Il Bitcoin ha conosciuto settimane movimentate. Dove settimane è chiaramente un eufemismo. Giova ricordare come la cripto nakamotiana abbia avuto balzi
Il Bitcoin ha conosciuto settimane movimentate.
Dove settimane è chiaramente un eufemismo.
Giova ricordare come la cripto nakamotiana abbia avuto balzi repentini arrivando a maturare più del 200% dopo aver seguito il trend discendente.
Senza dimenticare come abbia poi invertito di nuovo il proprio orientamento convertendo la propria rotta in un’ascesa arrivata fino a quota 12.000 dollari.
Nonostante le fluttuazioni della criptovaluta, molti dei suoi supporter hanno continuato a sostenere che il Bitcoin sarebbe diventato lo standard globale per gli scambi e la finanza.
Idea notevole se si considera come la divisa digitale abbia abituato a essere al centro di molteplici polemiche.
Il proponimento di cui sopra è condiviso comunque da Anthony Pompliano, cofondatore di Morgan Creek Digital Capital, che ha twittato: “Il Bitcoin diventerà la valuta di riserva globale. Questo è il motivo per cui siamo tutti qui. Ogni cosa perde importanza se paragonata a questa”.
L’argomento standard da cui prende le mosse la convinzione enunciata da Pompliano è da ricondursi al fatto che il BTC costituisca il momento 0 degli asset digitali e che la sua evoluzione sia espressione di una storia relativamente recente se comparata ad asset convenzionali come oro, fondi di varia natura e comparto immobiliare.
Per questo l’analisi di Pompliano non prende in esame la differente capitalizzazione del Bitcoin paragonata ad altre industrie, proprio perché 200 miliardi di dollari è una cifra esigua rispetto ai trilioni detenuti da altre industrie.
Questo però non deve ingannare sui margini della fintech: una capitalizzazione minore potrebbe avere un margine maggiore.
A tal proposito è utile prendere a esempio l’oro, il più grande rivale del Bitcoin, che detiene un valore globale di 7,5 trilioni e consta di una prevalenza sul mercato che si giustifica, oltre che con il valore intrinseco della commodity, con la grande integrazione con altri asset. Questo rende l’oro il bene rifugio per eccellenza, conferendogli una solidità difficilmente raggiungibile.
Una siffatta integrazione ha a riguardo qualunque cosa, variando dagli acquisti diretti del nobile metallo agli asset a questo appoggiati.
La disamina sull’oro, sul suo valore e sulle sue integrazioni aiuta a capire quanto queste siano fondamentali in un sistema di investimento che sia oggi diventato trasversale.
Secondo alcuni, un simile pattern può essere sfruttato anche dal Bitcoin. Sia in riferimento alle modalità (si parla in termini futuri), sia ancor di più a livello di correlazione tra criptovaluta e oro.
Per l’appunto, una recente analisi di Mati Greenspan, il senior market analyst di eToro ha mostrato che la citata correlazione tra il Bitcoin e l’oro sta diventando sempre più pronunciata tra le oscillazioni globali in finanza e politica.
Non è certo la prima volta che si registra una sensibilità non indifferente del Bitcoin a notizie di interesse globale. L’oro ha di certo una sensibilità diversa, ma la sua solidità rimane elemento peculiare a livello di investimento.
L’oro, a dispetto del suo maggior volume, ha conosciuto andamenti simili a quelli del BTC, con un fattore di correlazione pari a 0.22.
Greenspan ha parlato riguardo questo numero twittando: “Si, sebbene i numeri siano ancora piccoli, mi aspetto che verosimilmente cresceranno drasticamente nel giro di pochi anni”.
È chiaro come l’analista di eToro sia convinto che oscillazioni simili possano essere ricondotte a una sistematica che potrà essere tipizzata in futuro.
Opinione particolare e difficile da dimostrare nell’alveo di fattispecie obiettive. Rileva comunque come più di un esperto si senta di operare previsioni prospettiche che confermino la bontà dell’investimento sulla cripto nakamotiana.
Qui sembra opportuno ricordare che finché non si registrerà una regolamentazione globale del fenomeno, sarà arduo poter prevedere con un deciso margine di efficienza gli sviluppi futuri del comparto tecnofinanziario.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.