Durante la sessione di mercoledì 7 settembre, il prezzo del petrolio è aumentato, mentre si discute sempre più dei negoziati sul congelamento della produzione. Nella giornata del 6 settembre, nel corso di un incontro con il segretario generale dell’Opec, Mohammed Barkindo, il ministro del Petrolio dell’Iran, Bijan Zanganeh, ha dichiarato che appoggerà misure di stabilizzazione del prezzo del petrolio a 50-60$ al barile. Tale affermazione ha contribuito al rialzo del prezzo del greggio.
Il mercato attende l’incontro tra i paesi produttori e consumatori previsto per il 26-28 settembre in Algeria. Nel frattempo, aumentano le ipotesi sui negoziati. Il mercato è, poi, in attesa dei dati sulle scorte di greggio dell’American Petroleum Institute (Api), la cui pubblicazione era prevista per la giornata del 7 settembre.
“Rimane da vedere se questa minaccia, già tanto spesso dimostratasi vuota in passato, sarà sufficiente a spaventare le vendite short.” L’Iran ha annunciato che collaborerà alla limitazione della produzione soltanto se gli altra paesi esportatori riconosceranno il suo diritto a riporta la sua quota di mercato ai livelli precedenti all’imposizione della sanziono internazionali sul programma nucleare, abrogate ormai diversi mesi fa.
Gli analisti di Citi sostengono che il coinvolgimento dell’Iran rappresenta un fattore determinante per la decisione dell’Opec, aggiungendo che un accordo difficilmente produrrebbe effetti sugli equilibri del mercato. Nel breve periodo, il deprezzamento del dollaro, provocato dai deludenti dati sull’economia degli Stati Uniti, potrebbe sostenere il prezzo del petrolio, poiché gli investitori non statunitensi possono approfittare di una materia prima relativamente poco costosa, in quanto denominata in USD. Secondo i trader, il greggio degli Stati Uniti è stato spinto in rialzo dai dati pubblicati da Genscape, che hanno mostrato una riduzione di circa 700000 barili nell’ultima settimana presso il deposito di Cushing in Oklahoma, centro di consegna dei contratti future sul Wti.
