I mercati statunitensi hanno chiuso la giornata di giovedì in forte rialzo, spinti dall'aumento del prezzo del greggio. Wall Street ha chiuso a nuovi
I mercati statunitensi hanno chiuso la giornata di giovedì in forte rialzo, spinti dall’aumento del prezzo del greggio. Wall Street ha chiuso a nuovi massimi, sostenuta dai risultati migliori delle aspettative di molti dei grandi magazzini degli Stati Uniti. In Europa, il Ftse ha chiuso al massimo degli ultimi quattordici mesi, superando quota 6900. Una serie di dati su fusioni e acquisizioni hanno contribuito a forti acquisti, provocando una chiusura nettamente positiva. Altri indici europei, come il Dax e il Cac, hanno chiuso in rialzo.
Nella mattinata di oggi, i mercati asiatici si sono mossi in rialzo, con il Nikkei che, sostenuto dal deprezzamento dello yen e nell’attesa dei dati sul Pil che verranno pubblicati nella giornata di lunedì, ha guadagnato lo 0,7%. Spinto in rialzo dai dati sulla produzione industriale della Cina, che hanno segnato il 6% a fronte del 6,2%, l’indice della Borsa di Shanghai è salito dello 0,13%.
Il prezzo del petrolio è aumentato con il rialzo dell’indice del dollaro, che è salito dello 0,05%. Nella settimana conclusasi il 6 agosto, le prime richieste di sussidio di disoccupazione, sono diminuite di 1000 a 266000. Il dato è inferiore alla soglia di 300000 da 75 settimane consecutive, il periodo più lungo dal 1970. Nella giornata di oggi, verranno pubblicate le letture sulle vendite al dettaglio e sull’indice dei prezzi alla produzione degli Stati Uniti.
Nella mattinata di oggi, sia il kiwi sia l’Aussie hanno ceduto una parte dei loro recenti guadagni a seguito della delusione per i dati sulla produzione industriale in Cina. Tuttavia, entrambe le valute sono rimaste prossime al margine superiore della propria gamma di oscillazione, reagendo debolmente al taglio dei tassi attutato dalla Rba e dalla Rbnz.
Il taglio dei tassi della scorsa settimana non ha funzionato nel modo auspicato dalla Rba. Il dollaro australiano si assesta a circa 77 centesimi e si muove in rialzo. Secondo The Australian Financial Review, l’Aussie potrebbe superare gli 80 centesimi di dollaro e tale apprezzamento potrebbe pesare su diversi titoli dell’Asx.
L’obiettivo del taglio dei tassi, portati dalla Rba al minimo storico dell’1,5% è migliorare le condizioni delle imprese e rilanciare il tasso di crescita. La decisione è stata presa a seguito di una serie di dati deludenti sull’inflazione, pubblicati dall’Ufficio Australiano di Statistica nel mese di luglio.
Ulteriore obiettivo della manovra del tasso di interesse era influire sull’andamento del dollaro australiano, provocandone il ribasso. Sebbene la valuta abbia effettivamente subito un deprezzamento, subito dopo la pubblicazione della decisione della Rba, questo è stato soltanto di lieve entità. Da allora in poi, il dollaro australiano si è mosso in forte rialzo e viene attualmente negoziato a 76,75 centesimi di dollaro statunitense.
Un dollaro australiano deprezzato è considerato positivo per gli importatori netti (per esempio, venditori al dettaglio che acquistano la maggior parte dei loro prodotti da fornitori esteri) così come per i turisti.
Tuttavia, tale deprezzamento ha l’effetto opposto per gli esportatori netti, poiché i loro prodotti divengono meno competitivi sui mercati internazionali. In altre parole, gli acquirenti stranieri trovano i prodotti prezzati in dollari australiani più cari.
Il kiwi ha raggiunto quota 0,7206, mentre l’Aussie si assesta su quota 0,7688, ben lontano dal cambio auspicato dalla Rba, ossia quota 0,75.
Il governo non condivide la valutazione e la metodologia impiegata per calcolare i profitti delle imprese. Secondo Tetsuro Sukiyaki, membro dell’Ufficio per la Ricerca del governo, è improbabile che, nel 2014, l’economia seguisse un andamento tanto positivo come quello dell’anno precedente. Si deve, infatti, considerare che, nel 2013, il principale motore di crescita è stato rappresentato dagli acquisti precedenti l’aumento delle imposte.