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La Cina riparte e saluta tutti: PIL +4,9%. I prossimi passi

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Oct 19, 2020, 09:18 UTC

La Cina riparte e saluta tutti. Il PIL è a+4,9% nell'ultimo trimestre di rilevazione. Ecco i prossimi passi di un Paese che guarda al 2060.

Cina mercati indici

Nel terzo trimestre la Cina torna positiva mettendo a segno un +0,7% e abbandonando i trimestri bui in cui aveva fatto registrare il -6,8% di PIL. Tra luglio e settembre 2020 il PIL è cresciuto del +4,9%, dimostrando un andamento espansivo ben più marcato del precedente +3,2% del trimestre aprile-giugno.

La Cina riparte e saluta tutti, quindi, come rilevano i dati del National Bureau del paese, che presenta dati comunque inferiori rispetto a quanto si aspettavano gli economisti cinesi: +5,2% di rimbalzo del PIL. Un dato che si basava in particolare sulle stime del Wind Information, riporta la CNBC.

Per il Fondo monetario internazionale (FMI), invece, la Cina quest’anno riuscirà a portarsi a casa un PIL su base annua del +1,9%. Niente male se paragonato alla prospettata media europea del -7,5% o al -9,5% di PIL che si aspetta l’Italia.

Le criticità restano

Tuttavia le criticità restano, perché va ricordato che la Cina “corre” se le altre economie corrono. Le esportazioni cinesi rappresentano la parte più consistente del PIL nazionale, anche se la politica economica ora cerca di stimolare meglio e più anche la domanda interna per non dover dipendere eccessivamente dall’esterno.

Su questo aspetto dell’indipendenza è ciò che sta facendo soffrire di più la Cina anche sul piano della guerra commerciale con gli USA, poiché alcune tecnologie è costretta comunque a importare dall’estero e in particolare dagli USA.

Lo stesso National Bureau riconosce la criticità della situazione a livello internazionale a causa della ripresa dei contagi a livello internazionale, ma anche per il rischio di una ripresa in casa propria.

Sul lato interno, ancora, i problemi sono la disoccupazione aumentata che non aiutano certo a sostenere la domanda e i consumi interni. Le autorità dovranno quindi intervenire con maggiori investimenti pubblici per sostenere l’occupazione, che già prima della crisi si stava rivelando un problema, tanto che la Cina aveva stabilito un piano di investimenti proprio a favore dell’occupazione.

Da tenere in conto anche la lentezza della ripresa del settore terziario e dei servizi, che sono quelli che hanno sofferto di più e che ancora mostrano difficoltà nel riprendersi.

L’andamento delle Borse cinesi

I dati non hanno incoraggiato le Borse cinesi che sono quasi tutte in negativo. L’indice SSE Composite Index di Shanghai ha chiuso in negativo del -0,71%, mentre l’indice SZSE Component Index della Borsa di Shenzhen è passata in negativo del -0,82%.

L’indice Hang Seng della Borsa di Hong Kong, all’opposto, ha fatto registrare un positivo +0,64%.

La svolta green della Cina un investimento interessante

Guardando sul lungo periodo, va presa in considerazione la scelta della Cina di abbracciare la svolta green. Tema di cui Xi Jinping ha dibattuto anche in un vertice a distanza con l’Unione Europea di recente.

L’obiettivo della Cina è diventare carbon-neutral entro il 2060 e per raggiungere l’obiettivo, la prima nazione per consumi di energia derivante da fonti fossili, avrà bisogno di effettuare investimenti massicci nelle rinnovabili ad esempio.

Cosa significa? Che le società che operano nel settore delle energie rinnovabili hanno un potenziale di crescita consistente se la Cina concretamente realizzerà il suo progetto. Spazio nel paese asiatico ce né in abbondanza e gli investimenti potrebbero rivelarsi sul lungo periodo molto profittevoli.

Eolico e fotovoltaico sono al primo posto ovviamente, e la Cina ha in particolare nel fotovoltaico dei grandi produttori che esportano pannelli fotovoltaici anche all’estero.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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