Pubblicita'
Pubblicita'

Ethenea bacchetta l’Italia

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Jun 8, 2017, 08:58 GMT+00:00

Secondo il super fondo Ethenea il Bel Paese costituirebbe una realtà poco virtuosa in seno all’Unione Europea. Risulta utile soffermarsi su quanto

Ethenea bacchetta l’Italia

Secondo il super fondo Ethenea il Bel Paese costituirebbe una realtà poco virtuosa in seno all’Unione Europea.

Risulta utile soffermarsi su quanto affermato da Yves Longchamp, Head of Research di Ethenea Independent Investors (Schweiz) AG, che delinea un quadro alquanto critico dell’Italia, puntando il dito su “crescita debole, forte indebitamento, alto tasso di disoccupazione e bassa competitività”, rei, secondo il colletto bianco, di creare una “miscela pericolosa”.

Per illustrare meglio la portata del problema, Longchamp prende le mosse da considerazioni di sistema che confluiscono in un confronto severo: “Anche volendo prescindere dal suo sistema bancario, le dimensioni dell’economia italiana sono tali da mettere a rischio l’esistenza stessa dell’Eurozona. Con Germania, Francia e Spagna, l’Italia fa parte dei cosiddetti Big Four, che da soli rappresentano quasi il 75% del pil dell’unione monetaria (rispettivamente all’incirca il 30%, il 20%, il 10% e il 15%) e l’Italia è il più vulnerabile: il pil ha recuperato ben poco terreno dopo le due crisi, mentre il rapporto debito/pil rimane stabile e il tasso di disoccupazione strutturale resta elevato”.

Dati alla mano, è innegabile che il Bel Paese navighi a vista, come è altrettanto palese la sua responsabilità nei confronti dell’Europa, in un rapporto dare avere il cui ago della bilancia è difficilmente identificabile.

Fermo quanto detto sopra, non può non comprendersi la ratio del paragone tra l’Italia e la Germania, ravvisabile in una sperequazione economica evidente che per quanto si sia ridotta, continua a costituire un’annosa criticità in sede comunitaria, specie considerando come si sia in presenza di realtà totalmente differenti, ma rientranti nella medesima unione monetaria.

Sul punto, Longchamp: “Tra il 2000 e la grande crisi finanziaria del 2008, la competitività dell’Italia è peggiorata del 20%, mentre quella della Germania è migliorata del 10% e nel momento in cui si è verificata la crisi, il profondo divario in termini di competitività tra la Germania e i due paesi periferici, Italia e Spagna, pari a circa 30 punti percentuali in entrambi i casi, ha evidenziato con chiarezza la disomogeneità fondamentale e insostenibile in seno all’unione monetaria. Questo squilibrio è uno dei motivi alla radice della crisi dell’euro e della frammentazione del mercato dei titoli di Stato. Oggi il divario tra Italia e Germania si è ridotto al 20% (ma quello tra Spagna e Germania è all’8%) ed è un dato incoraggiante e preoccupante al tempo stesso, in quanto conferma il processo di convergenza in atto ma ne sottolinea la lentezza. Di questo passo, bisognerebbe attendere fino al 2037 perché la differenza in termini di competitività tra Germania e Italia torni ai livelli del 2000”.

In questa disamina comparatista vi è tutta la crisi italiana, la cui dimensione si evince chiaramente non tanto dal paragone con la realtà teutonica, quanto con quella spagnola, i cui 12 punti percentuale con la sempre virtuosa Germania tracciano un solco di credibilità cui il Bel Paese non può sottrarsi, contribuendo ad alimentare quel deficit di concorrenza multilivello che da tempo caratterizza il confronto tra l’Italia e il resto dell’eurozona.

Da questa considerazione emerge la chiosa conclusiva dell’analista svizzero, secondo cui “le riforme del mercato del lavoro sono essenziali per recuperare competitività, creare posti di lavoro e ridurre la disoccupazione, ma sono molto difficili da implementare”.

Da qui l’auspicio di Longchamp: “Sarà compito del prossimo primo ministro italiano assicurarne l’attuazione, il che sarà possibile soltanto con il supporto di una forte maggioranza parlamentare”.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

Pubblicita'