Gli indici di Wall Street hanno fluttuato durante l’intera sessione di ieri prima di chiudere lievemente in rialzo mentre i mercati vivevano con una certa
Il Dow Jones ha chiuso a 18106 dopo aver ceduto 7 punti; lo S&P a 2105 (-2 punti) e il NASDAQ a 5008 (-3).
Il dollaro Usa si è deprezzato fino a 97,80 a causa dell’ultima serie di dati economici e agli interventi di alcuni funzionari Fed, per nulla convinti di dover intervenire con tempestività sui tassi. Gli indicatori relativi ai nuovi cantieri a scopo abitativo, ai permessi edilizi e i dati occupazionali statunitensi si sono infatti rivelati inferiori alle attese. A marzo l’apertura di nuovi cantieri ha mancato le aspettative ed esteso una serie negativa che lascia pensare come l’economia Usa faticherà non poco ad accelerare dopo il tiepido avvio del primo trimestre 2015.
Il presidente Fed di Atlanta Dennis Lockhart ha detto che gli ultimi e “confusi” dati economici statunitensi lo stanno convincendo circa la necessità di rimandare l’intervento sui tassi previsto per giugno. Lockhart ha poi aggiunto di esser fiducioso circa le capacità di crescita dell’economia a stelle e strisce.
L’euro si è deprezzato contro il dollaro per via degli ultimi timori legati al debito di Atene. Ieri l’Autorità di statistica greca ha ammesso che nel 2014 lo stato delle finanze pubbliche del paese ellenico era peggiore di quanto inizialmente previsto, alimentando le paure per un default greco già durante questa primavera se il governo Tsipras non riuscirà a trovare un accordo con i suoi creditori per nuovi finanziamenti. Oggi l’euro è riuscito a recuperare parte delle sue ultime perdite dopo la pubblicazione dei dati economici Usa di ieri, tornando a crescere nel corso della sessione asiatica; è ora negoziato a 1,0773. La sterlina britannica si è invece portata a 1,4961 dollari dal precedente 1,4845. In crescita anche il dollaro australiano, passato a 0,7815 da 0,7681 dollari.
Il biglietto verde è scambiato a 118,85 yen, in ribasso rispetto ai 118,91 di ieri; ha perso anche contro il franco svizzero, flettendo a 0,9550 da 0,9642, e contro il dollaro canadese, toccando quota 1,2167 da 1,2307. Il dollaro neozelandese si è invece mosso in ribasso per essere negoziato a 0,7658 a causa delle ultime notizie relative alle mosse della banca centrale della Nuova Zelanda. Pur essendo già intervenuto sui mercati valutari nel corso dello scorso agosto, l’istituto sembra infatti esitare di fronte alla prospettiva di ricorrere nuovamente alle sue riserve per modificare il tasso di cambio stante la debolezza relativa delle principali economie globali, come quella australiana ed europee. Fino a questo momento, il dollaro neozelandese ha stampato record su record contro i più deboli dollaro australiano ed euro, arrestando la sua caduta contro il dollaro Usa mentre gli investitori rimandavano nel tempo le proprie aspettative circa il primo intervento Fed sui tassi dopo gli ultimi insoddisfacenti dati economici Usa. Il governatore della Reserve Bank Graeme Wheeler, che ha portato il suo istituto ad adottare la stance neutrale degli ultimi mesi e a disporre di un tasso d’interesse superiore a quello delle altre principali economie globali, ha detto a più riprese che il Kiwi è ingiustificatamente troppo forte.