio taglio. Sono i molti a sostenere come il legame tra contratti future e BTC sia troppo stretto e spesso negativo verso l’autodeterminarsi positivo della criptomoneta.
Ovviamente, c’è anche chi sia in disaccordo con tale disamina, specie considerando il tipo di posizione rivestita.
Per l’appunto, Chris Concannon, chairman di CBOE Global Market, ha stigmatizzato tutte le posizioni critiche sul mercato future relativo al Bitcoin, illustrando le proprie ragioni con quanto segue: “La nozione che [i contratti future] abbiano materialmente compromesso il prezzo del Bitcoin sopravvaluta la loro influenza e ignora altri fattori chiave. Il crollo del Bitcoin può essere più facilmente spiegato grazie ad altri fattori, come il recente scrutinio normativo da parte dei governi di tutto il mondo, l’introduzione di imposte, la nascita di altre criptovalute e l’interesse in calo da parte dei media”.
Quanto asserito da Concannon trova il suo fondamento nella sistemica reazione dei mercati a ogni tipo di notizia relativa alla regolamentazione criptovalutaria.
Non può sottovalutarsi, infatti, come la spinta regolatoria globale abbia una responsabilità non indifferente all’interno del trend del Bitcoin ma anche delle altre criptovalute
Se si pensa a paesi come la Russia o la Cina, in cui sia presente un ban permanente (nonostante in Russia la ricchezza cripto entri ugualmente tradotta legalmente in criptorublo ndr), allora non si può non accogliere con favore quanto affermato dal presidente di CBOE Global Market, in quanto appare palese che la chiusura di alcuni mercati dai volumi elevati in ambito fintech possa veicolare una flessione importante per tutto il comparto.
È pur vero che da quando la città del vento abbia inaugurato il mercato dei contratti futures, si sia più volte assistito a particolari movimenti di trend, il più spesso delle volte al ribasso.
È innegabile come una stabilizzazione del trend nakamotiano si avrà solamente quando la regolamentazione criptovalutaria troverà cittadinanza, determinando in un senso o nell’altro il reale valore del Bitcoin.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.