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Accordo sul commercio Usa – Cina, timido e con tante incognite

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Dec 16, 2019, 09:07 UTC

L'accordo sul commercio Usa – Cina, annunciato venerdì, non convince e viene considerato timido e con tante incognite, a partire dagli acquisti in agricoltura.

commercio Usa – Cina

Lo scorso venerdì Washington e Pechino hanno annunciato il raggiungimento di un primo accordo bilaterale sul commercio delle merci tra i due Paesi. Un accordo atteso da tempo e che ha portato su anche i mercati finanziari in questo inizio di settimana (SSE Index +1,78%). Ma l’accordo non convince pienamente e ha tutta l’aria di essere una tregua. Se volessimo leggerlo sotto il profilo della strategia politica, e volendo interpretare in questo caso quella di Trump, potremmo supporre che è il tentativo del presidente Usa di portare a casa un altro punto a favore da spendere nella campagna elettorale per le elezioni del 2020.

I punti non chiari di questo accordo preliminare sul commercio Usa – Cina, infatti, sono vari e il primo riguarda gli acquisti nel comparto agricoltura da parte della Cina.

Il mistero sui 16 miliardi di acquisti in agricoltura

Il Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti Robert Lighthizer, ha riferito che la Cina acquisterebbe 16 miliardi di dollari di beni agricoli annui, per i prossimi due anni (2020 – 2021). Ma come riporta Cnbc, questa cifra appare come non realistica e a confermare i dubbi la riluttanza nel fornire cifre da parte del portavoce cinese durante la conferenza stampa che annunciava il preaccordo.

Il comparto delle esportazioni agricole è cruciale per gli Usa. Secondo i dati del Dipartimento dell’agricoltura estera degli Usa, la Cina è passata da secondo maggiore esportatore di prodotti agricoli nel 2017, al quinto posto nel 2018 (9,2 miliardi di dollari di acquisti). Per gli agricoltori statunitensi un danno economico significativo.

Un primo accordo sul commercio Usa – Cina non ancora firmato

È bene sapere che quello di venerdì è stato solo un annuncio da parte degli Usa e della Cina, per ora la firma su questo accordo preliminare sul commercio tra le due potenze non c’è ancora.

I testi da 86 pagine devono essere prima tradotti, verificati da un punto di vista legale e solo allora si potrà passare a una firma.

La firma potrebbe essere apposta sul preaccordo nella prima settimana di gennaio 2020 secondo Reuters, ma le incognite non mancano. Cnbc, citando l’esperto di economia e commercio con la Cina Scott Kennedy, ha riferito che questo è il quinto preaccordo annunciato prematuramente e poi non più sottoscritto.

Quindi bisogna andare cauti e attendere che sia davvero firmato prima di poter dire che la guerra dei dazi tra Usa e Cina è sulla vera strada della risoluzione.

La strategia cinese

Se l’obiettivo politico di Trump è mostrare agli americani che lui ci sa fare e che è lui il presidente giusto per governare gli Usa nei prossimi quattro anni di mandato (da gennaio 2021), anche la Cina ha la sua strategia.

La Cina è da un anno che temporeggia nel tentativo di dilungare i tempi, per arrivare ad un accordo vero solo dopo le elezioni Usa del novembre 2020. Questo perché Xi Jinping spera di non doversi più trovare a negoziare con l’amministrazione Trump, ma con una amministrazione democratica, più vicina alla Cina.

E poi, la Cina il prossimo anno entrerà a far parte del Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), il quale sarà il più grande accordo commerciale mai siglato nella storia dell’umanità. Comprenderà l’Asean, il Giappone, la Cina e l’Australia tra le altre. Una mega area di libero scambio delle merci.

Il RCEP, se sarà firmato, dimostrerà che la strada giusta sono gli accordi negoziati senza tensioni e senza la minaccia di fare guerre, fossero anche solo commerciali.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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