Dall'incontro fra i due leader dipendono le sorti di alcuni scenari mondiali, fra cui è inclusa anche la NATO e la UE
Mancano ormai poche ore allo storico incontro ad Helsinki fra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ed il Presidente Russo Vladimir Putin. Il perché i due leader si incontrino proprio nella capitale della Finlandia è ben spiegato in questa video-storia pubblicata su Bloomberg e della quale indichiamo i punti cruciali:
Nonostante questo però c’è chi sostiene che l’incontro poteva tranquillamente tenersi a Roma, in Italia, oppure a Vienna, ma che poi ad una seconda riflessione, la scelta di Roma o di Vienna era parsa troppo rivelatrice dell’interesse di Putin e di Trump a sostenere due governi occidentali ostili agli obiettivi di integrazione politica dell’Unione europea. Partiti e personalità presenti nei due governi, vengono considerati punti di congiunzione degli interessi strategici della destra americana e di quelli russi. La collaborazione anche finanziaria con il partito di “Russia Unita” e gli interessi filo-russi di alcuni esponenti austriaci nell’area dei Balcani, sono elementi di un disegno strategico che si estende oltre il Mediterraneo, fino al Medio Oriente. Un equilibrio influenzato anche dal fatto che i governi austriaco e italiano stanno trattando insieme al ministro degli Interni tedesco – le cui posizioni sono più vicine a Vienna e Roma che non a Berlino – sul controllo militare del Mediterraneo e sulla collaborazione con i Paesi della sponda meridionale.
I leader delle due superpotenze potrebbero, secondo alcuni esperti, già avere due interessi comuni nei confronti dell’Europa:
Il presidente americano infatti ha manifestato più volte la sua ammirazione per Putin così come ha ribadito in più occasioni che l’Ue è stata creata unicamente per sfruttare gli Stati Uniti.
D’altronde sentimenti e giudizi anti-UE sono radicati negli ambienti conservatori d’oltreoceano. In pratica Trump sta attuando ciò che la destra neoconservatrice americana più nazionalista aveva auspicato durante il primo mandato di George W. Bush quando si parlò apertamente di «Eurominaccia». Dopo il crollo dell’URSS certe divergenze avevano già creato tensioni nei rapporti transatlantici. Ma fu la guerra in Iraq a causare la frattura poiché Francia e Germania presero le distanze dall’intervento militare statunitense, mentre in Europa si moltiplicavano le manifestazioni di antiamericanismo. In alcuni ambienti neoconservatori il disprezzo per l’Ue e le istituzioni multilaterali giunse a un punto tale che, nel 2003, qualcuno propose di sostituirle con una triade fra Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia.
Il punto è che Trump sta scardinando gli assunti di leadership globale, alleanze e istituzioni internazionali promossi dagli Stati Uniti nel secondo dopoguerra su cui si è retto sinora l’ordine mondiale. La sua visione è un distopico ritorno al passato con rapporti regolati dalla supremazia dell’hard power. Mentre le stesse tensioni con gli europei sembrano agevolare Mosca nelle sue mire per riaffermare l’influenza russa sui Balcani e sugli Stati Baltici. Per realizzare tutto ciò occorre che l’Ue si disarticoli: un obiettivo questo comune a Trump e a Putin.
Dal comportamento di Donald Trump durante il vertice NATO a Bruxelles e l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin dipende il ripristino della leadership globale degli Stati Uniti. Lo ha dichiarato l’ex portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland.
L’unità della NATO e le successive “trattative decisive” con Putin dimostrano l’impegno di Washington a schierarsi con gli alleati e opporre resistenza al “rivale strategico”, scrive la Nuland in un articolo sul New York Times. In caso contrario, continua, Trump “sprecherà inutilmente” il potere e l’influenza degli Stati Uniti, “offendendo e dividendo” i partner, ma “non risparmierà lodi e regali per autocrate che intende minare la democrazia e la posizione globale” degli Stati Uniti.
La Nuland crede pure che l’incontro tra Trump e Putin sia “atteso da tempo”, poiché i due paesi hanno problemi. Ella nota che se Trump userà il vertice NATO per dare un segnale a Mosca, lo farà “a nome di una dozzina di paesi liberi, non solo dell’America”.
La crescita del bilancio della NATO a 14,4 miliardi di dollari e la creazione di due nuovi comandi militari potrebbero rafforzare la posizione di Trump a Helsinki. Ma questa carta vincente potrebbe essere sprecata se Trump continuerà a definire gli alleati “inutili spugne di cui l’America non ha bisogno”.
Secondo la Nuland, Putin, che beneficia di qualsiasi disaccordo nella NATO, ha bisogno di soldi per il successo dell’incontro. È sicura che le operazioni militari e le sanzioni abbiano portato la Russia sull’orlo della bancarotta, e ora “Putin ha bisogno di più dagli Stati Uniti e dall’Occidente”, e non viceversa.
Trump può restituire grandezza alla diplomazia americana se mostrerà Putin che normali relazioni con noi gioveranno al comportamento civile della Russia in tutto il mondo. L’alternativa — il crollo della NATO e l’accoglienza dei segnali di Putin — indebolirà l’America, e Trump sarà il perdente della grande competizione di potere, che lui stesso ha proclamato
Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.