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Conti correnti Google a partire dal 2020. Il motore di ricerca evolve

Da:
Fabio Carbone

I conti correnti Google saranno disponibili a partire dal 2020. Il motore di ricerca evolve abbracciando i servizi finanziari.

conti correnti Google

Google Pay non basta più, in Alphabet Inc. si pensa in grande e dal 2020 arriveranno i conti correnti Google in collaborazione con Citigroup e una piccola società spin-off dell’Università di Stanford. Il servizio si chiamerà semplicemente ‘Cache’ e non sarà una banca autonoma di Google, ma un servizio fornito in collaborazione con il gruppo bancario Citigroup per l’appunto.

Un conto corrente Google, ma powered by… Dal punto di vista concettuale e commerciale niente di nuovo, dal momento che altri settori, come quello delle telecomunicazioni, da anni sono invasi da una galassia di operatori telefonici virtuali, alcuni dei quali legati a gruppi bancari o postali (vedasi l’operatore virtuale Poste Italiane).

Certamente una mezza novità, dal momento che anche il marketplace di Jeff Bezos sta tentando il salto di qualità e vorrebbe andare oltre Amazon Pay, fornendo conti correnti ai clienti. In questo caso in ottica commerciale B2B, e principalmente rivolti ai clienti business che vendono sulla sua piattaforma, se riuscisse a fornire loro anche il conto corrente oltre che la piattaforma e la logistica, ‘l’abbraccio di Amazon’ intorno a tali clienti sarebbe quasi ‘perfetto’.

E poi c’è Facebook con il suo progetto Libra, il tentativo di creare una moneta digitale globale che però ha incontrato grandi ostacoli lungo il cammino e che potrebbe non nascere mai o in forma molto ridotta.

Google Cache dal 2020 il conto corrente Alphabet Inc.

Alphabet Inc. lavorerà a stretto contatto con le banche, queste le parole dell’executive di Google quindi niente Banca Google, ma un servizio finanziario attraverso cui stringere ancor di più a sé i clienti business in particolare.

Google Cache, infatti, potrebbe essere il conto corrente ‘ideale’ per gli advertiser e i publisher che lavorano con i servizi pubblicitari Google. In particolare i publisher, riceverebbero i loro compensi direttamente sul conto corrente Google. Un vantaggio per i publisher? Forse più per Google, che così continuerebbe a gestire quei fondi.

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Le informazioni finanziarie sono una commodity

Alphabet Inc., Facebook Inc., Apple, e la stessa Amazon, hanno compreso che l’asset più importante al mondo sono i dati. Google vi ha costruito l’impero digitale che oggi conosciamo grazie alla raccolta dati, e poter gestire i dati finanziari dei clienti (seppur nel rispetto delle normative vigenti in ogni singolo stato a tutela degli utenti) sarebbe un passo ulteriore.

Certo, Google Pay già gestisce i dati finanziari degli utilizzatori del servizio, ma solo relativamente agli acquisti che gli utenti fanno attraverso questo strumento di pagamento. Invece gestendo i conti correnti degli utenti, Google potrà avere molti più dati a disposizione.

A cosa gli serviranno? Per proporre nuovi prodotti digitali, servizi e orientare i consumi dei clienti.

In fondo è su questo che si basa il commercio, sul convincere il cliente ad acquistare e oggi, grazie alla digitalizzazione, i comportamenti degli utenti sono catalogati e classificati per proporgli prodotti e servizi tagliati su misura.

I clienti adotteranno Google cache?

Non sarà semplice convincere le persone a utilizzare Google Cache, perché il conto corrente è appunto qualcosa di molto sensibile e prezioso per ciascuno di noi.

Ma è anche vero che le nuove generazioni, nate sotto ‘l’era’ del motore di ricerca più usato al mondo, sono diventate familiari con il simpatico marchio colorato. Questo bacino di utenti potrebbe essere quello che gli porterà il numero maggiore di clienti.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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