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USD Coin (USDC) stablecoin non poi così trasparente, meglio USDT?

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Jul 7, 2021, 08:20 UTC

USD Coin (USDC) lo stablecoin di Circle e di Jeremy Allaire non è poi così trasparente a quanto pare, sarà meglio affidarsi a USDT?

usd coin (USDC)

Si racconta a più riprese della mancanza di trasparenza degli stablecoin ed in particolare di Tether USD (USDT). Ci si domanda se davvero le società abbiano stivato in qualche banca dollari corrispondenti al numero di token di volta in volta emessi.

Tra queste USD Coin (USDC) di Jeremy Allaire, il Ceo di Circle, veniva sponsorizzata come lo stablecoin più trasparente sul mercato. Come fa notare Coindesk, però, le cose non stanno proprio così.

Se infatti è vero che USDC ha sin dall’inizio sempre pubblicato gli audit condotti da società esterne per attestare che ad ogni USDC corrisponde 1 USD conservato in una banca, dallo scorso anno qualcosa è accaduto.

USD Coin (USDC) e gli investimenti (a rischio?)

Coindesk fa notare che Circle prende i dollari legati agli USDC distribuiti al mercato e li investe.

Fino a poco prima della crisi finanziaria scatenata dalla pandemia i fondi venivano investiti in strumenti a breve termine privi di rischio, da cui Circle ci guadagnava l’1,5%.

Poi il crollo dei mercati finanziari ha sconvolto le carte sul tavolo e questo tasso di interesse è crollato allo 0%, costringendo Circle ad un cambio di scenario.

Da qui la decisione di investire i fondi in “investimenti approvati” più rischiosi. Questo significa che i fondi dei clienti dello stablecoin USD Coin non sono solo presso banche statunitensi assicurate a livello federale, ma sono stati dirottati anche in attività finanziarie rischiose.

Da 400 milioni a 25 miliardi

C’è un altro fattore da analizzare e riguarda l’aumento degli USDC circolanti. Ad inizio 2020 la quantità di stablecoin circolante a livello globale si attestava sui 400 milioni di dollari corrispondenti, oggi siamo giunti a 25,77 miliardi di USD Coin: tutto in meno di un anno.

Al netto del fatto che ci si potrebbe domandare da dove arrivino tutti questi fondi, e se siano soldi di Circle o di clienti della società, c’è un’altra domanda da porsi. Ora quanta porzione di questi fondi sono stati investiti in strumenti di investimento più rischiosi?

Certamente a rischio maggiore, in finanza, corrisponde maggiore possibilità di guadagno, ma se si osa troppo o si sbagliano gli investimenti tutti sappiamo che gli investimenti più rischiosi fanno perdere anche di più.

Cosa consentono le leggi statunitensi

Circle ha ottenuto licenze individuali in 44 Stati degli USA come società che offre servizio di trasferimento di denaro.

Tali società hanno la facoltà di investire, ma solo in un certo tipo di investimenti permessi dalle normative statali, che però variano.

In alcuni Stati esiste una lista di investimenti permessi e nei quali le società con questo tipo di licenza possono investire i propri fondi e quelli dei clienti.

In Texas, ad esempio, i fondi dei clienti possono essere investiti solo in conti di deposito e in certificati di deposito presso una banca federale assicurata. Oppure possono essere investiti nel debito pubblico governativo o in fondi di investimento che investono in titoli di Stato.

Ma in molti altri Stati non esiste una lista predefinita di strumenti finanziari e vi è libertà assoluta. Quindi Circle potrebbe avere investito in titoli azionari della Borsa di New York, o del Nasdaq, in ETF, o in altri strumenti derivati ben più rischiosi.

Bottom line

Circle nel 2019 era proprietaria dell’exchange di criptovalute Poloniex, il quale in una operazione rimasta oscura perse 1800 bitcoin dei suoi clienti (giugno 2019). Pochi mesi dopo Circle annunciò di avere venduto Poloniex a investitori asiatici mai bene precisati, che cambiarono il nome della società e ne trasferirono la sede al di fuori degli Stati Uniti.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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