Il greggio WTI posta un calo dell'1.03% per attestarsi su quota 45,57$ al barile dopo aver registrato un rialzo dello 0,9% nella sessione di lunedì. I
Il greggio WTI posta un calo dell’1.03% per attestarsi su quota 45,57$ al barile dopo aver registrato un rialzo dello 0,9% nella sessione di lunedì. I dati sulle scorte degli Stati Uniti, previsti per mercoledì, dovrebbero mostrare un incremento di 4 milioni di barili per la scorsa settimana, numeri che potrebbero alimentare le preoccupazioni per un eccesso dell’offerta. L’Opec ha rivisto le sue previsioni per le forniture rivali del 2017, mostrando un incremento della produzione dei membri non appartenenti al gruppo, contrariamente alla riduzione precedentemente stimata. Tale scenario incrementa ulteriormente il persistente eccesso dell’offerta. I produttori si incontreranno ad Algeri a fine mese. Detto questo, ci sembra opportuno ricordare come il precedente tentativo proposto ad aprile non si è concluso a causa dell’Iran che, a seguito della revoca delle sanzioni occidentali avvenuta a gennaio, si é rifiutato di prendere parte alla riunione. Inoltre, ricordiamo come verso la fine del mese scorso la Nazione ha innescato un forte rialzo dei prezzi confermando la sua partecipazione alla riunione di settembre.
I recenti dati hanno mostrato come l’Ira stia raggiungendo i suoi livelli di produzioni pre-sanzioni più velocemente del previsto. Il Venezuela sta cercando disperatamente di aumentare la sua produzione, la Russia pompa greggio a livelli record e l’Iraq continua a aumentare le uscite. Tale scenario, combinato ad un incremento della produzione statunitense, potrebbe far saltare la possibilità di raggiungere un accordo nella prossima riunione. E’ altamente improbabile che qualcuno di questi paesi sia intenzionato a ripristinare o ridurre gli attuali livelli. Il Brent segue le orme del cugino WTI ed é scambiato a 47,90$.
Lunedì l’Opec ha dichiarato che la produzione di greggio dei membri non appartenenti al gruppo sembra essere destinata ad aumentare nel 2017, previsioni nettamente contrastanti con il calo precedentemente stimato. Nel suo rapporto mensile l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, ha detto che il Kazakistan, la Norvegia e la Gran Bretagna dovrebbero aumentare la produzione il prossimo anno. Questo significa che la produzione esterna al cartello dovrebbe registrare un incremento di 200.000 barili giornalieri contro il precedente ribasso di 150.000 barili giornalieri. tuttavia, la domanda globale di greggio dovrebbe continuare ad aumentare. Stando a quanto mostrato dal rapporto “I principali centri di crescita per il prossimo anno continueranno ad essere l’India, la Cina e gli Stati Uniti”.
I produttori hanno subito le conseguenze del calo dei prezzi del greggio degli ultimi due anni innescato da un incessante eccesso dell’offerta. A tale proposito, ci sembra opportuno ricordare come i prezzi siano scesi da circa 100$ al barile registrati verso la metà del 2014 a 30$ riportati all’inizio dell’anno, i minimi degli ultimi 13 anni.
Stando a quanto mostrato giovedì da un rapporto dell’Energy Information Administration la scorsa settimana le scorte di greggio degli Stati Uniti hanno postato un calo di 14,5 milioni di barili, registrando il più grande calo da gennaio del 1999.
Le importazioni sono diminuite del 21% poiché la tempesta tropicale Hermine si è spostata nel Golfo del Messico, interrompendo il trasporto e l’uscita. Il calo delle azioni e l’ascesa del dollaro statunitense ha pesato sui prezzi del greggio. Sempre la scorsa settimana, le importazioni sono scese a 7,07 milioni di barili giornalieri, postando il più grande ribasso da settembre del 2012; questi i numeri mostrati dall’EIA. Il tasso di funzionamento delle raffinerie è aumentato dello 0,9% raggiungendo una capacità di 93,7 punti in percentuale, i massimi da novembre del 2015. Solitamente, gli impianti riducono le operazioni verso la fine di agosto poiché termina il picco della stagione estiva che vede un forte incremento della domanda da parte dei guidatori.
Martedì i prezzi del greggio si muovono in ribasso ad inizio sessione sulla scia delle preoccupazioni riguardanti un aumento delle perforazioni statunitensi ed una presa di beneficio da parte degli investitori innescata dal rialzo dell’1% registrato nella sessione precedente. I dati cinesi hanno mostrato numeri più forti del previsto, tuttavia, non sono bastati per invertire le perdite sebbene siano riusciti a limitare il calo.