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Economia italiana tra analisi Fitch e rapporto Confindustria

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Oct 11, 2020, 07:23 UTC

L'Economia italiana tra l'analisi dell'agenzia di rating Fitch Ratings e il nuovo rapporto del Centro Studi di Confindustria: cosa ci aspetta?

economia italiana

Venerdì scorso, quando i mercati in Europa si avviavano alla chiusura, l’agenzia di rating Fitch Ratings pubblicava une serie di rapporti dedicati all’andamento economico di varie regioni del mondo tra cui l’Italia. Sabato invece il Centro Studi Confindustria ha pubblicato il Rapporto di previsione sull’economia italiana aggiornato ai dati raccolti durante l’estate.

Ebbene nessuno dei due documenti è tenero sul presente e in particolare sul futuro dell’economia italiana e il perché lo si può sintetizzare in una sola parola, il male italiano degli ultimi decenni è di non aver saputo e di non sapere cogliere il cambiamento in modo approfondito. Lo fanno solo alcuni, troppo pochi, mentre il resto perde le occasioni e poi magari espatria in cerca di facili soluzioni all’estero.

Ecco è forse l’occasione giusta, questa, per provare a cambiare davvero rotta dimostrando di essere italiani. Cioè persone che sanno inventare lavori nuovi e che sanno cogliere le opportunità dei tempi che vivono. Altrimenti? Espatrio, fallimento.

Cosa ci dice Fitch Ratings

Saltiamo la parte del documento che analizza i dati, quello lo potrai leggere con calma dopo. Ciò che l’agenzia dice agli italiani e in generale al sistema economico italiano, è la sua incapacità di cogliere le opportunità che gli vengono porte su di un piatto d’argento.

Si fa un gran parlare dei 209 miliardi di euro che il Next Generation EU (NGEU) metterà a disposizione dell’Italia, oltre ai 100 miliardi del SURE per tutti i 27 Stati membri e i miliardi di euro del MES.

Tuttavia Fitch analizza il fatto che l’Italia, dei soldi messi a nostra disposizione dal Fondo europeo per gli investimenti strutturali nel piano 2014 – 2020, ne ha usati solo il 40% gli altri sono rimasti non utilizzati.

Cioè, l’Italia tra il 2014 e il 2020 ha avuto dei soldi (miliardi di euro) da utilizzare per progetti strutturali di miglioramento delle infrastrutture di ogni genere, e non li ha utilizzati…

Fitch Ratings si domanda quindi se l’economia italiana sarà in grado effettivamente di usare i 209 miliardi di euro che eventualmente l’Europa gli metterà a disposizione tra il 2021 e il 2027.

Colpa della politica? Smettiamola, forse è colpa della mancanza di progettualità che affligge gli italiani negli ultimi 30 anni e oltre.

Rapporto di previsione sull’economia italiana

Qui veniamo al Rapporto di previsione sull’economia italiana realizzato dal Centro Studi Confindustria, il quale nel paragrafo dedicato alle policy per la crescita scrive:

“Dall’inizio degli anni Novanta a oggi, dopo ogni crisi negli ultimi 30 anni, l’Italia si è adagiata su ritmi di crescita man mano più modesti ed è l’unica grande economia in Europa a mostrare un profilo in tendenziale diminuzione: nei 30 anni tra 1991 e 2021 (stime della Commissione europea per il 2020-2021) il PIL italiano ha accumulato una distanza di 29 punti percentuali dalla Germania, 37 dalla Francia, 54 dalla Spagna. In termini di PIL pro-capite, con la crisi da COVID-19 l’Italia è tornata ai livelli di fine anni Ottanta.”

Una situazione del genere non la generano poche persone, ma è purtroppo frutto di una nazione che ha smesso di scommettere nel proprio futuro.

Purtroppo anche gli imprenditori si sono fermati, infatti, lo stesso rapporto afferma che ad approfittare degli incentivi riservati dal Piano Industria 4.0 dal 2017 a oggi sono state “in prevalenza piccole e medie imprese”, di cui “un terzo erano imprese appartenenti proprio alla parte più digitalmente arretrata del sistema produttivo, quella che appariva in ritardo anche rispetto all’adozione di tecnologie ICT più tradizionali.”

Cioè in Italia avevamo e abbiamo imprese che non avevano e non hanno mai investito neppure nelle tecnologie informatiche più tradizionali. Fermi a carta e penna?

Dove deve investire un investitore in uno scenario dell’economia italiana così? Speriamo per il meglio ovviamente.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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