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I trader del mercato valutario analizzano le manovre dei tassi di interesse attuate dalle banche centrali

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Aug 11, 2016, 16:44 UTC

L'evento principale della mattinata di oggi è stato rappresentato dalla manovra del tasso di interesse da parte della Reserve Bank of New Zealand.

I trader del mercato valutario analizzano le manovre dei tassi di interesse attuate dalle banche centrali

L’evento principale della mattinata di oggi è stato rappresentato dalla manovra del tasso di interesse da parte della Reserve Bank of New Zealand. Coerentemente con le aspettative, la Rbnz ha tagliato il tasso principale di 25 punti base, portandolo al 2,0%.

La dichiarazione rilasciata dalla Rbnz afferma: “La crescita globale è inferiore alle aspettative, nonostante le eccezionali misure di politica monetaria espansiva. Diverse economie conservano una significativa capacità di surplus che, unita al basso prezzo delle materie prime, sta deprimendo l’inflazione globale. Da giugno, alcune banche centrali hanno adottato ulteriori misure espansive e i tassi di interesse di lungo periodo sono ai minimi storici. Le prospettive della crescita globale e delle materie prime rimangono incerte. Inoltre, il rischio politico è aumentato. Le deboli condizioni dell’economia globale  e i bassi tassi di interesse della Nuova Zelanda esercitano una pressione al rialzo sul tasso di cambio del dollaro neozelandese.

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Il kiwi ha guadagnato 60 punti per venire negoziato a quota 0,7273, prossima ai massimi annuali. I mercati si aspettavano la manovra della Rbnz da quando, nella scorsa settimana, la Reserve Bank of Australia aveva tagliato i tassi di 25 punti base, portandoli al 2,00%.

Nella mattinata di oggi, l’Aussie si è mantenuto stabile a quota 0,7711, prossima al margine superiore della gamma di oscillazione. La mossa è stata sostenuta dal deprezzamento del dollaro che, durante la sessione asiatica, ha toccato quota 95,59, rimanendo praticamente invariato. Il recente incremento dell’occupazione va a unirsi ai sempre più numerosi dati che suggeriscono come gli Stati Uniti possano resistere alla tempesta in cui si trova l’economia globale, con il rallentamento di Cina e Giappone, la volatilità provocata dalla Brexit in Europa e la debolezza degli altri sistemi economici.

I dati sull’occupazione potrebbero, inoltre, fornire alla Federal Reserve un motivo per riprendere la normalizzazione del tasso di interesse.

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Il deprezzamento sperimentato dal dollaro negli ultimi giorni ha fatto poco per sostenere l’economia giapponese, con la coppia USD/JPY che si è mossa in ribasso per toccare quota 101,28, prossima al margine inferiore della gamma di oscillazione. L’andamento del cambio ha pesato notevolmente su un’economia basata sulle esportazioni come quella del Giappone.  In una nota pubblicata nella tarda giornata di martedì, Boris Schlossberg, direttore amministrativo per la strategia del mercato valutario presso BK Asset Management, ha affermato che ol rinnovato apprezzamento dello yen sul dollaro ha posto un “serio dilemma” alle autorità di politica economica e monetaria del Giappone. Schlossberg sostiene: “La coppia ha perso gran parte dei guadagni ottenuti nelle precedenti tre settimane. Le autorità giapponesi potrebbero essere costrette a considerare ancora una volta misure di intervento, sebbene tutte le azioni precedenti si siano rivelate inutili.”

In Giappone, i titoli legati alle esportazioni soffrono dell’apprezzamento dello yen, che riduce i profitti conseguiti nei mercati esteri quando vengono convertiti in valuta nazionale. Le azioni di Toyota hanno chiuso in ribasso dell’1,88%, Nissan ha perso il 3,02% e Sony ha ceduto l’1,66%.

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Dopo il netto rilazo di mercoledì determinato dal deprezzamento del dollaro, l’euro ha perso qualche punto. In mattinata, la moneta unica europea è stata negoziata a quota 1,1163.

Nella giornata di mercoledì, un analista di Swissquote Bank ha dichiarato: “Al momento, le aspettative di un innalzamento dei tassi da parte della Fed a settembre si assestano ad un mero 26%. A nostro parere, ogni decisione dipenderà dai dati definitivi che verranno pubblicati prima del discorso di Yellen a Jackson Hole. In questo contesto, con la diffusione di altre letture, per esempio, i dati fortemente positivi sulle buste paga, pubblicati nella giornata di venerdì, perderanno parte della loro importanza. Appare, infatti, sempre più evidente che, al di là di alcuni settori strategici come il mercato immobiliare e quello del lavoro, l’economia degli Stati Uniti sta rallentando.”

Nella mattinata di oggi, la sterlina è rimasta invariata a quota 1,3011 contro il dollaro e a qutoa 0,8589 contro l’euro. Secondo Nigel Green, amministratore delegato di una delle più importanti società di consulenza finanziaria nel mondo, il piano della Banca d’Inghilterra per mettere al riparo l’economia del Regno Unito dalle conseguenze della Brexit è una pessima mossa per l’UE. Green ritiene che le misure di stimolo volte a evitare la recessione rilanciando la crescita nel Regno Unito avranno un impatto negativo sull’UE e, in particolare, sull’Eurozona. Da quando la Banca d’Inghilterra ha avviato il programma di allentamento quantitativo, la sterlina si è mossa in notevole ribasso. Gli investitori sono corsi a vendere titoli alla Banca d’Inghilterra da quando questa ha rinnovato il suo programma di acquisto di titoli per la prima volta in quasi quattro anni.

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