Michael Hartnett e John Normand danno una nuova visione della tecnofinanza
La crescita e il successo del Bitcoin sarebbero inversamente proporzionali alla crescita economica globale.
Questo è quanto si evince da una recente intervista rilasciata da Michael Hartnett, Chief Investment Officer di Merrill Lynch, presso Business Insider.
Secondo Hartnett, l’interesse massivo mostrato da pubblico e investitori verso le criptovalute, in particolar modo il BTC, sarebbe da ascrivere a un particolare momento storico-economico, vale a dire la fase antecedente la recessione.
Il Cio di Merril Lynch è sicuro che questo trend d’investimento rappresenti un segnale di imminente recessione e motiva il proprio convincimento in maniera chiara e semplice, partendo da una premessa: la corsa all’acquisto di Bitcoin e simili è stata causata negli anni dal fatto che questo rappresentasse un “rifugio sicuro”.
Questo è quello che almeno rappresentava in principio, con tutto quello che ne è conseguito.
Proseguendo il ragionamento dalla premessa (di cui non è l’unico esponente), Hartnett modifica un po’ il tiro ed evidenzia quello che poi ha costituito il pattern motivazionale che giustificasse un’attenzione così elevata verso il BTC, vale a dire il quadro di riferimento.
Questo incubatore di investitori ha ammassato soggetti la cui molla fosse dovuta alla risposta verso uno schema ben delineato, che è quello proprio della maggior parte degli investitori Bitcoin, cioè approcciarsi a un investimento dal rischio elevato e verso una strategia d’investimento dal ritorno altrettanto elevato. Il tutto catalizzato dal precedente esperienziale dei bassi tassi d’interesse sui rendimenti dei bond ottenuti dal 2008, atavico fenomeno di intaccamento dei profitti.
In una situazione del genere, secondo Hartnett, la corsa verso la valuta nakamotiana trova un fondamento più che concreto.
In più, in risposta a quanto affermato sopra, prosegue il colletto bianco, gli investitori sono stati costretti ad adottare una strategia di trading molto più avida. Questo li ha probabilmente indotti a iniziare un trading aggressivo sulle criptovalute, mercati emergenti, nonché sul comparto corporate security, nella speranza di capitalizzare la successiva ascesa della prossima cripto.
Sviscerata la sistematica della questione, secondo Hartnett, il fenomeno potrebbe comunque proteggere da regressioni macroeconomiche.
Restando ferma la sua convinzione che l’investimento sulla fintech sia segnale di crisi economica, una scelta siffatta potrebbe costituire un sicuro investimento durante una simile fase, dal momento che il comparto tecnofinanziario seguirebbe dinamiche differenti da quelle dei mercati tradizionali, il cui rallentamento non toccherebbe le criptovalute che quindi garantirebbero una forma d’investimento differenziale.
Di uguale avviso un’altra eminente personalità finanziaria, John Normand, capo della divisione strategica dei cross-asset di JP Morgan.
L’alto dirigente della banca newyorchese espresse un parere simile prima di quest’anno, illustrando le peculiarità dell’investimento cripto in periodi di crollo del mercato tradizionale, aggiungendo un elemento ulteriore.
Secondo Normand, infatti, il prezzo del BTC acquisisce più senso in un contesto di “mercato distopico”.
Se da una parte l’affermazione di cui sopra appare di difficile collocazione logica, in realtà è approfondita e chiarita dallo stesso Normand, che illustra quanto segue: “Siamo stati a lungo scettici sul valore delle criptovalute nella maggior parte dei contesti, ma non in quello distopico, perché caratterizzato da una perdita di fiducia in tutte le principali riserve di asset (dollaro, euro, yen, oro) e nel sistema dei pagamenti”.
La disamina di cui sopra fotografa in maniera brillante il valore differenziale di una valuta digitale, conferendo una legittima veste non convenzionale alla fintech e assegnandole quel ruolo di stabilizzatore differenziale che molti le hanno assegnato.
Difficile dire se veramente il Bitcoin e la tecnofinanza nel suo complesso potranno mai fregiarsi di una simile funzione, ma uno spartiacque importante in tal senso sarà l’esito della guerra dei dazi tra Usa e Cina, importante contesto in cui sarà interessante osservare l’oscillazione del prezzo del Bitcoin e l’evoluzione degli investimenti in tal senso.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.