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La performance di palladio e platino mette in ombra quella dell’oro

Da
Barry Norman
Pubblicato: Aug 11, 2016, 06:50 GMT+00:00

Il calo del dollaro alimenta l'interesse nei confronti dei metalli e l’oro si muove pertanto in rialzo. Ora che le forti vendite di auto in Cina fanno

La performance di palladio e platino mette in ombra quella dell’oro

Il calo del dollaro alimenta l’interesse nei confronti dei metalli e l’oro si muove pertanto in rialzo. Ora che le forti vendite di auto in Cina fanno temere un’offerta insufficiente di materie prime utilizzate nella riduzione dell’inquinamento da veicoli, il palladio tocca il massimo annuale; guadagnano terreno anche rame e argento.

L’oro sale di quattro dollari a 1350,85, mentre l’argento guadagna 307 punti e si attesta a 20,157. Il rame sale di 22 punti a quota 2,172, ma a dare spettacolo è il platino, che guadagna oltre 22 $ salendo vertiginosamente a 1183,35, e il palladio, con un +23% da inizio trimestre, contro meno del 3% registrato sul mercato dell’oro; l’impennata è dovuta al miglioramento delle vendite di auto e ai segnali di riluttanza dall’economia USA. Il palladio è stato anche favorito dal rally dell’oro, verificatosi quando le banche centrali di tutto il mondo hanno tagliato i tassi di interessi per favorire la crescita. Dei bassi tassi di interesse sono quanto di meglio per i metalli preziosi, che non offrono rendimenti né dividendi.

Il dollaro cede terreno in corrispondenza di un mancato superamento del 50% da parte delle puntate su un aumento dei tassi di interesse negli USA, in una fase in cui le banche centrali globali ricorrono a misure di stimolo della crescita. Il presidente della FEd di Chicago Charles Evans ha recentemente sostenuto che per il 2016 potrebbe essere opportuno un singolo innalzamento dei tassi, in linea con le previsioni media delle membri della Banca centrale. Siamo ben lontani dalle dichiarazioni di inizio anno, quando venivano presi in considerazione ben quattro incrementi.
Secondo i dati diffusi dalla Commodity Futures Trading Commission, da inizio anno le puntate nette rialziste sull’oro hanno raggiunto i massimi livelli da 10 anni. Stando ai dati del World Trade Council, salgono anche i fondi ETF, con un aumento delle partecipazione ai massimi in tre anni toccato alla fine di giugno.

Il Financial Times riporta le dichiarazioni in riferimento ai bassi tassi di interesse del membro della Fed Jerome Powell.
“Sono più preoccupato di quanto non lo fossi in precedenza. La possibilità di andare incontro a un periodo di bassa crescita e di basso potenziale di crescita per un periodo prolungato – è questo a preoccuparmi più che in passato. Le previsioni economiche devono essere peggiori di quanto avevo pensato. Il tasso dei Fed Fund a lungo termine potrebbe scendere sotto il 3%. Secondo me, potrebbe scendere sotto”.
Un importante governatore della Fed ha quindi sostenuto che i tassi di interesse dovrebbero essere inferiori a quelli previsti nel lungo termine; nonostante i dati positivi sull’occupazione, i funzionari della Fed parlano di bassi tassi di interesse.
Il Wall Street Journal riporta una dichiarazione molto simile da parte di un altro Governatore della Fed. Secondo il WSJ, William Dudley avrebbe affermato che “se le previsioni economiche dovessero peggiorare spingendo altri paesi verso politiche monetarie più accomodanti, probabilmente – a parità di condizioni- il dollaro subirebbe un apprezzamento in riflesso alle aspettative per un calo dei tassi di rendimento globali rispetto ai tassi di interesse USA. In questo caso, gli Stati Uniti potrebbero dover modificare il percorso di politica monetaria. Se la Fed non dovesse provvedere in tal senso, l’apprezzamento del dollaro potrebbe portare a una stretta monetaria indesiderata”.
Gli osservatori della Fed prevedono che il 26 agosto possa risolversi su posizioni accomodanti. Duddley è molto vicino al presidente della Fed Janet Yellen, e si presume verranno ascoltati dal presidente prima del discorso. Prima dell’annuncio potremo conoscere i dati sull’indice dei prezzi al consumo e sul Pil, ma non crediamo che possano spingerla verso un orientamento una politica monetaria restrittiva. Se i dati sull’occupazione non sono bastati per farlo, nulla può.

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