Dopo essere sceso nella fascia inferiore della gamma di oscillazione dei 40 $ in virtù di un aumento delle scorte e della produzione, il WTI chiude la
Dopo essere sceso nella fascia inferiore della gamma di oscillazione dei 40 $ in virtù di un aumento delle scorte e della produzione, il WTI chiude la settimana a 41,45; il Brent si attesta a 43,36 $ il barile. Unica nota positiva per il mercato del petrolio il calo del dollaro USA, che in settimana lascia sul terreno il 2%. La scorsa settimana è stata molto volatile, con un crollo del prezzo provocato da un ritorno dell’avversione al rischio, ma nel corso della sessione gli umori del mercato hanno subito una forte oscillazione e gli investitori sono tornati a interessarsi agli investimenti ad alto rischio, con il prezzo dei future sul petrolio in rialzo in scia a quello delle azioni. Mentre lo S&P’s 500 toccava un massimo intraday record, anche il prezzo del petrolio effettuava un rimbalzo finendo con una sessione pomeridiana trascorsa in rialzo dell’1% circa, con una chiusura a 41,60 $ il barile.
Nonostante il rialzo di venerdì, la performance settimanale e mensile é molto deludente. Questa settimana i future sul WTI maggiormente contrattati sono scesi di quasi il 6%, mentre nel mese di luglio si registra una flessione del 14%.
L’impennata di venerdì si è inoltre verificata a dispetto di un ulteriore incremento settimanale nell’attività di trivellazione negli Stati Uniti. Secondo Baker Hughes, il numero di piattaforme petrolifere operative sarebbe salito di tre unità raggiungendo le 374 piattaforme, archiviando il quinto incremento settimanale consecutivo.
L’inversione sul mercato del petrolio verificatasi nel corso della sessione di venerdì potrebbe essere imputabile ad azioni di copertura short; gli investitori infatti sono tornati ad interessarsi alla commodity in seguito al crollo ai minimi di aprile verificatosi a inizio sessione. Siamo in questo momento nel bel mezzo della stagione del picco di domanda di petrolio, una stagione per ora piuttosto deludente.