La colorita invettiva di uno dei maggiori esperti del Bitcoin ai custodial wallet e al sistema statunitense
È molto d’attualità il dibattito sui portafogli di sicurezza (custodial wallet) delle criptovalute: servizi di storage di valute digitali in cui un soggetto detiene la moneta virtuale per conto di un altro allo scopo di proteggere la stessa da attacchi hacker o furti.
Nel dettaglio, la chiave digitale per accedere al conto che controlli le criptovalute è conservata in server di società terze.
I pro di una simile scelta sono da ritrovarsi nella mancanza di necessità di custodire la chiave privata in maniera tradizionale o di sostenere una spesa per un hardware wallet, vale a dire un portafoglio BTC che immagazzini la valuta digitale proteggendo la password attraverso un complesso meccanismo di sicurezza.
Trattandosi di un vero e proprio contratto di custodia, il custode potrebbe essere più responsabile e meno affine a disattenzione o negligenza.
Da non sottovalutare neanche la necessità frequente di affidarsi a un custode in quanto conditio sine qua non per mettere le proprie valute in un exchange e cominciare a tradarle.
Di contro, un simile sistema non permette il controllo diretto dei propri soldi, in quanto presuppone l’affidamento al custode del compito di effettuare la transazione per conto dell’utente.
Il custode potrebbe sparire con i soldi custoditi.
Non c’è garanzia che si riceva denaro qualora vi sia un fork.
Ultimo, ma non meno importante: essendo i custodi detentori di grandi quantità di denaro, essi sono un bersaglio più appetibile per ladri e hacker.
Esaurita questa premessa, è possibile riportare il pensiero a riguardo di Andreas Antonopoulos, grande sostenitore della valuta nakamotiana e autore di Mastering Bitcoin, libro in cui prende posizione sull’universo cripto e le sue dinamiche.
In una recente intervista rilasciata a Q&A su Youtube, Antonopoulos risponde alla domanda se i custodial wallet e le banche Bitcoin possano minacciare i contributi diretti della qualità del Bitcoin.
La vicenda, circoscritta agli USA, afferisce gli hard money (=contributi diretti), vale a dire quelle somme di denaro destinate direttamente al candidato politico e quindi atte all’efficientamento della campagna elettorale.
Il quadro descritto dall’autore di Mastering Bitcoin appare grottesco, delineandosi qui critiche e affermazioni peculiari che sono riportate per delineare una vicenda discussa e paradossale.
Il celebre esperto del Bitcoin prende le mosse da un’affermazione inquietante, vale a dire che i custodial wallet presso cui sono detenuti BTC abbiano un potenziale nello stroncare l’abilità del governo di derubare i cittadini attraverso l’inflazione giustificandosi con la corruzione dei finanziamenti e delle guerre.
Antonopoulos ha dichiarato che è completamente incerto se può essere direttamente derubato se non attraverso l’inflazione.
Secondo Antonopoulos i servizi di custodia di criptovalute sono da considerare come un moderno schema di rapina bancario.
Così sul punto: “Un modo per farlo è impadronirsi di tutti quei Bitcoin detenuti nei conti presso custodial wallet, il che succederà in diversi stati. Quindi, di nuovo, dipenderà dai meccanismi approntati dai diversi stati, dal momento che le rapine bancarie ai giorni nostri si verificano nei modi più disparati rispetto a prima”.
L’autore lamenta come le rapine più riuscite al presente siano portate avanti da persone con licenza bancaria. Anche se questo non è considerato furto, dal momento che il soggetto agente prima ruba i soldi e poi legalizza i soldi rubati. Il che renderebbe vana ogni incriminazione.
Nella fattispecie, secondo Antonopoulos, questo è un “metodo di gran lunga migliore” di derubare una banca, specie se paragonato ai giorni precedenti in cui i ladri usavano mitra.
I toni coloriti e le metafore pindariche non ei esauriscono qui.
Il sostenitore del BTC aggiunge: “Essere regolatore nell’industria bancaria è anche meglio che avere una licenza bancaria. Se vuoi derubare una banca, essendo un banchiere centrale, si dice che l’Unione Europea ti permetta di derubare un intero Paese. Come quello che è accaduto in Grecia e a Cipro e di nuovo è molto meglio che usare una pistola perché hai giusto dieci milioni di persone in ostaggio”.
Anche qui, espressioni sui generis che denotano una ferma convinzione di Antonopoulos dell’esistenza di un sistema in qualche modo malato, per non dire peggio.
Antonopoulos parla inoltre dei rischi insiti nel sistema di custodia del Bitcoin, che è il risultato della centralizzazione e della concentrazione del potere. Afferma che il rischio sarebbe diventato “rischio sistemico” perché “quando si hanno sistemi di custodia (sicurezza) che le persone possono derubare, le stesse persone che hanno autorità su tali sistemi allora non hanno bisogno neanche dell’inflazione per farlo”.
In conclusione, l’esperto di criptovalute tende a eguagliare un sistema di sicurezza cripto a una metodologia di rapina di banche, passando per il governo Usa, l’inflazione, l’Unione Europea.
Il suo status di primo tra gli esperti di BTC gli fornisce quella credibilità per parlare della materia, tuttavia questa volta i suoi contenuti hanno veicolato dei messaggi che attireranno relazioni contrastanti.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.