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US SEC e i crypto token, mediazione cercasi

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Feb 9, 2020, 11:31 UTC

Lo US SEC e i crypto token, mediazione cercasi per non estinguere l'innovazione in un settore che vuole innovare la finanza e l'economia.

Cryptovalute Litecoin Bitcoin, Ethereum, Ripple

Diciamocelo francamente, al momento lo US SEC è un impedimento allo sviluppo dei crypto asset negli Stati Uniti d’America e di riflesso per gran parte del mondo occidentale data la sua influenza economico-finanziaria.

Negli USA, come in gran parte del pianeta, non esiste una legge che norma i crypto asset e i token crittografici ma è il Securities and Exchange Commission a dettare la linea di condotta. E la linea è semplice, devi registrare la tua proposta di token presso di noi SEC e sottostare a quanto noi stabiliamo altrimenti la tua proposta su suolo statunitense è illegale: tu sei una security e niente altro.

Il settore però vale miliardi e ICOBench ha calcolato che 5.700 progetti dal 2014 a oggi hanno raccolto almeno 27 miliardi di dollari (non sappiamo se al netto delle truffe però).

3 anni di scudo anti SEC

Al recente International Blockchain Congress di Chicago, la Commissaria SEC Hester Peirce (CryptoMom) ha rilanciato ancora una volta la sua proposta di un periodo di grazia di 3 anni per i nuovi progetti basati su token crittografici.

Un periodo in cui i team di sviluppo hanno il tempo di sviluppare l’idea e portarla a regime, prima di sottoporla a un processo di verifica e autorizzazione da parte del regolatore.

La commissaria Peirce parte da un dato essenziale. Spesso all’inizio un crypto token sembra possedere molto più le caratteristiche di una security, ma poi lungo il suo processo di sviluppo assume caratteristiche completamente altre.

Dato ciò, ecco che la CryptoMom per eccellenza vorrebbe che l’autorità per la quale lavora fosse un po’ meno rigida e desse il tempo a questa nuova categoria di progetti di nascere e di svilupparsi. Ovviamente non seguendo le regole dell’anarchia, ma un percorso di crescita che non deve più spaventare le capacità di innovare in questo settore da parte delle nuove generazioni.

Perché è di questo che stiamo parlando qui, di tarpare le ali alle nuove generazioni alle quali non si consente di innovare la società anche attraverso i crypto asset.

Se una Società non è più in grado di dare fiducia e si trincera dietro la paura facendola apparire come “tutela”, c’è davvero poca speranza per quella Società.

Un giudice estromette lo US SEC

Per quanto riguarda il caso della Telegram ICO che negli USA è sotto accusa come tante altre per non aver registrato l’offerta iniziale di crypto token presso lo US SEC, il giudice Kevin P. Castel ha chiesto un parere alla CFTC (Commodity Futures Trading Commission).

Il giudice Castel vuole sapere l’opinione della CFTC, che come noto ha mostrato una posizione meno intransigente nei confronti dei crypto asset.

Telegram sostiene che Gram è una commoditiy, ma per lo US SEC non può essere perché il valore di Gram dipende dalla capacità di Telegram di aumentare la domanda su di esso e quindi il valore.

Azioni, merce digitale, denaro… cosa sono le criptovalute?

Il problema è questo e forse resterà. Cosa sono le criptovalute e in generale i crypto asset? Denaro come l’euro? Azioni di una società o merce digitale come un sacco di caffè è una commodity fisica?

O tutte e tre le cose?

Il grattacapo è di quelli seri e di non facile soluzione. Ma è chiaro che se un crypto token viene costituito da un’azienda che lo utilizza per farci una raccolta di fondi per scopi di lucro (dammi 10 euro e in cambio ottieni 10 token), questo scambio si configura come una IPO se il token viene contestualmente tradato su di un mercato OTC. A maggior ragione se i possessori del token partecipano degli utili.

Se invece quel crypto token ha valore fisso (quindi non viene scambiato sugli exchange) ed è funzionale unicamente ad acquistare servizi forniti sulla piattaforma digitale, allora le cose cambiano.

Una soluzione che metta tutti d’accordo cercasi.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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