Da oltre 2 anni non si vedono a Wall Street correzioni superiori al 10% e quindi ormai la mente degli investitori è assuefatta dalla bassa volatilità
Da oltre 2 anni non si vedono a Wall Street correzioni superiori al 10% e quindi ormai la mente degli investitori è assuefatta dalla bassa volatilità stupendosi (o chiamando il crash) quando il mercato prende fiato dopo una corsa che l’aveva riportato, per l’ennesima volta, sui massimi storici.
Questa settimana molta curiosità ruota attorno alla pubblicazione dei verbale del FOMC del 16-17 settembre, minute dalle quali potrebbero emergere novità più sostanziali circa la volontà della Banca Centrale americana di alzare o meno i tassi ad inizio 2015.
OCCHIO ALLA BANK OF ENGLAND
Dopo un meeting Bce piuttosto incolore relativamente alle attese, Draghi tornerà a parlare davanti ad un pubblico il 9 ottobre a Washington. Sarà l’ennesima occasione per ribadire la sua volontà di contrastare deflazione e credit crunch con misure non convenzionali, ma al tempo stesso, lontano dall’Europa, potrebbe togliersi qualche sasso dalla scarpa circa le politiche economiche adottate dai partner politici del Vecchio Continente.
Sempre in settimana attenzione ai dati tedeschi di ordini di fabbrica (6 ottobre) e produzione industriale (7 ottobre).
La vera attenzione va però rivolta alla Gran Bretagna dove il 9 ottobre la Bank of England deciderà sui tassi di interesse; probabilmente non ci saranno variazioni nei tassi, ma la conferenza stampa successiva potrebbe cominciare a fornire date ipotetiche del primo rialzo dei tassi di un paese occidentale ora che anche il rischio secessione scozzese si è dileguato.
Il cambio EurGbp ha già scontato questo scenario e come si vede dal grafico è ritornato ai minimi da luglio 2012, mese dell’entrata a gamba tesa sul mercato di Mario Draghi per salvare l’Euro. Ipotizzare da qui un rimbalzo non appare poi così improbabile.
NOTIZIE DA ORIENTE
Il meeting della Bank of Japan del 7 ottobre nella stessa giornata in cui anche l’Australia deciderà sui tassi potrebbe dare volatilità alle rispettive valute Yen e Aud. Su questa seconda torneremo, mentre sul Giappone attenzione anche al dato di deficit delle partite correnti e bilancia commerciale del 8 ottobre.
TRADE DELLA SETTIMANA
Tornando all’Australia, oltre alla decisione sui tassi di interesse che probabilmente rimarranno invariati, attenzione anche la dato sulla disoccupazione australiana che verrà pubblicata il 9 ottobre.
Il cambio AudUsd è arrivato ad uno snodo critico. Come si vede dal grafico infatti la caduta della valuta ha superato il 7% in un mese arrivando esattamente su quel livello di 0.8660 che ha contraddistinto i minimi di gennaio 2014. Questo livello è critico anche perché qui tutto il bull market cominciato nel 2000 è ritracciato al 38.2%, quindi uno sfondamento verso il basso sarebbe un segnale pessimo che spingerebbe l’Aussie verso 0.80. Ovvia l’associazione che viene poi fatta tra oro e cambio. Se sovrapponiamo oro e AudUsd vediamo infatti come anche il metallo giallo è arrivato a ridosso di un supporto di assoluto rilievo (1180) con la stessa forma grafica accumulata da AudUsd negli ultimi mesi. Quindi attenzione ai movimenti di entrambi per capire il futuro di questi asset.
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