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9 Giorni dall’Invasione dell’Ucraina: Tutte le Conseguenze per l’Economia Russa

Da:
Alberto Ferrante
Pubblicato: Mar 4, 2022, 14:23 UTC

L'economia russa si avvicina a grossi passi a un collasso senza precedenti negli ultimi decenni, a causa delle misure prese di concerto da molti Paesi del mondo contro l'assalto all'Ucraina.

russia economia russa

È trascorsa oltre una settimana dall’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, che con lo scopo di “demilitarizzare e denazificare” il Paese ha deciso di lanciare un’offensiva su più città, Kiev inclusa, con un monito alle altre potenze mondiali.

“Chiunque tenti di ostacolarci dovrebbe sapere che la risposta della Russia sarà immediata e porterà a conseguenze mai sperimentate nella vostra storia”.

Con queste parole, il leader russo dichiarava apertamente di essere pronto a estendere gli orizzonti della sua offensiva in caso di rappresaglia da parte della NATO.

Una risposta univoca non si è fatta però attendere sul piano economico (anche da Paesi insospettabili come Svizzera o Finlandia) e adesso la Russia si trova ad affrontare, a meno di dieci giorni di distanza dall’offensiva in Ucraina, una serie di misure devastanti per la sua economia, che saranno brevemente riassunte in questo approfondimento.

Il ban della Russia dal sistema SWIFT e le sue conseguenze

Appena due giorni dopo l’attacco, il 26 Febbraio 2022, l’UE e gli USA hanno deciso di escludere la Russia dal sistema SWIFT, un circuito globale di pagamenti bancari utilizzato per effettuare transazioni dal valore di diversi trilioni di dollari al giorno.

Questa decisione, definita come “l’opzione nucleare” del sistema sanzionatorio, comporterebbe di fatto l’esclusione dell’intero Paese da questo sistema di transazioni.

Tuttavia, al momento la decisione è stata quella di applicare l’esclusione solo ad alcune realtà finanziarie russe.

Ad ogni modo, questa sanzione potrebbe recare danni economici senz’altro rilevanti, costringendo la Russia a tornare a sistemi di transazione più obsoleti e non così standardizzati come lo SWIFT.

Sebbene le conseguenze siano concretamente incalcolabili, si segnala che nel 2019 il ban (in quel caso integrale) dell’Iran dal sistema SWIFT comportò rapidamente un calo del 30% degli affari con l’estero, che finì per riflettersi pesantemente sul PIL.

Il blocco delle riserve russe

Una misura discussa più recentemente ma ancor più impattante (poiché non aggirabile) è invece quella del blocco delle riserve russe.

Diversi Paesi del mondo, UE in testa, stanno infatti colpendo la Banca Centrale russa rendendo inaccessibili le sue riserve (che valgono circa un terzo del PIL russo) in giro per il mondo.

Precisamente, prima dell’attacco in Ucraina, la Russia vantava circa 640 miliardi di dollari di riserve, mentre il Fondo sovrano russo ammontava a circa 190 miliardi di dollari. Questo cuscinetto, necessario a contrastare il primissimo impatto della guerra sul rublo, risulta adesso inaccessibile.

La conseguenza è stata immediata: la divisa russa si è trovata a perdere molto più di quanto inizialmente prevedibile, arrivando a cedere circa il 30% dai massimi di quest’anno.

Sanzioni agli intimi di Putin, disinvestimenti e controlli per le esportazioni

Le sanzioni hanno coinvolto anche diversi nomi collegati al Presidente Putin, come Aleksandr Bortnikov, presidente del Servizio di Sicurezza Federale e il figlio che presiede il board di VTB.

Target dell’occidente sono stati anche gli oligarchi russi, con lo scopo, evidentemente, di creare una frattura nei loro rapporti con il Presidente. A tal proposito, secondo le più recenti informazioni riportate, i miliardari russi avrebbero già perso oltre 126 miliardi di dollari in questi ultimi giorni.

Sul fronte delle esportazioni, invece, una misura “accessoria” vede il divieto, a molte compagnie statunitensi, di esportare equipaggiamento tecnologico in Russia, ad esempio microchips.

In questo caso, il divieto è volto a rallentare l’avanzata dell’offensiva russa, incidendo sul comparto della Difesa, dall’aeronautica alla marina.

Occorre infatti evidenziare che la maggior parte delle importazioni russe di microchip proviene dalla Cina, ma riguarda i settori “civili” più disparati, mentre per scopi bellici l’aggressore è ancora strettamente vincolato alle tecnologie statunitensi.

Le conseguenze stimate per la Russia: rublo crollato, debito spazzatura e contrazione del PIL

Calcolare l’impatto sull’economia delle attuali sanzioni imposte alla Russia risulta attualmente impossibile, soprattutto se si considerano tutte le misure satelliti volte a indebolire in altra maniera l’offensiva di Putin e isolarne la figura.

Per l’elevato grado di coordinamento tra le varie potenze coinvolte nel pacchetto di sanzioni e per il loro livello di novità, è però chiaro che le misure siano in grado di affossare l’economia russa già nel breve termine.

Secondo numerosi analisti, l’impatto potrebbe quantificarsi in un calo del PIL russo compreso tra il -3% e il -5%. Altri, ipotizzano invece una contrazione a doppia cifra, soprattutto considerando eventuali altre misure in cantiere, volte a limitare i commerci russi con l’estero, o il disinvestimento in progetti di investimento russi.

Il parere più recente è quello di JP Morgan, secondo cui la Russia potrebbe andare incontro a un collasso della sua economia ancor più grave di quello osservato in occasione del default del debito, nel 1998. In numeri, la contrazione del PIL sarebbe del -7%, contro un -9% circa ipotizzato invece, sempre in queste ore, da Bloomberg.
Ad ogni modo, gli analisti sono concordi nel ritenere che l’economia russa corre verso una profonda recessione.

Intanto, oggi pomeriggio il dollaro USA vale oltre 110 rubli e il debito russo è stato declassato da Moody’s, da Baa3 a B3, mentre l’agenzia S&P Global ha rimosso la valutazione BBB, facendo scivolare il rating a “spazzatura”.

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Sull'Autore

Dopo la laurea in Economia Aziendale a Catania inizia a scrivere per diverse testate, prevalentemente di cultura, tecnologia ed economia. Con stretto riferimento alla collaborazione con FX Empire, iniziata nell’Aprile del 2018, ha curato una rubrica su analisi di premarket in Europa, prima di concentrarsi su analisi tecnica di materie prime, cambi valutari e criptovalute.

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