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Stellantis, ricavi I trimestre 37 mld €. Produzione semiconduttori preoccupa

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: May 5, 2021, 09:22 UTC

Stellantis ottima con i ricavi del primo trimestre a 37 miliardi di €. Ora la produzione dei semiconduttori preoccupa, ma è anche una opportunità.

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In questo articolo:

Il colosso dell’automotive mondiale Stellantis (STLA) ha presentato i dati delle trimestrali e sono decisamente incoraggianti. Il primo trimestre di Stellantis segna ricavi pari a 37 miliardi di euro (+14%) come valore aggregato.

Sono 1,447 milioni le unità vendute dal gruppo e 34,3 miliardi di euro i ricavi se si escludono quelli di Fca dall’1 al 16 gennaio 2021, periodo in cui la fusione con Psa non era ancora effettiva.

I dati consolidati dicono anche che il numero totale di unità vendute dal primo di gennaio sono 1.567.000, pari al +11%.

Il titolo Stellantis guadagna il +2,82% al momento alla Borsa di Milano, con un prezzo di 14,28 euro ad azione.

Le maggiori vendite sono dovute al Nord America, e all’Europa allargata. La fiducia ritrovata dal gruppo, in un momento in cui l’automotive vive varie difficoltà dovute alla pandemia, consentono a Stellantis di confermare gli obiettivi fissati per il 2021. Cosa che non ha potuto fare Ferrari (RACE), che ha fatto slittare gli obiettivi di quest’anno al 2022 causando un crollo in borsa del -7,3% attuale.

Il problema semiconduttori per Stellantis

A Melfi gli operai hanno dovuto incrociare le braccia per mancanza di componentistica elettronica. In generale il gruppo Stellantis è stato costretto a produrre 190 mila vetture in meno a causa della carenza di chip per le sue auto.

Una situazione che nel secondo trimestre dell’anno potrebbe aggravarsi, ed è per questo che si studiano soluzioni alternative.

Intanto Stellantis ha confermato la presentazione al pubblico della nuova Jeep Grand Wagoneer e la nuova generazione della Jeep Grand Cherokee per il secondo e il terzo trimestre del 2021 rispettivamente.

La produzione delle vetture è iniziata, ed anche la Opel Mokka tornerà presto dopo che la vettura era uscita di produzione nel 2019.

Semiconduttori come il petrolio

Il problema dei semiconduttori va avanti da un anno ormai, e cioè da quando la pandemia ha fatto esplodere la vendita di computer e allo stesso tempo ha causato non pochi problemi nella produzione per rispettare le norme sanitarie negli stabilimenti.

Ma i semiconduttori sono anche una enorme opportunità per gli investitori, perché si stima che le vendite globali potrebbero aumentare a mille miliardi di dollari entro il 2030, dai 450 miliardi di USD del 2019.

Una nuova domanda che richiederà la realizzazione di nuovi impianti produttivi delocalizzati e non più concentrati in Cina, a seguito della guerra fredda montante tra Cina e USA.

La Taiwan Semiconductor Manufacturing (TSM), tra i maggiori produttori globali, ha preventivato la nascita di nuovi impianti, uno dei quali da realizzare in Arizona (USA) entro il 2023 e altri in Europa. La previsione di investimento è di 100 miliardi di dollari entro il 2023.

E mentre TSM produce l’80% di semiconduttori per società come Qualcomm, Broadcom, Apple, la società statunitense Intel preventiva un investimento da 20 miliardi di dollari in due nuovi impianti sempre in Arizona.

Ma anche Samsung Electronics non sta a guardare e ipotizza la costruzione di un impianto da 17 miliardi di dollari di investimento, questa volta in Texas (USA).

Resta però un dubbio. Davvero le società vorranno riportare in patria (negli USA) la produzione dei semiconduttori? Il costo dei chip sarà molto più alto e il rischio di una concorrenza cinese e sudcoreana che sviluppano attività di marketing aggressive, potrebbe far fallire gli investimenti negli USA.

E tutto per la guerra fredda tra Cina e USA.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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