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Fintech: Cryptopia chiuderà i battenti -parte prima-

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: May 18, 2019, 11:45 GMT+00:00

L'exchange neozelandese in fase di liquidazione

Joe Lubin

La notizia circolava da qualche giorno, ora è tristemente confermata.

Cryptopia sia avvia alla fase di liquidazione.

L’importante exchange cripto neozelandese si trova a fare i conti con una situazione non più sostenibile, così come comunicato dalla società sul proprio sito il 15 maggio:

“David Ruscoe e Russell Moore di Grant Thornton Nuova Zelanda sono stati nominati ieri liquidatori di Cryptopia.

Nonostante gli sforzi del management di ridurre i costi e far tornare il business alla redditività, è stato deciso che la nomina di liquidatori fosse nel miglior interesse di clienti, staff e altri soggetti interessati.

I liquidatori sono focalizzati sulla messa in sicurezza degli asset a beneficio delle parti interessate.

Mentre hanno luogo questo processo e le investigazioni, il trading sull’exchange è sospeso.

Considerate le complessità del caso ci aspettiamo che le investigazioni durino mesi piuttosto che settimane.

I liquidatori stanno anche lavorando con esperti indipendenti e con autorità competenti riguardo alle obbligazioni della società”.

Il comunicato appare chiaro e senza ombre.

Quel che risulta interessante analizzare è cosa ci sia dietro una siffatta questione e che abbia portato un exchange di successo a una deriva inattesa.

Nel contempo, giova ricordare come Cryptopia sia stato bersaglio di un hacking a gennaio 2019.

Anzi, ben due, con il primo che ha fruttato 16 milioni di dollari, mentre il secondo ha sfruttato le falle lasciate aperte dal primo.

Tale attacco, le cui perdite inizialmente sono state stimate in 2,5 milioni di dollari, ha causato un alleggerimento di ben 8 volte superiore, giovandosi di movimenti atipici operati su 5.000 wallet, la cui manomissione non ha comunque significato il termine di operatività nei giorni seguenti.

Il secondo attacco ha avuto luogo due settimane dopo, con una situazione simile di mantenimento operativo dei wallet.

Il furto è stato illustrato al tempo da Max Galka, ceo di Elementus, la società di data science che per prima aveva lanciato l’allarme circa la manomissione dei wallet dell’exchange neozelandese.

Al riguardo, Galka illustra come il reato si sia consumato in maniera differente rispetto alla tipicità che caratterizzi queste azioni. Invece di una condotta posta in essere in maniera repentina e veloce, qui si è in presenza di operazioni sistematiche garantite dal fatto che la maggior parte delle valute digitali arrivasse per minatori la cui scelta remunerativa come forma di pagamento ha costituito la chiave di volta del processo criminoso.

Attaccare quindi un volume di denaro dalla facile prevedibilità e certezza specie, come già anticipato in calce, fregiandosi di falle aperte e bug vari presenti nel sistema.

Una situazione insostenibile che ha portato un epilogo negativo, nonostante gli sforzi profusi dalla società per sistemare il tutto.

Domani resoconteremo l’evoluzione di quanto accaduto e in divenire dentro Cryptopia.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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