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Brexit, Londra nel caos: un milione in piazza per il nuovo referendum

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Mar 24, 2019, 09:51 UTC

Un milione di persone in piazza a Londra per dire a Theresa May: “Vogliamo un altro referendum sulla Brexit”. Un milione di persone sfilano sventolando le

Brexit

Un milione di persone in piazza a Londra per dire a Theresa May: “Vogliamo un altro referendum sulla Brexit”. Un milione di persone sfilano sventolando le bandierine blu con le dodici stelle al centro; sono i Remain, quelli che voterebbero no alla Brexit in un secondo referendum che nel Regno Unito viene richiesto a gran voce.

La petizione lanciata dall’accademica in pensione Margaret Georgiadou (e per questo minacciata di morte via telefono e Facebook), ha raccolto fino ad ora 4 milioni e 852 mila firme per chiedere al governo inglese di revocare l’articolo 50 del Trattato europeo per restare nell’UE.

Ne sarebbero bastati 100 mila di voti per obbligare il parlamento UK a discutere della petizione “Revoke Article 50”. Con una raccolta di firme così massiccia, la petizione assume una valenza politica enorme. Infatti, quale politico vorrà ignorare la richiesta di milioni di inglesi, sapendo che le votazioni politiche non sono poi così lontane?

No Brexit, Revoke Article 50

Un milione per dire no Brexit, remain

Un milione di persone in piazza a Londra per dire no Brexit, ma remain, restiamo in Europa. Secondo le statistiche riportate dai quotidiani, una manifestazione così imponente non si vedeva dai tempi delle proteste contro la seconda guerra in Iraq del 2003.

Culmine della manifestazione Parliament Square, la piazza di fronte al palazzo di Westminster dove la politica UK si è dimostrata incerta, incapace di decidere e forse anche impaurita di fronte alle incertezze che il futuro fuori dall’UE prospetta.

Una piazza piena di politici comunque, sono i favorevoli al remain in UE. Alla “Marcia per il voto della gente” hanno preso la parola il vicesegretario dei laburisti Tom Watson, il liberaldemocratico Vince Cable, il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon e il sindaco di Londra no Brexit Sadiq Khan.

Khan è da sempre contrario all’uscita dall’Unione Europea, subito dopo l’esito referendario del giugno 2016 affermò che Londra sarebbe comunque rimasta una metropoli aperta e inclusiva.

Anche gli industriali prendono la parola, ma a distanza. Richard Branson pubblica una lettera in cui chiede che sia ridata alla gente la possibilità di votare.

 

Brexit. Un nuovo referendum forse l’unica via d’uscita

Theresa May è all’angolo scrivono i giornali. Nei giorni scorsi i capi di stato e di governo europei, al termine di cinque ore di accese discussioni, hanno concesso al Regno Unito un prolungamento dei tempi. La data d’uscita, prevista per il 29 marzo, slitta al 22 maggio, ma non un giorno in più.

Due mesi per trovare nuove soluzioni, ma quali?

  • Il parlamento britannico ha bocciato per ben due volte l’accordo tra la May in rappresentanza del Regno Unito e l’Unione Europea.
  • Lo stesso parlamento britannico ha poi rifiutato di uscire dall’UE senza un accordo, mostrandosi quindi contraria al no-deal.

Un grande sconcerto, dentro e fuori dal Regno Unito per un governo che non sa cosa vuole.

Adesso il governo UK deve riprovare ad ottenere un sì all’accordo May-UE dal parlamento, ma a quanto pare non si può ripresentare lo stesso testo per la terza volta, se non ci sono modifiche sostanziali al testo stesso.

I tentativi rimasti

Ora tocca alla responsabilità collettiva del parlamento inglese decidere le sorti storiche del Regno Unito, entrato a far parte dell’Unione Europea l’1 gennaio 1973.

Il parlamento britannico deve prendere possesso dell’agenda sul voto della Brexit esautorando la May, per poi scegliere quale proposta alternativa possa essere la più giusta:

  1. Ritorno alle urne per nuove elezioni politiche.
  2. Un secondo referendum: No Brexit, Sì Brexit.

Tutto entro il 22 maggio. L’UE dovrà forse rivedere questa data e concedere più tempo al Regno Unito, al suo popolo.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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