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Dopo le dichiarazioni dai toni da colomba di Brainard, la Fed entra in silenzio stampa

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Sep 13, 2016, 08:26 UTC

La Fed è entrata in silenzio stampa: nessuna dichiarazione, nessun commento, nessun suggerimento verrà fornito dai membri della banca centrale degli Stati

Dopo le dichiarazioni dai toni da colomba di Brainard, la Fed entra in silenzio stampa

La Fed è entrata in silenzio stampa: nessuna dichiarazione, nessun commento, nessun suggerimento verrà fornito dai membri della banca centrale degli Stati Uniti fino alla loro riunione, prevista per la prossima settimana. L’ultimo intervento è stato quello del governatore della Federal Reserve, Lael Brainard, dichiaratosi contrario a un innalzamento dei tassi prematuro. Simili affermazioni si differenziano da quelle di molti altri membri della Fed che, ultimamente, hanno tutti assunto posizioni da falco.

Nella giornata di giovedì, a seguito delle dichiarazioni di Brainard, il dollaro si è mosso in ribasso, ma, nella mattinata di martedì, ha invertito la tendenza per virare al rialzo. Il dollaro viene negoziato a quota 95,29. Le affermazioni di Brainard paiono aver aiutato Wall Street a recuperare le forti perdite subite nella giornata di venerdì. In tale occasioni, l’ondata di vendite è stata provocata dalle dichiarazioni di Eric Rosengren, il presidente della Fed di Boston. Rosengren parlò di una potenziale necessità di un “graduale innalzamento” dei tassi, portando le borse a perdere il 2%.

Nella giornata di martedì, i mercati sono rimasti ostaggio delle ipotesi sui tassi di interesse negli Stati Uniti. Le dichiarazioni dai toni da colomba di Brainard sono servite da ulteriore stimolo alla ridda di previsioni. Attualmente, gli analisti ritengono un innalzamento dei tassi di interesse negli Stati Uniti durante la prossima settimana meno probabile.

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I mercati asiatici non paiono seguire questi indizi: Aussie e kiwi si muovono in ribasso, prestando scarsa attenzione all’andamento del dollaro e ai dati sulla Cina, migliori delle aspettative. L’Aussie ha perso lo 0,70%, scendendo a quota 0,7511, mentre il kiwi ha ceduto lo 0,61% per venire negoziato a quota 0,7305. In Cina, nel mese di agosto, la produzione industriale e le vendite al dettaglio sono aumentate, risultando entrambe superiori alla attese, così fornendo un segnale incoraggiante per la seconda potenza economica mondiale. Secondo i dati del governo, pubblicati nella giornata di martedì, la produzione industriale della Cina è aumentata del 6,3% su base annuale, più del 6,0% registrato a luglio e più della previsione del 6,2%. Ad agosto, le vendite al dettaglio, un indicatore fondamentale della spesa per i consumi, sono salite al 10,6%, superando le aspettative e il date del mese precedente.

Il governo di Pechino sta tentando di ristrutturare l’economia, portandola da un sistema basato sulla spesa per investimenti e sulle esportazioni a uno mosso dalla domanda di consumi. Tuttavia, la transizione si è dimostrata difficile e la crescita del Pil ha rallentato. Per il partito comunista cinese, il mantenimento della crescita è una priorità strategica per evitare il rischio di disordini provocati dalla disoccupazione. Inoltre, il PCC rivendica il miglioramento del tenore di vita negli ultimi decenni come legittimazione del proprio governo.

Nella giornata di oggi, il sentimento de  mercato dovrebbe essere sostenuto dai dati sulla Cina, che hanno sorpreso la maggior parte degli investitori.

Lo yen è al centro dell’attenzione, dato che la Banca del Giappone non ha fornito alcuna indicazione sulla riunione che terrà nella prossima settimana. Molti ritengono che il massiccio programma di stimolo abbia esaurito tutti i titoli che passibili di acquisto. Il programma della Banca del Giappone si confronta con quello della Banca Centrale Europea, che ha recentemente introdotto l’acquisto di titoli delle imprese.

Nella mattinata di martedì, il JPY viene negoziato a quota 101,87. Dall’inizio dell’anno, lo yen si è costantemente mosso in rialzo, facendo dubitare gli investitori dell’efficacia della politica monetaria attuata dalla Banca del Giappone negli ultimi anni nell’aumentare l’inflazione. Prima della riunione della banca centrale nipponica, che si svolgerà negli stessi giorni di quella della Fed, la valuta nipponica dovrebbe oscillare tra quota 100 e quota 103. 

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Come annunciato a luglio, la Banca del Giappone dovrebbe rilevare l’esito della valutazione complessiva della propria politica monetaria. Secondo diversi soggetti del mercato, il documento mostrerà la preferenza della banca centrale nipponica per una più ripida curva dei rendimenti al fine di attutire le conseguenze negative che i tassi di interesse negativi stanno avendo sulle banche. Molti ritengono, invece, che la Banca el Giappone si limiterà ad annunciare le linee generali delle prossime misure espansive, senza introdurre modifiche rilevanti all’attuale politica monetaria come, ad esempio, un ulteriore taglio dei tassi di interesse.

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