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G7, Cina e nuovo equilibrio mondiale. Nuove rotte per investitori

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Fabio Carbone
Aggiornato: Jun 16, 2021, 09:06 UTC

Il G7, la Cina e il nuovo equilibrio mondiale da costruire, significa l'apertura di nuove rotte per gli investitori.

mercati Joe Biden, G7

Anche se con modi meno diplomatici e più “rozzi”, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump stava anticipando una rotta che ora il G7 della Cornovaglia intende portare avanti ma con maggiore diplomazia.

Di cosa parliamo? Del nuovo equilibrio mondiale da stabilire al tempo della digitalizzazione delle economie e della transizione energetica. Per fare tutto ciò è necessario che le economie cosiddette occidentali ritrovino una propria autonomia perduta a partire dagli anni 1990, quando, a seguito del crollo del Muro di Berlino, si diede per assodata la vittoria dell’Occidente sul comunismo sovietico e si permise alle imprese di avviarsi verso quel libero mercato globalizzato che ha permesso alla Cina di crescere in 30 anni. Ora la Cina è la seconda potenza mondiale e lo è grazie a quella politica occidentale, con il risultato che il potere economico si è spostato ad oriente e di conseguenza siamo un po’ tutti più dipendenti ed anche poveri di lavoro.

Chip dipendenti dalla Cina

Vedasi la penuria di chip che ha colpito tutti a partire dal primo lockdown del 2020 e che non accenna a diminuire per la difficoltà produttiva e logistica. L’Economia del Corriere riporta che gli Stati Uniti d’America sono passati da una quota di mercato del 37% al 12% nella produzione di chip.

Oggi il mondo dipende da Taiwan, dove Tsmc produce il 92% dei semiconduttori necessari al mondo intero. Proprio quella Taiwan che la Cina non riconosce come uno Stato indipendente e che vorrebbe sottomettere: negli ultimi anni il governo cinese ha vietato l’importazione delle ananas taiwanesi che sono per gli agricoltori locali l’unico mercato di sbocco.

La guerra dei chip non è secondaria in un mondo che si proietta verso l’efficienza energetica e la digitalizzazione. Entrambi gli obiettivi hanno bisogno di tecnologie all’avanguardia e di chip altamente specializzati che produce in grande quantità più la Cina che il resto del mondo.

Bisogna invertire la rotta e l’impianto di Agrate (Monza) della Stm va in questa direzione. Si tratta di un nuovo impianto per la produzione di wafer di silicio da 300 millimetri, il cui progetto è iniziato nel 2018 ed ora si avvia alle fasi conclusive.

Riportare la produzione in locale

L’impianto di Agrate costa 1,6 miliardi di euro, ma è indispensabile all’Europa se si vuole tornare indipendenti. Anche questa è resilienza.

Da qui parte il G7 per una più stretta collaborazione tra USA ed Europa, per riportare in locale determinate produzioni di alto livello ingegneristico. Biden ci mette 50 miliardi di dollari per le nuove tecnologie. Arrivano quindi nuovi investimenti.

I metalli rari e preziosi

I metalli rari sono diventati più preziosi dell’oro e questo perché servono all’industria tecnologica. Molti di essi servono anche per condurre il mondo fuori dall’emergenza climatica, ed è chiaro che ora servono a tutti.

Risulta che gran parte di essi sono però dominati dalla Cina, la quale è presente lungo l’intera filiera con proprie società o capitali anche in nazioni straniere: Congo, Zambia.

Ecco, l’occidente forse si è accorto di quanto ha ceduto alla Cina e ora si riorganizza per provare a riprendersi un po’ di quello che gli apparteneva.

Un nuovo equilibrio mondiale, ma anche nuove opportunità di investimento in Europa ed USA.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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